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Le lettere inedite di Charles de Foucauld e quell’ansia di lasciare l’esercito per abbracciare Dio

VISCOUNT CHARLES DE FOUCAULD
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/12/18
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La castità, il confessionale, i corsi di religione. Così è avvenuta la conversione dell’intellettuale francese

1885, sud dell’Algeria e della Tunisia. Sono le ultime battute da militare del beato Charles de Foucauld. Il sottotenente, a 27 anni, dopo la missione nel Nord-Africa, avverte che l’esercito non ha posto nel suo futuro. Ha sempre più il desiderio di tornare in Francia per riappropriarsi degli affetti (temporaneamente) perduti. In questo contesto anche la lontananza dalla fede, maturata sopratutto dopo la chiamata alle armi, inizia a vacillare.

Pierre Sourisseau in “Charles de Foucauld” (Effatà editrice) una serie di lettere che testimoniano il turbamento interiore di Charles e la voglia di cambiare vita.

La “Misericordia di Dio”

A Nazareth nel novembre 1897, rileggendo il suo passato, Charles vede nella sua sistemazione a Parigi, all’inizio del 1886, dei segni della «Misericordia di Dio»:

«Mi donaste una vita di studi seri, e una vita oscura, un’esistenza solitaria e povera… Il mio cuore e il mio spirito restavano lontano da Voi, tuttavia vivevo in un’atmosfera meno viziata: non erano la luce e il bene, ben lontano, ma non era più un fango così profondo né un male così odioso… il posto si liberava un po’… Avevate infranto gli ostacoli, ammorbidito l’anima, e preparato la terra bruciandovi le spine e i cespugli… Per forza di cose, mi obbligaste a essere casto, e presto, avendomi alla fine dell’inverno 86 riportato nella mia famiglia a Parigi, la castità mi divenne una dolcezza e un bisogno del cuore» (Ritiro a Nazareth, 8 novembre 1897, in La dernière place, cit., pp. 111 e 114).



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La scoperta della castità

Dopo la missione militare in Marocco e Nord Africa sboccia «la castità» come «dolcezza» e «bisogno del cuore». L’obbligo, per la tutela, di un’esistenza nella sobrietà, le prove e i pericoli dei viaggi, forse le delusioni e i dispiaceri d’amore, gli interventi familiari nei suoi progetti futuri, le marce nel deserto, il trasloco e il nuovo ambiente, «la forza di queste cose», tutto, ripercorso vivamente nella sua sensibilità, ha favorito la scoperta interiore della castità, non dapprima come una virtù, ma soprattutto come uno stato di vita.



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La “dolcezza”

Charles prende atto che questa «dolcezza» lo tiene lontano dalla Parigi mondana. D’ora in poi, le presenze femminili della zia, e delle cugine Marie e Catherine, sono benefiche per lui, trovando, forse, presso di loro un legame con la figura materna scomparsa da più di vent’anni. L’ambiente dove va a vivere durante i suoi quattro anni a Parigi illuminerà il suo cammino di conversione cominciato oscuramente, e a poco a poco il suo futuro si preciserà.

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PD

La lettera a Marie

Avendo ritrovato i suoi libri, rivede dei titoli conosciuti ma, lasciando da parte le opere leggere, si interessa agli autori che favoriscono la sua riflessione sulle grandi questioni del destino umano. Una festa familiare, il 20 maggio 1886, giorno dell’Ascensione, sembra averlo segnato e su di essa ritornerà dieci anni più tardi nelle sue lettere alla cugina Marie:

«Ero vicino a voi allora, ma non ancora convertito, non cristiano, non sospettando per niente che lo sarei stato qualche mese dopo».



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L’addio agli intellettuali “pagani”

Quel giorno, il suo giovane cugino François de Bondy fa la prima comunione e riceve la cresima. In questa occasione, probabilmente si ricorda del viaggio di Marie a Nancy nel 1872 per la sua prima comunione, e il regalo ricevuto da lei, le “Elevazioni sui misteri di Bossuet“. I mesi della primavera e dell’estate 1886 sono pieni di «gusti di virtù»:

«Voi ispiraste allora alla mia anima questi gusti di virtù, di virtù pagana, voi me le lasciaste cercare nei libri dei filosofi pagani, e vi trovai solo il vuoto e il disgusto… Mi faceste allora cadere sotto gli occhi alcune pagine di un libro cristiano e me ne faceste sentire il calore e la bellezza…».

Il corso di religione

Charles decide di fare parte dei futuri uditori dei corsi di religione che erano tenuti la domenica, da novembre a giugno, nella cripta della chiesa di Saint-Augustin dall’abbé Huvelin, uno dei vicari della parrocchia, incontrato di tanto in tanto presso i Moitessier e in questa chiesa dove egli entra adesso abbastanza spesso. Destinati in primo luogo ai giovani, poi molto seguiti dagli uomini adulti e da un pubblico femminile.

A quel punto l’intellettuale francese diventa un ex militare a tutti gli effetti: viene sospeso dall’Esercito per non aver seguito il protocollo istituzionale in una sua richiesta inviata al colonnello, suo superiore, che guidava il reggimento di cui Charles faceva parte.


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Il confessionale

Ma fu un evento indolore o quasi. Se questo accadde durante l’estate del 1886, verso la metà di ottobre accostò l’abbè Huvelin nei corsi alla chiesa di Saint’Augustine. La chiamata di Dio aveva pervaso il suo animo.

Quel giorno, anche se non è sicuro della data, poiché passava ogni mattina a Saint-Augustin, Charles si ricorda di aver detto all’abbé Huvelin che non veniva a confessarsi, non avendo la fede, ma che auspicava dei chiarimenti sulla religione cattolica. Di ciò che è venuto dopo, non vuole «impedirsi di piangere pensandovi»: «Facendomi entrare nel suo confessionale, mi avete dato tutti i beni, mio Dio; se c’è della gioia nel cielo alla vista di un peccatore che si converte, ce n’è stata quando sono entrato in quel confessionale».

Da lì a qualche anno Charles de Foucauld diventerà monaco trappista e torna ad Algeri.



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