Ricostruiamo quello che è accaduto dopo la morte del figlio di Dio. La parola a due esperti, teologo e biblistaLa Madonna e la risurrezione di Gesù. Un lettore ci pone questa interessante domanda:
«Maria non viene citata tra le donne al sepolcro in quell’alba; evidentemente…non c’ era. Il perché lo immagino da deduzione logica, ed è un motivo sostenuto da molte figure eminenti nella Chiesa: Gesù Risorto è apparso anzitutto a Sua Madre quella notte, prima dell’alba. Ma perché non viene detto nei Vangeli? Maria non lo ha raccontato? E’ un qualcosa di “privato”? La Chiesa, gli esegeti, cosa ne pensano?».
La presenza di Maria sotto la croce
Il compianto teologo e biblista don Rinaldo Fabris, in un interessante colloquio con Aleteia, spiegava che la Madonna effettivamente non compare in nessuno dei racconti evangelici sulla risurrezione e sulle apparizioni di Gesù.
Solo nel Vangelo di Giovanni la madre di Gesù fa parte del gruppo di persone che assistono alla sua morte in croce: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre…» (Gv 19,25-26).
«La madre di Gesù – evidenziava il biblista – non è chiamata con il nome proprio “Maria”. Del resto anche il discepolo amato è anonimo. Ambedue, sotto aspetti diversi, rappresentano la comunità credente che riceve e attua le ultime volontà di Gesù morente».
Le donne al sepolcro
Nel gruppo delle donne che assistono alla morte e sepoltura di Gesù compare sempre Maria di Magdala, assieme ad altre donne che hanno seguito Gesù dalla Galilea. Queste figure femminili, sottolineava Fabris, rappresentano la continuità tra morte e sepoltura di Gesù, e la sua risurrezione. Il primo giorno della settimana ebraica, al mattino presto le donne si recano al sepolcro di Gesù che trovano aperto e vuoto. Un inviato di Dio annuncia loro che Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto e le incarica di comunicare ai discepoli e a Pietro che li precede in Galilea.
Nei racconti di apparizioni riferiti da Matteo, Luca e Giovanni – non da Marco – compaiono, oltre a Maria di Magdala, i rappresentanti dei dodici Apostoli, e anche dei parenti di Gesù come Cleopa e il suo compagno del villaggio di Emmaus.
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San Paolo cita solo uomini
Nell’elenco delle persone alle quali, secondo Paolo, si manifesta Gesù Cristo risorto, oltre a Pietro e ai Dodici, si trova anche Giacomo, “fratello” di Gesù, che ha un ruolo importante nella guida della Chiesa di Gerusalemme (1Cor 15,5-8).
«Nelle lettere di Paolo sono del tutto scomparse le donne, come testimoni della risurrezione di Gesù, perché nell’ambiente giudaico e greco-romano, la loro testimonianza non ha nessun valore. Su questo sfondo si comprende perché Maria, la madre di Gesù, nei testi canonici o ufficiali non è menzionata tra i destinatari delle apparizioni».
La versione degli apocrifi
I Vangeli apocrifi – non accolti nel Canone dei libri ispirati – riempiono questo vuoto e raccontano «l’apparizione di Gesù risorto a sua madre. Questa tradizione, accolta da alcuni scrittori antichi e medievali, sta alla base delle affermazioni di Giovanni Paolo II che nel 1994 parlava dell’apparizione del Risorto alla Madonna».
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Perrella: Maria è “testimone di parte”
Fin qui la ricostruzione dei Vangeli. Il teologo e mariologo padre Salvatore Perrella evidenzia alla nostra testata che una delle risposte più comuni a questo “silenzio” su Maria dei Vangeli «è che essi sono interessati a mostrare l’esperienza di testimoni “non di parte”. Certamente, per la sua fede e la sua storia, Maria non poteva non essere valutata come un testimone “di parte”: come madre, l’onore e la verità del Figlio erano la sua prima preoccupazione nonché lo scopo di tutta la sua vita. Ma in un tribunale pubblico, come quello che gli evangelisti costruiscono attraverso il loro racconto, anche una testimonianza vera come la sua (Maria era ed è una donna veritiera) avrebbe potuto essere un boomerang».
“Conflitto di interessi”
Un “conflitto di interessi”, lo definisce Perrella, capace quindi «di giustificare in partenza una sua “esclusione” dal novero di chi doveva essere interrogato».
In che senso, allora, le altre donne e gli apostoli sono testimoni “non di parte” e perciò attendibili? «Questa domanda ha un che di inquietante, se pensiamo che, a differenza di Maria, abbiamo qui a che fare con persone che non sono certamente trasparenti e veritiere. Gli evangelisti non perdono occasione di sottolineare i limiti degli apostoli e dei discepoli, anche morali: ambiziosi, invidiosi, affascinati dal potere e dai soldi, non sono certo l’immagine del testimone ideale. Eppure, proprio questa loro inadeguatezza è, per gli evangelisti, ciò che li rende attendibili».
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La “sparata” di Gesù
Nella loro inadeguatezza, prosegue il mariologo, «essi non credevano affatto che Gesù avesse detto la verità quando parlava della sua risurrezione. Pensavano che fosse una delle sue solite “sparate” e non vollero chiedergli spiegazioni: non c’è una sola parola che ci attesti una simile richiesta».
Eppure, di domande, gli apostoli e i discepoli a Gesù ne avevano fatte tante e diverse, azzeccate e non. «Ma sulla risurrezione dai morti, niente. Nemmeno la morte violenta di Gesù aveva suscitato in loro il ricordo di quel che aveva detto. Anzi, aveva forse ottenuto l’effetto contrario: era stata proprio una “sparata”, da dimenticare al più presto insieme a tutto il loro passato, se volevano ricostruirsi una vita tranquilla e sicura, al riparo dalle tante vendette che il loro seguire Gesù poteva aver accumulato sulle loro teste e su quelle delle loro famiglie».
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La “semplice” cura del defunto
Anche le donne «non sembrano capaci di andare al di là della morte di Gesù. La loro preoccupazione, infatti – taglia corto Perrella – è quella di prendersi cura di un cadavere: preoccupazione peraltro coraggiosa, perché era comunque un cadavere più che scomodo, che sarebbe stato meglio consegnare all’oblio. Insomma, nessuno si aspettava ciò che sarebbe accaduto. Per gli apostoli, i discepoli e le donne, la risurrezione arriva come un fulmine a ciel sereno. Arriva soprattutto come un perdono inaspettato».
Il perdono del risorto
Il Risorto non li giudica per la loro mancanza di fede, «ma li chiama nuovamente alla comunione, all’amicizia e alla testimonianza. Se prima potevano dire: “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, ora questo non vale più».
Il Risorto non li incontra perché lo hanno seguito, «ma proprio perché non lo hanno più seguito. Il perdono ricevuto è la garanzia della loro attendibilità. Solo un vivente, infatti, può perdonare. Nessuno può essere perdonato da un morto: su questa dura realtà si sfascia ogni fantasia di comodo».
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Maria va distinta da tutte le altre
La Chiesa nasce dal perdono del Risorto ed è per questo che papa Francesco «la richiama continuamente – ora anche con il giubileo straordinario – a quella misericordia che ne ha presieduto le origini».
E Maria? «A differenza di tutti gli altri – conclude il mariologo – ha preso sul serio le parole del suo Figlio sulla risurrezione. Era certa del loro compimento. Non cercava un cadavere per piangere a dirotto su di esso e per imbalsamarlo con l’illusione di farlo in un certo qual modo sfuggire alla morte. Attendeva un Vivente. Lo ha incontrato».
Il vero incontro
Questo «Vivente» le ha presentato nuovamente gli altri «come suoi fratelli e sue sorelle: Maria li ha accolti tutti come tali, perdonando anche lei così come aveva fatto il suo Figlio. La troviamo così nella comunità di Gerusalemme, come ci racconta Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli (cf. At 1,14). Questo è il segno – è la chiosa di Perrella – che dice come lei abbia veramente incontrato il Risorto. E a questo titolo, cioè per la sua appartenenza alla Chiesa, anche lei entra nel novero dei testimoni attendibili. E non più “di parte”».
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