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Liberatevi di ciò che toglie forza al vostro Natale

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Carlos Padilla - pubblicato il 07/12/18
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Niente cibo in eccesso, più cose vere, non tanti regali effimeri ma più offerta della mia vita, meno correre da una parte all’altra e sì a una vita tranquilla accanto al Bambino nel presepeGesù mi chiede un’anima leggera. Non vuole che il mio cuore diventi duro e pesante: “Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio”.

In questo Avvento, Gesù mi chiede di crescere nell’amore: “Quanto a voi, il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi”.

Mi vuole più leggero, libero da tutto ciò che mi indurisce e passa. Più libero per amare con tutta l’anima, con tutte le mie forze.

Mi chiedo cosa mi pesa nel cuore. Molte cose. Il dolore dei miei peccati. I miei attaccamenti disordinati. Le mie mete non raggiunte. Le mie paure che non mi lasciano volare più in alto. Le preoccupazioni della vita hanno un gran peso.

Inizia la preparazione al Natale. Voglio che quest’anno sia diversa. Niente cibo in eccesso, più cose vere, non tanti regali effimeri ma più offerta della mia vita, meno correre da una parte all’altra e sì a una vita tranquilla accanto al Bambino nel presepe.

La pazienza e l’attesa. La pace dell’anima e la calma che tanto desidero. Che Gesù venga a cambiare le mie priorità. A cosa do più importanza?

L’ordine dei miei desideri è così invertito… Metto davanti quello che in realtà non amo, e dietro quello che credo possa aspettare, quando è quello di cui mi importa davvero.

Mi sono imborghesito. Gli sconti mi tolgono il sonno. Compro tutto, compro cose che non mi servono. Ciò che non è necessario alla mia vita inquieta.

Mi soffermo davanti a una tavola vuota. Voglio iniziare il mio presepe. Una grotta. Dei pastori. Il castello di Erode. Case sparse sulla montagna. Una stella che annuncia la venuta. Lontano colloco i re magi. E poi pecore, molte pecore. E la notte stellata.

E nella grotta un bue e un asino. Che aspettano, che vegliano. Come i pastori che si prendono cura del gregge. E Maria e Giuseppe che camminano verso Betlemme. Maria incinta. Camminano lentamente.

Nel mio presepe è tutto lento. Un po’ statico. Ma mi piace guardare l’angelo. Canta silenziosamente. E poi i pastori, che mi sembrano più amichevoli di quanto mi aspettassi. E le pecore. E la paglia che custodisce il calore del bambino. Come la mia vita.

È un lungo cammino fino a giungere a Betlemme. Più di tre settimane. Voglio mettermi in cammino. Svuoto la mia anima perché sia più leggera. Non ho tanta fretta.

Ma voglio camminare senza fermarmi. L’amore arde dentro di me, con più forza di prima. È quello che chiedo a Gesù. Che mi insegni ad amare a mani aperte. Con l’anima spezzata. Senza fretta. Senza pause. Voglio percorrere così questo lungo cammino.

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