Cominciamo a dare per scontato che siamo molto più forti di quanto pensino la psicologia e i giornali femminili. Da sempre noi siamo abituati a considerarci dei turaccioli in balia delle onde delle nostre emozioni.
Sono spaventata.
Sono stufo.
Sono di umore fetido.
Sto da schifo.
Queste sono le frasi che si ripetono, ovunque.
Le emozioni ci travolgono e schiacciano, convincendoci che nulla di tutto questo dipende da noi. Tutto dipende dai geni, nel senso di cromosomi non nel senso di persone molto intelligente, e/o dalla situazione sociale e/o dall’infanzia.
Noi siamo la stessa umanità che è sopravvissuta all’era glaciale e alla peste del ‘300.
Il nostro coraggio è stato dimenticato nel dogma freudiano della non risolvibilità del trauma che ha inghiottito il presente, cancellato il nostro passato e appeso il nostro futuro alla sindrome post traumatica da stress.
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Una folta corrente di psicologi e psicoterapeuti navigano nella certezza di questa teoria, con un continuo rilancio. Qualunque cosa sia successa, c’è bisogno della psicoterapia. Se qualcuno osa affermare che non ne ha bisogno, che non la vuole, che desidera essere lasciato in pace, è sicuro di poter aggiustare la sua vita da solo, viene immediatamente etichettato come gravissimo caso di resistenza. Negli Stati Uniti dopo incidenti di massa, tutti sono costretti a parlare con lo psicologo, ed è sempre più difficile sottrarsi. L’ipotesi che la psicoterapia possa per qualcuno anche essere inutile, perché potrebbe essere possibile guarire senza, che qualche volta possa essere dannosa, perché in medicina tutto quello che ha una qualche influenza, può anche essere dannoso, e perché in medicina ogni cosa, se usata male, fa danni terribili, non viene mai presa in considerazione.
Sempre più trionfanti, ci avviamo verso la medicalizzazione di ogni aspetto della nostra vita.
Noi siamo i nostri traumi, inchiodati per sempre al nostro passato. In realtà, la teoria del trauma è a sua volta un trauma. Dal punto di vista psicologico, noi siamo quello che pensiamo di essere. Se pensiamo di essere traumatizzati, traumatizzabili e fragili, perché questa è la teoria corrente, saremo fragili, traumatizzabili e traumatizzati. Siamo l’umanità, siamo sopravvissuti alla peste nera e alla seconda guerra mondiale. Cominciamo a dare per scontato che siamo molto più forti di quanto pensino la psicologia e i giornali femminili. Cominciamo a ripetercelo: non c’è niente che mi faccia paura, non c’è niente che possa destabilizzarmi, non c’è niente che mi metta in ansia. Non c’è stato niente che ha fermato i nostri antenati. Siamo vivi ed esistiamo perché hanno combattuto con le tigri di denti a sciabola, respinto le navi saracene e inventato gli antibiotici. Sentirsi forti è essere forti. Sentirsi deboli ed essere deboli sono la stessa cosa. Tanto vale essere forti. Molto più divertente.
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