Il regista e scrittore: per molti è ormai diventata un meccanismo automatico, privo di domande e dubbi
Il percorso di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, verso l’adesione alla religione cristiana cattolica finisce qui. In una recente intervista a TV2000 sembrava che fosse ancora alla ricerca di una dialogo con Dio. Nell’intervista del 26 novembre 2018 a L’Huffington Post i toni del regista e scrittore 46enne, molto amato da giovani e social, sono più netti.
«A trentacinque anni ho deciso di dichiararmi non più cattolico, perché non facevo nulla di cattolico. Non andavo in Chiesa. Non credo ai miracoli. Non credo al diavolo. A un certo punto ho detto: basta, non posso più definirmi cattolico, perché non lo sono. Non arrivo a dire che sono ateo, ma ammetto di essere agnostico. Se devo vivere la religione come l’italiano medio, faccio un passo indietro. È troppo facile viverla come facciamo noi».
Salvini e Alfano
Cioè: «Tutto a tutti, tanto Dio perdona tutti. Così è una religione facile. Non è molto impegnativa». Le frasi che aprono il suo ultimo libro, “… che Dio perdona a tutti”, sono di Angelino Alfano e Matteo Salvini, e «riassumono al meglio il concetto (…) Se tu sei cattolico, e il Papa dice che Dio è per l’accoglienza, non dovresti avere dubbi su come comportarti. Ma Alfano e Salvini si comportano diversamente. Eppure si professano cattolici».
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“Ami il tuo prossimo anche se ti sta sulle palle”
«Il Papa – sostiene Pif – mica personalizza il messaggio. Mica dice una cosa per la casalinga, una per lo studioso e una per il politico. Un cristiano vero dovrebbe amare. Punto. Se aspiri a essere un vero cristiano, ami il tuo prossimo anche se ti sta sulle palle».
Secondo Pif, il messaggio evangelico non è compreso da quelli che secondo lui sono presunti cristiani perchè «scatta una fede automatica, che ti porta a non fare più domande. Ma la fede bisogna tenerla viva, e avere continuamente dei dubbi. Prima facevo così».
Da “salesiano” ad agnostico
Poi il regista e scrittore, ex Iena, spiega l’origine del suo allontanamento. «Lentamente ti distanzi dal mondo della scuola – io, per esempio, ho fatto i salesiani – e quando smetti di essere ragazzo cominci a farti un esame di coscienza. Non è facile. Non farsi domande è più conveniente».
E spiega: «Nella mia generazione quando nasceva un figlio si battezzava. Poi si faceva la prima comunione. Il matrimonio: sai quante persone si sono sposate in Chiesa, perché “poi mia madre chi se la sente?”».
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«La domanda di fondo resta – conclude Pif – quanto siamo cristiani nel quotidiano? Quanto siamo cristiani nelle cose che facciamo?».