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Esorcismi e possessioni: una storia

PRIEST PERFORMING EXORCISM
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Lucandrea Massaro - pubblicato il 22/11/18
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Come si è evoluto il rito esorcistico e la consapevolezza della possessione? Quanta politica e quanta pastorale nella figura del prete esorcista? Un libro della Carocci per saperne di piùIn un tempo come il nostro, attraversato da molte trasformazioni e da una attenzione a volte morbosa (anche tra i cattolici) circa il tema della “possessione” e dei relativi esorcismi, un libro che rimette in fila la storia di questo rito, le sue trasformazioni e il suo uso all’interno della Chiesa il volume “Possessione. Esorcismo ed esorcisti nella storia della Chiesa cattolica” (Carocci) dello storico inglese Francis Young, è una lettura obbligata ma soprattutto appassionante. Lo sguardo è quello dello storico professionista, ma la teologia e la vita della Chiesa si nutrono anche di questo sapere: quanto veniva usato questo rito? Chi poteva esercitarlo? Quando veniva invocato l’esorcista?

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Carocci

Il libro di Young parte da una tesi interessante e forse sorprendente: nel Medioevo si faceva scarso ricorso all’esorcismo, è una pratica che è andata scemando nei secoli dell’età moderna ed è solo con gli ultimi tre pontefici, ed in particolare con l’impulso voluto da Giovanni Paolo II, che questa pratica è tornata “in auge” nella vita della Chiesa.

Fiorito nell’epoca tardo antica, quando l’esorcismo era praticato più o meno da chiunque avesse il battesimo, esso divenne campo esclusivo dei sacerdoti, al punto che anche nell’immaginario collettivo è sempre un prete e in particolare un prete cattolico ad esercitare questo ministero sempre più specialistico. Ad oggi – lo ricordiamo – si è esorcisti per un preciso mandato del vescovo e dopo lunga preparazione, nessuno si improvvisa, neppure nel clero. Questo è avvenuto dopo 1215 il IV Concilio lateranense che produsse la prima definizione dogmatica sui demoni in risposta alla minaccia teologica rappresentata dai catari. L’eresia catara produce nella Chiesa la necessità di tenere sotto controllo ogni potenziale manifestazione del soprannaturale: «Il miracoloso doveva essere sottoposto a verifica, invece di essere accettato acriticamente come prodotto della grazia divina».

Motivazioni politiche ma anche di identità del cattolicesimo hanno comportato prima un fiorire, poi un abbandono, e ora una riscoperta. L’autore sottolinea che proprio nel XVI secolo con il Concilio di Trento (1545-63) e, nel XX, il Concilio Vaticano II (1962-65), la Chiesa si è rivolta nuovamente all’esorcismo come servizio per i fedeli. Nel periodo che va tra il XVIII e il XIX secolo  questo specifico strumento (l’esorcismo) e la consapevolezza dell’azione diretta del demonio (la possessione) sono state accantonate.

Nonostante alcune tendenze che volevano minimizzare il rito e la figura dell’esorcista, tutti i pontefici post conciliari si sono espressi ribadendo la dottrina tradizionale sul male e sul diavolo. In un’udienza generale del 15 novembre 1972, Paolo VI non aveva mancato di reiterare l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul diavolo: «Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa».

Papa Francesco «nonostante venga identificato come un “liberale” da alcuni cattolici conservatori», si è dimostrato «un convinto sostenitore di questo rito». Il 13 giugno 2014, ricorda l’autore del libro, la Congregazione per il clero ha emesso un decreto che riconosce giuridicamente l’Associazione internazionale degli esorcisti, la quale conta circa 250 membri sparsi in trenta nazioni. E ancora «all’interno della Chiesa – dice Young – qualcuno vede nell’esorcismo un’opportunità missionaria e la storia mostra che è sempre stato così; in un mondo “postmoderno”, tuttavia, le pratiche antiche vengono spesso apprezzate per l’autenticità che in esse si coglie, così ad alcuni la “realtà della possessione” pare una questione di secondaria importanza rispetto ai potenziali benefìci psicologici del rituale».

L’autore dunque ci ha guidato, tramite gli strumenti storiografici e il distacco metodologico dello studioso, attraverso diversi secoli di pratica, e di riscoperta di un pezzo fondamentale della tradizione cattolica, una opportunità per comprendere usi e abusi del termine “possessione” o della pratica dell’esorcismo, tra protagonismi, isterie ma anche l’incredibile e indicibile presenza del Male come personalità e non solo come generico atteggiamento distruttivo. Un bene che la Chiesa ribadisca sempre questa verità testimoniata dai Vangeli e ricordando come il primo esorcista è Gesù stesso…

 

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