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Le facoltà di Natuzza Evolo erano dovute al suo contatto con gli angeli di Dio

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 18/11/18
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Si rivolgeva sempre loro per ottenere consigliLa mistica calabrese Natuzza Evolo, morta ad 85 anni in concetto di santità il primo novembre 2009, era particolarmente legata agli spiriti celesti. Anzi riguardo a tutto il suo apostolato esterno di soccorso alle tantissime persone che si rivolgevano a lei per consigli ed aiuto, si può certamente dire che esso si basava soprattutto sul dono di Dio di poter vedere costantemente oltre il proprio angelo custode anche gli spiriti celesti di coloro che si rivolgevano a lei, Natuzza ha sempre affermato che la profondità delle sue risposte e dei suoi consigli provenivano non dalle proprie capacità ma dall’essere in contatto con gli angeli di Dio. Nicola Valente, il primo biografo della Evolo nel 1950, ha lasciato un’efficace testimonianza sulle sue visioni angeliche:

“Gli angeli li vede col corpo umano, fulgido e bellissimo provvisto di ali e capelli biondi, lunghi e inanellati, che Iddio fa prendere loro onde possano essere visti dai terreni. Quando Dio lo permette, vede l’angelo custode di ciascuno di noi a destra col vestito aureo o azzurro o bianco. Quest’angelo, avendo il compito di aiutarci a superare le tentazioni e di confortarci durante le pene del Purgatorio, ci accompagna fino all’assunzione in Paradiso, o ci abbandona all’atto della morte nel caso di dannazione, ricevendo poi in custodia un altro spirito. L’angelo custode di ciascun sacerdote lo vede a sinistra, e sta a sinistra perché, essendo i sacerdoti ministri di Dio, vengono considerati superiori agli angeli come ministri, pur essendo come uomini, imperfetti o perfetti, inferiori…”.



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Da quest’ultimo dettaglio Natuzza identificava al primo sguardo, baciando poi la mano, diversi preti presentatisi a lei in abiti laici, spesso con lo scopo di mettere alla prova i “doni” della carismatica. E come accadeva con Padre Pio, anche diversi figli spirituali della Evolo rammentano di aver ricevuto aiuto e conforto dopo aver invocato il proprio angelo, perché presentasse le raccomandazioni di quest’ultima. Una volta, a colloquio con un angelo, la Evolo sentendosi raccomandare di essere “sempre buona , umile e caritatevole”, chiese come avrebbe potuto fare la carità dal momento che lei e suo marito Pasquale non avevano neppure il denaro sufficiente per il proprio mantenimento. La risposta, da lei rivelata come sprone all’amore verso Dio e verso il prossimo, fu come un largo sorriso della creatura celeste:

“E’ meglio essere povera di ricchezze terrene e non di animo e di fede; prega per tutto il mondo è la migliore carità. Dì a tutti i fedeli di Maria che preghino se vogliono che il Divin Re Salvatore dia soddisfazione ai loro cuori”.

A queste parole della prima metà degli anni Quaranta seguì un messaggio ancora più preciso affidato alla mistica circa vent’anni dopo da san Michele, il suo angelo custode:

“Non vi è cosa più bella in questa Terra che amare Dio con tutto il cuore. E in punto di morte il più grande rimorso è di non essere santi. Minuto per minuto fare tutto per amore”.

Anche i colloqui di Natuzza con il suo angelo custode, entità celeste alla quale la mistica si rivolgeva spesso pure per sostenere le persone bisognose e per chiedere spiegazioni, si intensificarono con gli anni e a lungo lei volle tenere segreta l’identità di questo speciale protettore celeste guida e assistente a un tempo, che in tanti modi diversi l’ha scortata e confortata nella sua difficile missione. Poi, avendo Gesù stesso nominato lui, il suo angelo, in un messaggio affidatole nella Quaresima del 1996 perché fosse rese noto, non si oppose più a divulgarne il nome: era l’Arcangelo Michele, secondo la tradizione biblica, santo principe dei cherubini a capo della milizia celeste che sconfisse le forze del male. Ma a chi colse in questa “presenza” accanto a lei un segno di privilegio o distinzione, la Evolo con umiltà spiegò: “E’ perché io ho molte tentazioni”.

Parole semplici, le più modeste possibili, per dire che se da un lato c’era l’Arcangelo Michele a proteggerla, dall’altro Natuzza aveva più volte visite – quando non subiva aggressioni violente sul piano fisico, con tanto di fratture e ferite – da parte del demonio: e questo avveniva con caratteristiche molto simili a quelle riscontrate nell’esperienza di Padre Pio da Pietralcina. La fama del legame tra la ragazza di Paravati e le creature angeliche si diffuse rapidamente poco dopo le sue nozze con Pasquale Nicolace.


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La terza notte dal rientro di Pasquale dalla Puglia, la notte seguente l’apparizione della Madonna con Gesù e san Giovanni, si verificò uno strano episodio. Mesiano, un altro suo biografo, l’ha descritto così:

“Un coro soave e melodioso di voci per un raggio di oltre centro metri fu udito dai vicini e dai passanti che si assieparono presso la porta di casa della Evolo”.

Da allora, durante le sue trance, che si ripetevano nella sua casa più o meno ogni sera e al cospetto di vari visitatori, in molti hanno sentito distintamente lo stesso coro di voci celestiali, “di bellezza inimitabile”, levarsi dal petto e dalle labbra della mistica in stato di totale incoscienza. Giuseppe Bartulli e Fortunato Rotella entrambi di Mileto, hanno affidato la loro testimonianza su questo a Marinelli che ha scritto vari volumi di testimonianze sulla Evolo. Ma è rimasto un ricordo vivo di queste inspiegabili melodie anche tra molti anziani di Paravati, che vi assistettero, e ai figli della mistica (a questi ultimi, anni dopo, Natuzza avrebbe detto, perché non si impressionassero, che quei canti uscivano dalla radio, dimenticata accesa). Quel canto angelico del 17 gennaio, comunque, fu un segnale per l’intera comunità paravatese: qualcuno continuò a guardare con differenza alla giovane sposa, ma i più smisero di considerarla una pazza e iniziarono a vederla come un punto di riferimento per diversi affanni. Innanzitutto per avere notizie di parenti defunti, il più delle volte giovani morti in guerra, poi per i guai di salute, per grosse difficoltà legali, e così via, chiedendone consiglio o preghiere speciali. Natuzza accoglieva tutti e rispondeva a tutti, con incredibile proprietà di linguaggio e mostrando di conoscere in modo dettagliato le cose: ma lei sosteneva con candore di non fare altro che ripetere ad alta voce quanto le suggerivano gli angeli in quanto lei era ignorante anzi “ un verme di terra” come amava definirsi. Lei vedeva un angelo dietro chiunque si rivolgeva a lei, tranne di venerdì, giorno in cui accusava una sorta di blackout settimanale in questa facoltà percettiva, perché in quel giorno gli angeli sono in adorazione della Croce.


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Il professor Valerio Marinelli, docente universitario di ingegneria, da tutti riconosciuto come il maggior biografo della mistica calabrese dichiara:

“In numerosissime occasioni ho personalmente constatato come Natuzza, dopo che le si è posto un quesito, attenda qualche attimo prima di rispondere, fissando spesso lo sguardo non sulla persona che le parla, ma su un punto vicino ad essa, ma soprattutto ho riscontrato come davvero ella è capace di dare immediatamente risposte illuminanti su questioni complesse e difficili sulle quali chi la interroga spesso non sa nulla, ed alle quali sarebbe arduo rispondere anche dopo lunghe riflessioni. Natuzza centra immediatamente il problema e ne suggerisce la soluzione, quando vi è una soluzione; moltissime volte ho potuto poi verificare, certe volte non subito ma dopo un intervallo più o meno lungo di tempo, come davvero lei aveva ragione ed aveva risposto ottimamente. Questa velocità di giudizio su problemi di cui lei, obiettivamente, non possiede, dal punto di vista umano, gli elementi di giudizio, l’acutezza, l’intelligenza, la sinteticità e semplicità delle sue risposte, sono, a mio parere, del tutto eccezionali e superumane, tanto che credo esse possano costituire una valida prova della sua reale capacità di colloquiare con gli angeli, spiriti puri ai quali sempre i Dottori della Chiesa hanno attribuito intelligenza superiore, potenza e santità”.


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Natuzza afferma che ognuno di noi ha un angelo custode personale, che ci assiste durante tutta la nostra esistenza, ed anche oltre la vita terrena, solo dopo il raggiungimento della meta finale il nostro angelo custode ritorna al posto suo originario nella gloria del Padre.

Una volta un padre gesuita volle conoscere Natuzza e si recò da lei in incognito, indossando degli abiti civili. Parlò di vari argomenti e poi, dopo averle detto che stava per sposarsi, le chiese un consiglio ed un parere sulle sue imminenti nozze.

Natuzza allora si alzò in piedi e, inchinandosi, gli baciò la mano. Il gesuita, stupito per quel gesto, chiese spiegazioni e Natuzza gli rispose: “Voi siete un sacerdote”. Il prete replicò che non era vero ma Natuzza aggiunse: “Vi ripeto che siete un sacerdote, un sacerdote di Cristo; lo so perché quando siete entrato ho visto che l’angelo vi dava la destra. Mentre con tutti gli altri l’angelo è alla sinistra”.

La signora Carmela D’Amato di Vibo Valentia ha dichiarato:

“Domenica 11 dicembre 1988 Natuzza mi diede una lettera chiusa, pregandomi di leggergliela. La aprii e vidi che si trattava di una lettera in francese, che le avevano mandato da un monastero del Carmelo. Io lessi il testo ad alta voce, e, con mia grande meraviglia, ebbi a constatare che Natuzza, come un’interprete simultaneo, subito dopo la mia lettura di ogni singola frase, dava la traduzione italiana perfetta, senza omettere alcuna parola”.

La signora in questione riporta il testo francese di tale lettera e indubbiamente si notano alcune parole difficili da tradurre senza dizionario, anche per chi ha studiato bene il francese a scuola. Natuzza, come è noto, era analfabeta e a stento parlava la lingua italiana, figurarsi il francese! Sempre il professor Marinelli afferma:

“Il 25 – 6 – 1985 Natuzza ci ha detto: ‘Io vedo l’angelo custode di quasi tutte le persone che vengono da me. Di alcuni non lo vedo, o non lo vedo sempre, ma questo non vuol dire che l’angelo non c’è, ma per motivi che non conosco non si fa vedere da me. Io ripeto solo quello che l’angelo mi dice. Ad esempio se una mamma mi chiede talvolta: ‘Di che è morto mio figlio?’, e dice questo per provarmi, l’angelo mi risponde: ‘Lei lo sa già!’, ed io dico a quella persona: ‘Voi lo sapete'”.



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Natuzza afferma di vedere gli angeli sotto forma di bambini bellissimi, luminosi, sollevati da terra. Questa visione è molto simile all’angelo come, già abbiamo visto, veniva descritto da santa Francesca Romana. Inoltre Natuzza, come faceva anche Padre Pio, esorta le persone che a lei si rivolgono, di chiedere il suo aiuto e le sue preghiere tramite il proprio angelo custode.

Il dottor Salvatore Nofri di Roma testimonia:

“Ero nella mia abitazione di Roma, inchiodato a letto da diversi giorni a causa di una lombosciatalgia che non mi consentiva di camminare. Depresso ed amareggiato per essere impossibilitato di andare a trovare mia madre, ricoverata in ospedale, la sera del 25 settembre 1981, alle ore ventuno e trenta, dopo aver recitato il Rosario, pregai il mio angelo custode di andare da Natuzza. Mi rivolsi a lei con queste precise parole: ‘Ti prego, vai a Paravati da Natuzza, dille di pregare per mia mamma e di darmi, con un segno a suo piacere, la conferma che tu mi hai obbedito’. Non erano trascorsi cinque minuti dall’invio dell’angelo che percepii un meraviglioso, indefinibile profumo. Ero solo, nella camera non c’erano fiori, ma io, per oltre un minuto, respirai profumo: come se una persona, vicino al mio letto, dalla destra, alitasse profumo verso di me. Commosso ringraziai l’angelo e Natuzza con cinque Gloria”.

La signora Silvana Palmieri di Nicastro asserisce:

“Conoscevo Natuzza da qualche anno e sapevo ormai che ogni qualvolta avessi bisogno della sua intercessione per una grazia, potevo rivolgermi a lei con fiducia. Nel 1968, mentre eravamo a Baronissi (SA) in villeggiatura, durante la notte mia figlia Roberta venne colta da un improvviso malore. Preoccupata mi rivolsi al mio angelo custode affinché potesse avvisare Natuzza. Dopo circa venti minuti la bimba stette già meglio. Al nostro ritorno dalla villeggiatura andammo a trovare, come è nostra abitudine, Natuzza. Lei stessa, ad un certo punto disse, specificandomi l’ora, di aver ricevuto la mia chiamata tramite l’angioletto. Tante altre volte questo si è verificato, ed ogni volta che ci siamo riviste, è stata sempre lei a dirmi di aver ricevuto i miei pensieri per lei”.

Patrizia Ariosto di Catanzaro guarita nel 1988 da un carcinoma maligno ritenuto incurabile sia all’ospedale di Soverato sia al Sant’Orsola di Bologna, ha raccontato di aver visto una notte ai piedi del suo letto nel reparto in cui era ricoverata una strana figura maschile alta e dallo sguardo penetrante, vestita di bianco, che le infuse un’immediata e inspiegabile serenità, proprio qualche giorno prima che la mistica calabrese confermasse al cugino dell’ammalata l’avvenuta guarigione, aggiungendo: “Le ho mandato il mio angelo custode per aiutarla”. Rosa Stirparo di Vibo Valentia, invece, insegnando in un asilo faceva pregare ogni giorno i bambini perché la Madonna sostenesse Natuzza nel suo apostolato e una mattina si sentì dire dalla mistica: “L’angelo mi ha detto di ringraziare te e i bambini per le preghiere alla Santa Vergine”.

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