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La storia di speranza, amore e dolore di Gary Andrews, noto animatore della Disney

GARY ANDREWS
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Catholic Link - pubblicato il 16/11/18
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di Pablo Perazzo

Quando ho visto il video di Gary Andrews che condivido con voi di seguito e il tesoro nascosto dietro questa “semplice” animazione, non ho potuto fare a meno di pensare a uno psicologo che ha vissuto in un campo di concentramento nazista, Viktor Frankl. È il fondatore di una corrente – attualmente molto nota e diffusa – chiamata “logoterapia”, e in un libro famoso, “L’uomo in cerca di senso”, riassume il suo pensiero in modo assai concreto.

Nel testo descrive come le persone che sono riuscite a sopravvivere alle circostanze estremamente indegne e violente di quei luoghi siano quelle che sapevano avere lo sguardo rivolto a un orizzonte trascendente. Cosa voglio dire? Una persona che, in sintonia con la sua interiorità, con il suo cuore, sa guardare quel “qualcosa” che trascende questo mondo materiale – che passa… che non è altro che “vanità di vanità” (Sapienza 1, 2) – riceve un dono spirituale che le dà la forza per affrontare qualunque difficoltà le si presenti.

È il caso di Gary Andrews, l’autore di questo video, che dopo aver perso la moglie è diventato l’esempio perfetto di questo “sguardo trascendente” ed è riuscito a trasformare quel fatto tragico in qualcosa di meraviglioso.

Sempre con speranza e con lo sguardo rivolto all’orizzonte

Pensiamo alla nostra vita. Se ci siamo capiti fin qui, è chiaro che una persona senza un orizzonte trascendente nella sua vita non può essere felice. È impossibile. Perché? “Ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”, dice Sant’Agostino nelle Confessioni.

In questo testo, Agostino descrive la sua ricerca personale più che trentennale per saziare quel vuoto infinito che si annida nel nostro cuore. In altre parole, se non soddisfiamo la nostra fame, il nostro desiderio interiore di infinito, non potremo mai essere felici. Abbiamo tanti problemi e tante croci nella vita! Attenzione, non si tratta di essere negativi, ma realisti. Come nella vita ci sono molte cose buone e belle, non possiamo negare o nascondere le croci e le sofferenze che ci portiamo dietro, e se non impariamo a riporre la nostra speranza in qualcosa che va al di là di questo mondo segnato dal male, nel “mysterium iniquitatis”, come lo chiamava San Giovanni Paolo II in una delle sue udienze generali, ci perderemo.

Rifugiarsi nell’amore insondabile di Dio

Il padre e marito del video non fa riferimento a Dio, ma noi dobbiamo essere in grado di aiutare le persone a capire che solo Dio, con il suo amore infinito, può soddisfare il nostro bisogno di trovare una vita che trabocchi di gioia, vigore, forza, entusiasmo… e superi qualunque tipo di avversità.

Il paradigma massimo, supremo, in cui vediamo la sofferenza assoluta, intimamente unita all’amore fino all’estremo, è lo standard che noi cristiani seguiamo ogni giorno, e lo abbiamo appeso ovunque: Gesà morto, coronato di spine, inchiodato a una croce: “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 22-23).

È lì che Cristo ci mostra quale sia il cammino che ci porta alla Vita, qual è la via che ci indica un sacrificio d’amore fino all’estremo. Non dimentichiamo mai ciò che ci dice San Giovanni (14, 6): “Gli disse Gesù: ‘Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me’”. Solo Gesù ci mostra, con la sua testimonianza, con la sua vita, come possiamo dare senso alla nostra esistenza, segnata dal dolore, dalle croci e dalle sofferenze.

Qui l’articolo originale di Catholic Link

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