Guardandovi dentro, forse avete scoperto persone con cui avete avuto gravi disaccordi e nutrite risentimento nei loro confronti. Vi fa malePer avere pace bisogna riconciliarsi con gli altri. Questa riconciliazione non è un atto sentimentale, ma una decisione da prendere. In questo modo eliminerete qualsiasi senso di colpa possiate avere in voi.
È chiaro che non siete obbligati a convivere con persone che non vi comprendono, ma non possiamo escludere qualcuno dall’essere amato. Siamo tutti figli dello stesso Padre, e quindi siamo fratelli, è una realtà. Anche le persone che non ci piacciono o quelle a cui noi non piacciamo, e perfino quelle che ci hanno fatto del male, sono nostri fratelli e figli di Dio.
Non ci possono essere per noi “persone da scartare”, che disprezziamo o sminuiamo. Non ci può essere “gente importante” o meno importante. Il sigillo che Dio ha posto in ciascuno è lo stesso: quello di un figlio amato.
Non potrete star bene con Dio se non accettate i suoi figli. Nessun padre vuole vedere un figlio che ne disprezza un altro. È per questo che Gesù ci proibisce di giudicare: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati” (Mt 7,1-2).
Se volete vivere in pace con voi stessi e con Dio, non giudicate e non condannate gli altri, altrimenti la giustizia di Dio vi chiederà conto di ciascuno dei vostri peccati.
Ogni persona umana è soggetta a debolezze e ha il diritto di sbagliare, di deludervi, di essere a volte stanca, irritata o confusa. Allo stesso modo, ha il diritto di pensarla diversamente da voi, di soffrire per conflitti interiori e altro. Anche le persone che vi circondano sono così: genitori, coniuge, figli, colleghi… Possono deluderci, fallire, ecc., e dobbiamo essere preparati a capirlo e ad aiutarli.
Non reagite con critiche o lamentele, ma siate maturi e caritatevoli, e aiutate l’altro nella sua angoscia.
Al giorno d’oggi si parla molto di “rapporti umani”, ma non è altro che vivere come veri fratelli. Alcune cose sono importanti e vanno ricordate.
Nessuno dà ciò che non ha ricevuto e che non ha. Se il comportamento di qualcuno non vi risulta gradito, chiedetevi perché quella persona è così. Se analizzate bene, vedrete che in quella persona c’è una carenza di formazione, di amore… che forse in voi non c’è. E allora, come cristiano, non la condannate, ma comprendetela con pazienza.
A volte una persona che vi è vicina è acida o di cattivo umore non perché sta vicino a voi, ma perché è così con tutti. Si porta dietro un dolore intenso che non ha nulla a che vedere con voi. E allora guardatela con benevolenza e cercate di aiutarla, anziché parlarne male. Siete suo fratello o sua sorella.
Di fronte a una persona amareggiata che vi irrita, chiedetevi una cosa: “Se fossi stato nella sua stessa situazione e avessi ricevuto ciò che ha ricevuto lei, sarei migliore di lei?” Alcuni psicologi dicono che i difetti che ci risultano meno graditi negli altri sono proprio i nostri, e questo può aiutarci a cambiare.
Le persone ci rispondono nel modo in cui le trattiamo. Se diamo loro affetto, lo riceviamo in cambio. E allora uccidete il malumore del vostro collega con un sorriso e una parola amichevole. Piantate amore dove non c’è e raccoglierete amore.
Il cristiano non ripaga mai il male con il male, ma con il bene. È una massima che ci ha lasciato Gesù: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra (…) Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,39-44).
Ricordatevi sempre che il cristiano non ripaga mai il male con il male. Se Gesù ci dice di vivere così, allora questo è il cammino della vittoria e della pace. O forse dubitate del Maestro? Potete essere certi che la vostra vita sarà trasformata a partire dal momento in cui passerete a preoccuparvi del benessere degli altri. Questo farà sì che il vostro ego gonfio, sensibile e doloroso inizi a svuotarsi, spezzando la velenosa pietà di voi stessi che vi fa soffrire. Sperimenterete la felicità autentica che non passa mai.
Con questa nuova ottica smettiamo di imitare gli altri o di cercare di impressionarli, e anche di competere con loro. Sarete autentici come Dio vuole, e felici.
Ci poniamo sulle spalle un peso gravoso: necessità di riconoscimento, di lodi, di approvazione altrui… Per la nostra superbia, l’orgoglio, la vanità, o come altro volete chiamarlo.
Tratto dal libro A luta contra a depressão, del professor Felipe Aquino. Ed. Cléofas.