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4 cose che dovremmo fare per prepararci oggi al giudizio

CHRIST THE JUDGE
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Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 15/11/18
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Temo che nel mio giudizio particolare vedrò con perfetta chiarezza che spesso sono stato “fin troppo felice” per qualcosa che non era Cristo e che quindi era infinitamente inferiore a LuiSe poteste scegliere una frase che vi piacerebbe ascoltare quale sarebbe?

“Congratulazioni! Hai vinto alla lotteria!”

“Sei guarito dal cancro”.

“Tuo figlio è tornato alla fede”.

E che dire di questa?

In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 23, 43).

Nel mese di novembre, la Chiesa ci chiede di pregare per i nostri cari e di pensare alle Quattro Cose Ultime: Morte, Giudizio, Paradiso e Inferno. Qualche giorno fa ho scritto una meditazione sulla morte; oggi considereremo l’insegnamento della Chiesa sul “giudizio particolare”, ovvero quando appena l’anima lascia il corpo ci si trova di fronte a Cristo Giudice per rendere conto della propria vita.



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Mentre scrivo, vedo che secondo How Long Have I Been Alive For? da quando sono nato sono trascorsi 20.895 giorni (il che significa più di 500.000 ore, o più di 30.000.000 minuti, o di 1,8 miliardi di secondi). Non ne ricordo la maggior parte, ma quando mi troverò davanti a Cristo dovrò rendere conto di ciascuno di loro.

In questo momento sto facendo i bagagli per trasferirmi per la terza volta in un anno. I Gesuiti si spostano molto (ci viene insegnato che “L’unica vera casa per un gesuita è la strada”). Mentre impacchetto alcune cose e ne do via altre, ricordo che quest’anno ho spesso guardato un oggetto chiedendomi perché lo porti con me da tanto tempo. Guardo cose che un tempo significavano tanto per me e che ora lascio andare – spesso felice, a volte con tristezza, in qualche caso con rimpianto per il fatto di essermici aggrappato.

Quando mi troverò davanti a Cristo Giudice verrò sottoposto a un processo simile. Per ogni momento della mia vita, per ogni atto o omissione, ogni decisione o indecisione, per qualsiasi scelta a favore o contro l’amore dovrò rendere conto – senza scuse, con chiarezza, parlando di amore, tradimento, grazie accettate, opportunità mancate. Guarderò i momenti della mia vita, e come sto facendo ora mentre impacchetto le cose per il trasferimento temo che dovrò chiedermi: “Perché mi ci sono aggrappato tanto?”

Temo anche che al mio giudizio, guardando tutti i momenti della mia vita, anche quelli che ho dimenticato, mi torneranno in mente le parole di C.S. Lewis:

“Sembra che Nostro Signore scopra desideri non troppo forti, ma troppo deboli. Siamo creature insicure, che si baloccano con alcool, sesso e ambizione quando ci viene offerta la gioia infinita, come un bambino ignorante che vuole continuare a fare torte di fango in una baracca perché non riesce a immaginare cosa significhi quando ti viene offerta una vacanza al mare. Siamo felici fin troppo facilmente”.

Temo che nel mio giudizio particolare vedrò con perfetta chiarezza che spesso sono stato “fin troppo felice” per qualcosa che non era Cristo e che quindi era infinitamente inferiore a Lui.

Temo anche che in quell’occasione ricorderò queste parole di Nostro Signore:

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Giovanni 3, 19-21).

Mentre scrivo, sapendo che ho probabilmente più giorni dietro di me che davanti, che ho accumulato rimpianti e che la mia unica speranza è Cristo misericordioso, mi chiedo come dovrei trascorrere qualsiasi quantità di tempo che ancora mi resta da vivere.

  1. Devo rinnovare i miei impegni nei confronti della preghiera, del digiuno e della penitenza.
  2. Devo chiedere ostinatamente e senza paura la grazia di bandire dalla mia vita tutto ciò che non si addice alla mia dignità cristiana.
  3. Devo riordinare la mia vita intorno ai comandamenti di Cristo per amare Dio e il mio prossimo.
  4. Devo esortare gli altri a fare lo stesso.

E voi? Come trascorrerete il tempo che vi rimane? Come vi preparerete a rendere conto della vostra vita?

Amici miei, esortiamoci a vicenda a coltivare, come dice San Tommaso d’Aquino, un santo timore, un “timor filiale”, una paura che tema di offendere l’amato. E continuiamo a pregare per le anime sante del Purgatorio, il cui tempo di purificazione non è ancora giunto al termine.

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