La Giornata Mondiale dei Poveri avrà luogo quest’anno il 18 novembre. Proposta dal fondatore di “Lazare”, istituito dal Papa dei poveri, non ha tanto per scopo di annunciare la Buona Novella, quanto piuttosto di riceverla da loro.
In fondo, che cosa resterà di Papa Francesco? Sarebbe assai imprudente arrischiarsi a un bilancio mentre il suo pontificato non è forse che agli inizi, ma una convinzione permane: Francesco è anzitutto il Papa dei poveri.
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Le polemiche inerenti alla Sede di Pietro non sono molto nuove. Benedetto XVI ne ha terribilmente sofferto e anche Giovanni Paolo II, ma i media enfatizzano spesso il preteso carattere inedito di tali controversie. Eppure Benedetto XVI non è ancora morto ed è già venerato come un immenso teologo e un grande Papa. Giovanni Paolo II, invece, è morto e già canonizzato. Ecco qualcosa con cui accreditare la tesi secondo la quale c’è una cosa che va sempre bene, nella Chiesa: il Papa di prima. E allora non aspettiamo il prossimo per amare quello di adesso.
Il programma della povertà
Del resto, non c’è bisogno di attendere la morte o le dimissioni di Papa Francesco per intravedere la linea fondamentale della sua azione, della sua parola e dei suoi gesti: la sua storia personale già lasciava intravedere il suo avvenire. Il nome “Francesco” annunciava, fin dalla sua elezione, il programma della povertà di Assisi. “Una Chiesa povera per i poveri”: il suo sogno, espresso sulla soglia del proprio pontificato, aveva il pregio della chiarezza.
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E neppure il sensus fidei si sbaglia. Le persone della strada che sono andate a vedere il film Francesco, un uomo di parola, ne sono rimaste toccate. Così Kader, che è tornato a vederlo tre volte, perché «Papa Francesco – dice – vuole far passare un messaggio e io ho bisogno di sentirlo di nuovo». Così le lacrime di Antoine, che singhiozza come un vitellino per tutta la durata della proiezione, perché quel Papa è il suo: «Quando il Papa parla, parla per me; parla di me».
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E ci sono anche i fatti: l’unica Giornata lanciata da Francesco è la Giornata Mondiale dei Poveri (GMP). La prossima si terrà domenica 18 novembre 2018 e, per la sua seconda edizione, essa si propaga sui cinque continenti – come si vede in particolare sul sito www.wearefratello.org.
La Giornata Mondiale dei Poveri
In numerosissime diocesi, parrocchie, comunità e movimenti, sarà una giornata particolare. In quel giorno, i poveri saranno al cuore della Chiesa, ossia in quel posto che spetta loro di diritto. In un certo senso, si potrebbe sperare in un Anno o un Decennio mondiale dei poveri, perché dovrebbe essere questo il grande programma della Chiesa nel corso del tempo…
Del resto si possono decodificare alcuni segni: il Papa ha affidato il coordinamento di questa giornata al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, che si trova ipso facto ri-orientato: non si tratta tanto di annunciare la Buona Notizia ai poveri, ma di riceverla proprio dai poveri, e di comprendere che l’amicizia tra ricchi e poveri è già in sé stessa una testimonianza.
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Il 18 novembre, dunque, il Papa celebrerà la messa nella basilica di San Pietro in Vaticano, prima di pranzare in sala Paolo VI con centinaia di persone provenienti dalla strada, dalla galera, da condizioni di grande precarietà… Visi e portamenti che, bisogna riconoscerlo, non avevamo l’abitudine di vedere spesso in certi posti. Il Papa tornerà a dire a tutti loro: «Qui siete a casa vostra, siete voi il nostro tesoro, siete voi il cuore della Chiesa».
Un’idea caparbia
Questa giornata è nata dall’idea caparbia di Étienne Villemain, co-fondatore dell’Association pour l’Amitié e fondatore di Lazare. Nel 2014 egli interpella il Papa in Piazza San Pietro per chiedergli di suscitare una simile Giornata. L’11 novembre 2016 gli formula solennemente questa domanda nel corso della storia udienza Fratello, alla fine della quale il Papa accettò fisicamente la preghiera dei suoi fratelli poveri. Il giorno dopo, durante un inatteso scambio di battute nella sagrestia di San Pietro in Vaticano, Étienne domandò al Papa, per una terza volta, di organizzare la Giornata Mondiale dei Poveri. E il Papa gli ha detto “sì”. Per paura di aver capito male, di nuovo ha posto la domanda – stavolta in spagnolo. «Sì, di nuovo», sembrò divertirsi il Papa. E qualche decina di minuti più tardi Francesco annunciò nella sua omelia, abbandonando il testo scritto e prendendo i traduttori alla sprovvista.
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Alla fine del giubileo della Misericordia, il Papa scrisse che d’ora in poi ogni 33esima domenica del Tempo Ordinario sarebbe stata la Giornata Mondiale dei Poveri. Se “i poveri sono i nostri maestri”, come ha detto San Vincenzo de’ Paoli, è perché dietro a ciascuno di loro si nasconde il viso del nostro Re.
Voglia di applaudire
L’anno scorso fu un clochard di Lazare a leggere la prima lettura, per la prima GMP nella Basilica Vaticana. Quando discese i gradini del presbiterio si sentì come una voglia di applaudire che percorreva tutta l’assemblea: sì, quel giorno la Parola di Dio ci era stata rivolta mediante la voce di Serge, che per l’occasione – cosa rara! – s’era fatto la barba! «Il povero grida / e il Signore lo ascolta», dice il Salmo 33. Il più delle volte, il Signore grida mediante la bocca dei suoi poveri, ma noi non lo ascoltiamo.
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All’indomani di questo 11 novembre, centenario della fine di un conflitto mondiale che ha lasciato nelle nostre terre milioni di croci di legno, non c’è modo migliore di celebrare l’armistizio che preparando la Giornata Mondiale dei Poveri, perché
la guerra si fa tra ricchi per possedere di più… […]. I poveri sono gli artigiani della pace. Abbiamo bisogno di pace nel mondo, nella Chiesa, in tutte le Chiese.
Così diceva Francesco nel novembre 2016. Parole che ci sembrano ancora e sempre di attualità, e che a buon diritto ci daranno modo di rispondere a chi, qua e là, sospira “povero Papa…”: «No: è il Papa dei poveri».
Per prepararsi alla Giornata Mondiale dei Poveri 2018, Fratello propone un ritiro online dal 12 al 17 novembre: www.wearefratello.org.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]