Una grave malattia della pelle non riesce ad essere curata in quattro ospedali. L’intercessione di Maria Rosa Mistica dietro la guarigione?
Guarita grazie all’acqua delle Fontanelle, per intercessione di Maria Rosa Mistica? La Chiesa non ha mai riconosciuto il presunto miracolo ricevuto da Oliva Sudiro, ma la sua testimonianza è una delle più “forti”, tra quelle che provengono dal santuario di Montichiari (Brescia).
Il suo caso lo ha riportato Fratel Ettore Boschini ad Andrea Tornielli, autore di “Fratel Ettore e il miracolo di Rosa Mistica” (edizione Ares). Fratel Ettore lo ha seguito e l’ha studiato. Parliamo di una donna affetta da una grave malattia della pelle, che ha girovagato in quattro ospedali senza risolvere il suo problema di salute. Il contatto con l’acqua delle Fontanelle e una preghiera accorata alla Madonna – che sarebbe apparsa in quel luogo a Pierina Gilli con il nome di Rosa Mistica – è stato il toccasana, laddove non sono arrivati i farmaci.
La malattia
«il mio male – scrive Oliva nel 1969 – ha avuto inizio nella quarantena della nascita del mio figlio Sandro. Ho patito tanto male al- la faccia e alle mani. Anche allora le mie mani sembravano marcire. Nei polpastrelli delle mani perdevo brandelli di carne. A confronto però di questi ultimi cinque anni, il male era meno grave. Non avendo possibilità finanziarie, ho trascurato le cure mediche, specialmente nel periodo in cui i miei figli erano agli studi. Le cure vere appropriate alla malattia, le ho fatte in questi ultimi anni, con gli aiuti di mio figlio medico. Negli anni precedenti ho seguito soltanto cure empiriche, a base di erbe, che non mi procurarono altro che aggrava- mento delle mie sofferenze. la mia malattia ebbe una durata di circa 41 anni (1927-1968)».
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Le sofferenze estive
Il periodo più doloroso, per la donna, era l’estate. «Andavo sempre fasciata al lavoro nei campi; portavo guanti per proteggere le mani dal sole e per evitare, con questo, l’aggravarsi del male. durante l’inverno, stavo un po’ meglio. il massimo delle sofferenze l’ebbi nei cinque anni dopo la mia venuta a Malavicina (Mantova); ebbi alle gambe dapprima una insignificante macchia nera, dichiarata trascurabile anche da mio figlio medico. dopo un po’ di tempo, però, soffrii di un prurito insopportabile alle gambe, per cui non potevo trattenermi dal grattarmi fino a lacerarmi le carni. In poco tempo mi si formarono piaghe in tutte due le gambe; profonde e larghe quanto un pugno chiuso. in seguito sono stata più volte per due o tre mesi all’ospedale».
Mani come una lebbrosa
«Le mie mani – prosegue la donna – sembravano quelle di una lebbrosa: vi sia staccavano brandelli di carne marcia; alle punte delle dita le piaghe lasciavano vedere le ossa. Quanto male ho sofferto! Quante volte mi sono raccomandata al Signore e alla Madonna! Nonostante tutto questo male, mi sforzavo di andare sempre alla Messa, ogni mattina, convinta che se avessi perduto questi aiuti spirituali, mi avrebbe presa la disperazione».
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Miglioramento temporaneo
Oliva venne curata all’ospedale di Ostiglia, poi a quello di Novara «dove prestava servizio mio figlio medico; poi venni ricoverata nel reparto dell’ospedale di Mantova, specializzato per le malattie della pelle. Qui, venni trattenuta in una camera completamente buia, e da questa cura ebbi un apparente miglioramento. Ma dopo pochi giorni dalla mia dimissione venni presa da una smania tale da non poter più prender sonno né di giorno né di notte; e ciò per molto tempo».
L’ultimo tentativo
L’ultimo tentativo di cura specializzata avvenne nel 1967, nell’ospedale di Verona. «Anche qui sembrò che tutto andasse per il meglio, ma dopo un breve periodo di tempo dalla mia dimissione, tutto tornò come prima, anche se i miei familiari avevano l’impressione che il mio miglioramento continuasse. l’ultimo peggioramento che mi costrinse al letto in via continuativa, fu nell’agosto-settembre 1968».
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La guarigione
«Nel settembre 1968 – si legge nel dattiloscritto firmato dalla signora Oliva – mi è stata consegnata una bottiglietta contenente circa mezzo litro dell’acqua di Fontanelle e mi venne consigliato di bagnare con detta acqua le mie piaghe, recitando nello stesso tempo la preghiera “Rosa Mistica”. Io, essendo stata precedentemente delusa dall’inutilità delle precedenti cure, nutrivo poca fiducia in questo nuovo rimedio. Ma per amore della Madonna, seguii questo consiglio, fattomi dalla mamma del fratello Camilliano Ettore Boschini».
La fine della malattia
Ecco cosa accadde. «Tutte queste sofferenze che duravano da oltre quarant’anni, ebbero termine in una fortunata sera di settembre 1968, verso le ore 16.30, quando applicai alle mie piaghe l’acqua della sorgente di Fontanelle. dal momento in cui misi l’acqua sulle piaghe, il prurito scomparve totalmente. Quella notte, per la prima volta dopo parecchi mesi, riuscii a dormire e al mattino, con mia grande sorpresa, sfasciandomi le gambe, subito mi accorsi che le piaghe stavano scomparendo. chiamai mio marito e gli dissi di vedere se anche i miei calcagni già piagati, fossero in via di guarigione. egli mi rispose, dopo aver guardato: “Ma sai che sei quasi guarita?”. Fu così grande la gioia, che subito mi alzai e andai alla Santa Messa, cosa che da molto tempo era impossibile, per la gravità del male».
Nessuna traccia delle piaghe
In pochi giorni le piaghe scomparvero, «lasciando nelle gambe delle evidenti cicatrici, a testimoniare le lesioni ora scomparse. Così avvenne nella mia faccia e nelle mani; ove la guarigione – conclude Oliva – non lasciò alcuna traccia delle piaghe».
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