Non c’è solo una ricerca implacabile di ricchezza e innovazioni tecnologicheSì, anche se lavoro nella Silicon Valley, non temo la ricerca atea della ricchezza o dell’ingegneria digitale della società…
Chiedo scusa al salmista, ma la parafrasi riflette un continuo sospetto nei confronti dei colossi aziendali, la cui rivoluzione digitale ha radicalmente trasformato il modo in cui viviamo.
La Silicon Valley è passata dall’essere una location geografica a rappresentare un concetto, com’è accaduto in passato per Hollywood e Madison Avenue.
Nonostante il famoso mantra di Google, Do No Evil (Non fare alcun male), la compagnia che ha trasformato la ricerca su Internet in un impero viene criticato di routine per tutto, dal piegarsi alle richieste di censura della Cina comunista alla sua gestione degli abusi sessuali ai suoi gradini superiori. Il sospetto che circonda la Silicon Valley può essere dedotto da una rapida scorsa ad alcuni articoli recenti:
- Un giornalista si è riferito ai “magnati luciferini della Silicon Valley”, che “vogliono conoscerci meglio di noi stessi in ogni aspetto”.
- Si dice che una professoressa di Teologia che si era appena trasferita in un seminario cattolico di San Francisco abbia espresso grande soddisfazione per la forte fede che vi ha trovato e abbia detto: “Potrei essermi imbattuta involontariamente in una parte particolarmente cattolica del Paese, ma è piuttosto improbabile perché mi trovo nel cuore della Silicon Valley, che non è certo famosa per la sua devozione alla dottrina cattolica”.
- The New York Times ha scritto un articolo critico con il titolo allarmante: “Consenso Oscuro su Schermi e Bambini Inizia a Emergere nella Silicon Valley”.
“Sono convinto che il diavolo viva nei nostri telefoni e stia devastando i nostri figli”, si legge nell’articolo citando un ex assistente esecutivo di Facebook.
Alcuni, però, non la vedono così nera, e ci sono molte persone di fede e risorse per la pratica di una vita santa per chi vive e lavora nella Silicon Valley.
“Non posso fare a meno di vedere lo straordinario potere spirituale di un posto come questo, che collega una parte così consistente del mondo”, ha detto il vescovo Robert Barron a un gruppo di impiegati iniziando una conferenza nel quartier generale di Facebook lo scorso anno. “Suppongo che possiate leggerlo in modo puramente secolare, ma io scelgo di non farlo. Penso che sia una cosa spirituale, che stiate unendo le persone”.
All’inizio dell’anno il vescovo Barron, fondatore dei ministeri Word on Fire, ha offerto una presentazione simile nel quartier generale di Google, e il suo discorso è stato visto quasi 135.000 volte su YouTube.
Per evangelizzatori come il vescovo Barron, Internet e i social media possono essere molto utili – ha anche ospitato una sessione di AMA, o Ask Me Anything (Chiedimi qualsiasi cosa, n.d.t.), su Reddit a settembre. Potrebbe sorprendere alcuni lettori il fatto che gli interventi che ha pronunciato a Google e Facebook siano stati promossi da organizzazioni cattoliche presenti all’interno di quelle compagnie.
“A Google, alcuni impiegati hanno iniziato a incontrarsi per pranzo di tanto in tanto, e poi è nato qualcosa, e qualcuno ha trovato un oratore… È iniziato tutto da lì, e poi è diventato un po’ più organizzato”, ha affermato Tony Weber, che ha lavorato come software engineer a Google Earth per cinque anni. “È molto informale. Non c’è una struttura dietro”.
Un’altra impiegata, Melissa Kuo, fondamentale nell’organizzazione della conferenza del vescovo Barron, definisce il gruppo Catholic Googlers e dice che ha circa 300 membri.
Bill Fusz, con Facebook da quattro anni e responsabile delle Global Developer Operations, ha spiegato che questo gruppo, Catholics@Facebook, fa parte di “una costellazione di quelli che definiamo gruppi di risorse di Facebook”.
“Uno dei nostri valori interni è essere davvero capaci di portare se stessi sul lavoro, cercare di integrare il lavoro e la propria vita non dovendo nascondere o mettere da parte alcuni aspetti di sé quando si varca la soglia dell’ufficio”, ha detto Fusz. “E allora abbiamo molti gruppi diversi che ci permettono di farlo e ci sostengono, aiutandoci anche a costruire la comunità mentre si fa questo. Stiamo tutti realizzando una comunità a livello globale, e quindi vogliamo costruirla anche all’interno della compagnia”.
Le compagnie tecnologiche dominano in molti modi la vita nella Silicon Valley. Fusz e la sua famiglia frequentano la chiesa di San Giuseppe da Copertino a Cupertino, che condivide un parcheggio con gli edifici della Apple. “A Cupertino si è circondati dalla Apple”, ha affermato. “È divertente che la chiesa e la compagnia siano una di fronte all’altra”.
È una chiesa con una statua alta quasi dieci metri di Maria che domina il panorama nel bel mezzo delle icone della Silicon Valley. Per molti di coloro che percorrono la Route 101, Nostra Signora della Pace, con le braccia aperte in atteggiamento di accoglienza, è una forza attrattiva. Molti siedono nell’area intorno alla statua, e alcuni entrano nella chiesa omonima.
“La prima volta in cui siamo venuti qui a trovare un amico siamo usciti dall’autostrada. Era sera e abbiamo visto questa grande statua illuminata, ed è stato piuttosto sorprendente”, ha affermato Chris McGlone, che lavora nel settore della vendita di forniture mediche e la cui famiglia ora fa parte della parrocchia. “Dopo la Messa siamo andati in un ristorante e poi siano tornati in chiesa. C’era l’adorazione. Erano le nove o le dieci di sera. È stato molto bello”.
“Chiunque venga qui dice ‘Mi sento in pace’”, ha affermato padre Brian Dinkel, il parroco della chiesa, situata a 10 minuti di cammino dal nuovo stadio dei 49ers. “I non cattolici vengono qui, si siedono e guardano Maria… Prima che la Silicon Valley iniziasse a crescere, la statua era la cosa più grande che si riuscisse a vedere. Chiunque ci conosce come la chiesa con la grande statua di Maria”.
Padre Dinkel crede che Maria attiri le persone a suo Figlio, e cita esempi di persone che si siedono accanto alla statua e vedono altri che entrano in chiesa.
“Più di tutto, abbiamo molti cattolici che si erano allontanati dalla fede e ora tornano”, ha dichiarato padre Dinkel in un’intervista. “Qui ci sono quattro sacerdoti, e uno dei più grandi apostolati di cui ci occupiamo è la Confessione. Quasi a ogni sessione abbiamo una o due persone che sono state lontane per molti anni e poi tornano. Possiamo attribuirlo solo all’intercessione della Madonna e alle preghiere della nostra gente”.
Nella chiesa si organizza l’adorazione eucaristica perpetua – gente che prega di fronte al Santissimo Sacramento 24 ore su 24, 7 giorni su 7 –, e padre Dinkel paragona questa devozione a Internet.
“Penso a questo come all’anima o al cuore che batte silenziosamente nella Silicon Valley”, ha affermato. “Come Internet processa informazioni in continuazione ed è sempre in movimento, noi adoriamo costantemente nostro Signore e siamo un luogo silenzioso di preghiera”.
McGlone ha testimoniato che “si può arrivare nel cuore della notte e trovare 12-15 persone che pregano in chiesa”.
Ci sono anche sforzi per aiutare i cattolici della Silicon Valley ad essere araldi del Vangelo nel loro settore lavorativo. Se il vescovo Barron ha pronunciato un intervento ad alto profilo a Google, è intervenuto in quella sede anche un altro sacerdote su invito di Tony Weber. Padre Robert Badillo, docente di Filosofia alla St. John’s University di New York, ha parlato del fatto di vedere il lavoro alla luce dell’insegnamento cattolico.
“È un modo in cui stiamo in un certo senso assistendo al completamento della creazione”, ha affermato padre Badillo in un’intervista. “Ciò richiede un’osservazione quotidiana di modo da poter vedere qualsiasi cosa in base alla prospettiva della crescita nell’unione con Dio, o nella santità, tale da richiedere una vita proattiva di preghiera”.
Da una comunione interiore con Dio, che include il fatto di ricevere regolarmente i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, deriverà una vita esteriore di carità, ha dichiarato il sacerdote, sottolineando che si tratta di un elemento fondamentale nell’ambiente di lavoro, altamente competitivo.
“In altri termini, cercare di essere punti di riferimento di una pazienza simile a quella di Cristo, di una bontà simile alla Sua. L’amore è bontà, è gentilezza”, ha detto, parafrasando San Paolo. “Cerchiamo di portare Cristo a tutti in quell’ambiente, inclusi coloro con cui possiamo avere più difficoltà”.