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La differenza tra prova e tentazione

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Canção Nova - pubblicato il 31/10/18
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E come superarle…di Danilo Gesualdo

Si finisce sempre per fare una gran confusione tra le difficoltà che si stanno affrontando, chiedendosi se si tratti di prove o tentazioni. Dietro di queste, c’è in fondo il dubbio relativo al fatto che ciò che si vive sia qualcosa che viene da Dio o dal maligno. La verità è che quando parliamo di prova e tentazione dobbiamo capire che esistono differenze tra le due e conseguenze diverse quanto al frutto generato in noi.

Perché i frutti possono essere diversi?

Perché le “fonti” da cui derivano sono diverse. La Parola di Dio e il Magistero della Chiesa ci aiutano a comprendere cos’è ciascuna di quelle realtà e come viverle. Nella Lettera di San Giacomo troviamo una chiara distinzione e spiegazione di quello che è ciascuna e delle sue conseguenze:

“Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (Giacomo 1, 2-4). “Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano” (Giacomo 1, 12).

Giacomo stesso ci parla della tentazione:

“Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte” (Giacomo 1, 13-15).

Gesù ci ha insegnato nella preghiera del Padre Nostro una realtà sulla tentazione quando ha detto: “e non farci cadere in tentazione”.


POPE FRANCIS
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In questa richiesta di Gesù c’è un rifiuto della tentazione, un avvertimento del fatto che c’è un pericolo, e subito dopo viene un’altra supplica, in cui c’è un legame con la richiesta precedente di “non far cadere in tentazione”: “ma liberaci dal male”. In base a tutto questo, possiamo dire che ci sono grande differenze tra tentazione e prova, per la loro origine e i frutti che producono.

La tentazione ha sempre come origine il demonio, la nostra carne o il mondo. Ha l’obiettivo di portarci a peccare, e facendoci peccare produce in noi la rottura del nostro rapporto con Dio, il nostro allontanarci da Lui, generando in noi la morte.

La Parola di Dio è però chiara quanto al cammino che la tentazione fa dentro di noi. Perché questo diventi davvero un peccato, la persona, quando prova desiderio per il peccato, oltre a sentire deve acconsentire, ovvero lasciare che quella tentazione prenda il sopravvento, perché sorga l’atto del peccato e questo cresca, maturi e generi i frutti di morte.

Se è così, sentirsi tentati non è peccato, qualunque sia il livello di tentazione. Il peccato è quando si permette che quella tentazione cresca senza lottare contro di essa. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2847) insegna che se non si acconsente alla tentazione ma la si combatte può anche esserci utile, assicurandoci dei meriti davanti a Dio.

La prova ha la sua origine in Dio, nel permesso divino

Anche se certe prove possono avere dietro il demonio, vengono permesse da Dio per la crescita e la maturazione della persona. Come afferma la Parola di Dio, “… sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (Giacomo 1, 3-4).

Così è stato con Giobbe. Era un uomo integro, timoroso di Dio, ma il Signore ha permesso che il demonio lo mettesse in difficoltà, perché sapeva che Giobbe era in grado di sopportarlo. “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (1 Corinzi 10, 13).

È importante sottolineare che come un professore quando distribuisce un compito in classe resta in silenzio e osserva come ogni alunno mette in pratica ciò che ha imparato, così fa Dio nelle nostre prove. Mi piace dire che la prova è un test, mentre una tentazione è una trappola.



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Cosa dice il Catechismo?

Il Catechismo spiega chiaramente la via che possiamo seguire per combattere la tentazione e superare le prove:

“Lo Spirito Santo ci porta a discernere tra la prova, necessaria alla crescita dell’uomo interiore in vista di una « virtù provata », e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte” (CCC, n. 2847). E prosegue: “Il combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera” (CCC, n. 2849).

La nostra vita di preghiera e la nostra amicizia con lo Spirito Santo saranno per noi i mezzi sia per vincere le tentazioni che per superare le prove.

Esiste una virtù che dobbiamo chiedere per vincere sia le tentazioni che le prove, ed è la virtù della fortezza. Ecco cosa dice il Catechismo: “La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni” (CCC, n. 1808).

Dio effonda su di voi lo Spirito Santo e vi conceda tutta la saggezza e il discernimento necessari per crescere nelle vie del Signore!

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