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Una preghiera contro gli incubi e il perché dovremmo essere grati per questi

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Tom Hoopes - pubblicato il 30/10/18
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L’abitudine cristiana di pregare contro gli incubi ha una lunga storiaVolete sentire qualcosa di spaventoso?

Le notti sono lunghe e il freddo riempie l’aria. È il momento di raccontare storie di fantasmi e condividere quello che abbiamo visto nei nostri incubi.

Queste storie hanno il potere di terrorizzarci perché contengono un po’ di verità. I fantasmi esistono davvero (in un certo senso), ci sono veramente persone molto cattive, e i cristiani hanno considerato per secoli gli incubi come visite demoniache.

Vorrei condividere con voi due incubi che hanno funestato la mia infanzia, ma prima serve un po’ di contesto.

Il costume cristiano di pregare per difendersi dagli incubi ha una lunga storia. Una vecchia preghiera serale monastica recita:

“Rivestici delle armi della Luce. Liberaci dai terrori notturni e da qualsiasi cosa sia in agguato contro di noi di notte. Donaci il sonno per riprenderci dalla nostra debolezza, libero da qualsiasi fantasia diabolica”.

La preghiera assume due cose – che qualcosa “sia in agguato contro di noi di notte” e che quelle paure notturne siano una “fantasia diabolica”.

Ricordo vividamente due incubi, entrambi di quando ero bambino, tra i 7 e i 9 anni. Tutti e due hanno attaccato le basi della sicurezza della mia vita: mia madre e mio padre.

Nel primo camminavo con i miei genitori fuori dalla drogheria Fry e notavo dell’olio che usciva dalla parte posteriore di una motocicletta. Lo guardavo per un po’, poi commentavo il fatto con mio padre, pensando che stesse guardando anche lui. Ma non era così. Non rispondeva. Alzavo lo sguardo. Lui e mia madre erano spariti nel vasto parcheggio.

Camminavo tra le macchine cercandoli, sempre più ansioso visto che non li trovavo. Ero completamente solo. Alla fine, vinto dalla disperazione, iniziavo a gridare e a piangere come solo i bambini sanno fare.

Allora sentivo lo “squeak, squeak, squeak” di qualcosa che pedalava. Mi giravo e vedevo uno strano ometto su un triciclo. Me lo ricordo ancora benissimo: capelli castano rossicci a coprirgli le orecchie e folti baffi marroni stile anni Settanta (come questo qui).

I suoi occhi erano pieni di sincera preoccupazione e mi chiedeva: “Perché piangi? Cosa c’è che non va?”

Avevo la strana sensazione che fosse malvagio, e sapevo di non dover parlare con gli estrenei, ma ero allo stremo, e gridavo: “Non riesco a trovare il mio papà!”

Quello che mi diceva in seguito mi raggelava: con uno sguardo perplesso e sincero diceva: “Che vuoi dire, Tommy? Sono io il tuo papà!”

Mi svegliavo ansimando.

I sogni ci terrorizzano nello stesso modo in cui lo fanno i film horror – attaccando la speranza. Trovano qualcosa a cui teniamo nella nostra vita e lo fanno a pezzi.

Ho sentito di sogni che attaccano perfino la Beata Vergine. L’altro mio incubo ricorrente aveva come protagonista mia madre.

Sognavo di svegliarmi di notte e di guardare la mia stanza. Riuscivo a vedere mio fratello nel suo letto, e ai piedi del mio c’era una ragazzina con lunghi capelli grigi e castani che mi guardava in modo inespressivo.

Non diceva nulla di minaccioso, ma un senso di disagio mi riempiva di orrore e riuscivo a malapena a muovermi mentre lottavo per svegliarmi per liberarmi dal suo sguardo. Quando mi svegliavo la stanza era lì, ma lei non c’era più.

Questi sogni si sono ripetuti per mesi – più o meno una volta a settimana –, finché una volta la ragazzina è diventata cattiva. Nel sogno cercavo di svegliarmi ma non ci riuscivo, e allora iniziavo a gridare invocando mia madre. Questo agitava la ragazzina, e quando mia madre appariva sulla porta lei si accucciava come un animale e le balzava addosso, gettandola a terra e graffiandole il volto.

Mi sono svegliato ansimante e terrorizzato.

Gli scienziati suggeriscono che i sogni sono un meccanismo cerebrale e forniscono una “terapia di esposizione” che ci permette di affrontare situazioni che non sappiamo come gestire – stare da soli in un parcheggio, trovare inaspettatamente qualcuno in camera propria…

È un modo per dire che gli incubi ci possono aiutare. Sono di ausilio anche le storie bibliche di Giuseppe nell’Antico Testamento e Giuseppe nel Nuovo Testamento, perché entrambi interpretano degli avvertimenti contenuti nei sogni.

La mia ammonizione biblica preferita sui sogni è però quella del Siracide per la quale i sogni non significano niente (Sir 34, 1-7).

Ad ogni modo, per stare tranquilli, stasera reciterò la preghiera dei monaci, e magari ci aggiungerò anche un’Ave Maria.

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