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“Troppo tardi per avere figli”. La testimonianza di Luciana Mantero e la sua lotta per la fertilità

Screenshot Youtube

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Catholic Link - pubblicato il 26/10/18
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di Nory Camargo

In questo intervento TED, Luciana Mantero mi è sembrata piuttosto assertiva su un tema che oggi, ironicamente, suscita controversie ogni volta che viene menzionato: la fertilità. Sorgono interrogativi di ogni tipo, da “E se non volessi avere figli?” e “Chi dice che i figli ci rendono felici?” a “Chi dice che le donne sono chiamate alla maternità?” e “Chi ha inventato la storia che la finalità del matrimonio è la procreazione?”

Ci sono due fazioni, o meglio tre. Una è quella per la quale la maternità e tutto ciò che implica questo concetto è un sogno, una di quelle cose che possiamo definire “il meglio che mi è capitato nella vita”. Il secondo gruppo è composto dalla cosiddetta generazione NOMO, le donne che hanno deciso di non essere madri, quelle per le quali l’idea di diventare madri è semplicemente inconcepibile. C’è poi un terzo gruppo, formato da quelle coppie per le quali l’arrivo di un figlio è diventato la lotta più difficile della vita.

Ciò che mi è piaciuto di più della testimonianza di Luciana è l’appello che rivolge a rispettare le decisioni altrui sul tema della fertilità (senza che questo voglia dire optare per l’aborto come soluzione). Se una coppia non vuole avere figli va bene. Perché dobbiamo sempre cercare dei motivi per opporci a una decisione di questa portata? Se una coppia vuole avere più di tre figli in pieno XXI secolo, perché dobbiamo scandalizzarci e impicciarci di quello che non ci riguarda? Se una coppia non è riuscita a concepire, perché ci affrettiamo a opinare sul tema, a giudicare, puntare il dito o criticare?

Ecco alcune riflessioni su cui vorrei soffermarmi dopo aver ascoltato Luciana:

Un’epidemia silenziosa a cui nessuno ci prepara

Si parla molto di come essere genitori – di quello che dobbiamo fare, di come prepararci, della lunghissima lista delle cose da comprare per l’arrivo di un figlio… -, ma si parla poco dell’infertilità, di come affrontarla e come non trasformare questo ostacolo in un detonatore che finisce per danneggiare il rapporto di coppia. Di come andare avanti con il sogno frustrato di diventare padre e madre o come sopportare i commenti della gente come se non avessimo un cuore che si può spezzare.

Se in questo momento state attraversando la dura prova di non sapere se il “miracolo” avverrà, comprenderete molto bene di cosa parlo. I commenti fanno male, e ancor di più quando vengono da amici intimi o familiari. Capirete anche che non avevate mai provato un desiderio tale che qualcosa funzionasse e che questo tipo di situazioni mette alla prova la fede. Sarà un castigo di Dio? Perché ora che desideriamo diventare genitori tutto si complica? Perché per alcuni avere dei bambini è facile quanto sfornare il pane? Perché ci sono donne che concepiscono facilmente pur non volendo essere madri e altre no?

Avere un figlio è fare un salto nel buio

È vero, per avere figli bisogna essere un po’ pazzi. Come dice Luciana, significa “lasciarsi trasportare da qualcosa che è molto più emotivo che razionale”. Nessuno che non sia ancora genitore comprenderà il significato che arriva ad avere la parola “sacrificio”. È proprio per questo che la parola “amore” trascende arrivando a un livello quasi incomprensibile.

La nostra cultura, centrata sull’egocentrismo, ci ha spinto a credere che nella nostra epoca un figlio sia un “problema”. Perché avere un figlio? Perché cercare altre spese? Perché sacrificare il proprio tempo e la loro libertà? E poi ci sono domande ancora più forti: perché portare altre persone in questo mondo così perverso? Non si è forse sentito parlare della sovrappopolazione?

Tutto questo accade perché abbiamo centrato i nostri sogni e i nostri desideri sulla soddisfazione e sul piacere dei sensi, sulle cose materiali e superficiali. Siamo sinceri: chi non vuole vivere bene? Nessuno! Tutti vogliamo e siamo chiamati ad essere felici, e anche Dio vuole che lo siamo. Quello che bisogna pianificare di nuovo è il modo in cui esserlo. Facendo riferimento al tema di essere genitori o meno, dovremmo riflettere sul modo in cui concepiamo la paternità e la maternità.

Se vogliamo diventare genitori benissimo. Se invece abbiamo scoperto che non siamo nelle condizioni di esserlo dev’essere rispettata anche quella decisione, e se stiamo lottando per diventarlo coraggio! Non bisogna criticare nessuna di queste posizioni, ma possiamo permetterci di pensare: La mia vita sarebbe diversa se qualcuno mi avesse detto questo?

Prima o poi, ogni decisione pesa

La testimonianza di Luciana e la sua lotta per diventare nuovamente madre mi ha commosso per due motivi: il primo è che nei momenti di angoscia e di sofferenza – mettendo da parte il fatto di essere credenti o meno – sorge una necessità immensa di credere che qualcosa di più grande di me, qualcuno più potente, qualcosa che la ragione non è in grado di cogliere, possa o debba aiutarmi a ottenere ciò che desidero tanto.

La supplica che sboccia dal cuore di Luciana, pur provenendo da una famiglia atea – come afferma nel video –, è la prova del fatto che quando ci riconosciamo fragili e bisognosi qualcosa dentro di noi ci fa elevare lo sguardo al cielo, gridando con frustrazione e speranza “Dio, se ci sei aiutami!” Luciana ricorre alla Vergine Maria di fronte alla tristezza e alla disperazione, e affida la sua situazione alla nostra Mamma celeste. E sorprendentemente afferma poi che quel secondo figlio per il quale stava lottando tanto insieme al marito è arrivato quando meno se lo aspettavano.

La seconda ragione è il suo desiderio di condividere con altre donne la sua esperienza di lotta per la maternità – pensare “Non voglio che sia tardi per te, non voglio che tu debba passare per le stesse cose, che tu soffra o possa pentirti in futuro, che ti batta il petto dicendo ‘Perché nessuno me l’ha detto quando ero giovane?’”

Chiedetevi in questo momento “Cosa succederebbe se in questo istante vi dicessero che la vostra possibilità di avere figli è finita per sempre?” Fareste qualcosa di diverso rispetto a quello che state facendo ora?

Qui l’originale apparso su Catholic Link

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