“La malattia ti fa capire realmente che immortali non siamo. La malattia sovverte le regole, le sospende, la malattia ti dà il permesso di cambiare. Ecco dove sta la libertà…”Ci sono giorni che non sono come gli altri perché sono più belli, frizzanti, slacciati dalla solita routine che ci fa sentire a volte come criceti in gabbia. Sveglia, lavoro, spesa, casa. Il suono di un cancello automatico che si apre e si chiude. E per G. quella era una giornata così: diversa, allegra, emozionante. Una serata fuori per ascoltare dal vivo Jovanotti, il suo cantante preferito.
Una strana pallina sul seno
Qualche ora di musica ballando come una ragazzina “questo è l’ombelico del mondo”, cantando a squarciagola “il più grande spettacolo dopo il Big Bang siamo noi, io e teee” e poi una doccia a casa perché dopo i concerti ci si sente stropicciati di sudore, le gambe stanche, il pizzicore alla gola. E mentre G. si insapona sente sul seno destro una strana pallina che segna un prima e un dopo nella sua vita.
Sotto la doccia, di ritorno da un concerto di Jovanotti, il mio cantante preferito…negli occhi, nelle orecchie e nelle gambe ancora un sacco di energia, emozioni, belle parole, musica, felicità…Alzo il braccio e noto una strana «pallina» nel seno destro, proprio lì dove non deve stare…Sintetizzo i giorni seguenti in poche parole: analisi, visite, studi privati ed ospedali, esami i cui soli nomi scatenano il terrore, sguardi, parole che neanche passano dalle orecchie ma arrivano dritte alla bocca dello stomaco e ti immobilizzano, tolgono il fiato…paiono toglierti tutto…TUTTO. (Corriere)
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Chi ero prima?
Prima del tumore al seno G. è una donna di 37 anni, una mamma separata, capelli lunghissimi da acconciare in mille modi con i suoi adorati abiti a fiori, amante della vita e della buona tavola:
(…)A metà febbraio 2018 sono (…) non equilibratamente serena, amante del buon cibo, del buon vino (…) Ahimè sono una donna del 2000, convinta che la routine quotidiana fatta di lavoro, casa, aperitivi, cene con gli amici e qualche sfizio sia il meglio a cui aspirare (Ibidem)
E dopo?
Dopo la “strana pallina”: fogli, appuntamenti, referti, stanze d’ospedale, attese, paura. Il tempo delle lacrime, della sofferenza, della disperazione e un grande senso di impotenza. Un cancro al seno metastatico:
(…) che secondo i medici ad oggi non si può guarire, ma tutt’al più cronicizzare. Sono una donna con in mano un piano terapeutico che prevede 6 cicli di chemioterapia e poi chissà. Mi sono concessa il tempo giusto per piangere, disperarmi, guardarmi allo specchio terrorizzata, bloccata, impaurita, guardarmi intorno e vedere tutta la mia semplice vita come qualcosa di prezioso che mi stava sfuggendo dalle mani. Mi sono concessa il tempo di vagare per casa e per le strade della mia città senza un senso, senza lucidità (Corriere)
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Non sto affrontando una malattia, sto vivendo un percorso di guarigione
Ma dopo il momento dello sconforto arriva per G. “la svolta” e così trova provvidenzialmente la forza di guardare in faccia il cancro invece che rifiutarlo e di affrontare le cure. La malattia è un messaggio, dice, forse di quelli che non vuoi leggere, aggiungo io, eppure afferma G. che proprio il cancro le ha permesso di scoprire aspetti di se stessa fino ad allora sconosciuti. Le ha donato occhi nuovi per guardare al futuro, diverso da come lo aveva immaginato, che non vede l’ora di vivere:
E poi, all’improvviso, la svolta: una forza che sa Dio o chi per lui dove stava nascosta è esplosa. La forza consegue alla consapevolezza profonda che si è radicata in me nel giro di poche ore: la malattia è un messaggio, che va in primo luogo riconosciuto, poi ascoltato e infine compreso. Non sto affrontando una malattia, sto vivendo un percorso di guarigione. In pochi mesi la malattia ha spalancato finestre dentro e fuori di me che non solo prima non riuscivo ad aprire, ma neanche vedevo, neanche ero consapevole che esistessero. Finestre che mi stanno permettendo di guardarmi, di conoscermi, di capirmi, migliorarmi o per lo meno tentarci. Finestre che mi permettono di guardare al domani con occhi diversi…un domani che sono sicura ci sarà… diverso certamente da come me lo sarei aspettato, immaginato o sognato, forse più faticoso, forse caratterizzato da un costante flusso di tensione da tenere sotto controllo… ma un futuro certamente più libero (Ibidem)
Un futuro più libero?
Malata, dipendente dalla chemio e costretta a rinunciare alla sua bella e folta chioma, G. parla di libertà? Che cos’è questa libertà? Sembra impossibile accostare la malattia alla parola libertà. E invece…
la malattia ti fa capire realmente che immortali non siamo. La malattia sovverte le regole, le sospende, la malattia ti dà il permesso di cambiare. Ecco dove sta la libertà… (Corriere)
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Sono gnocca anche con i capelli alla soldato Jane
Ma l’aspetto più bello della testimonianza di G. è l’ironia. La malattia le avrà pure fatto cadere i capelli e tolto la salute ma non la voglia di sorridere di sé e degli altri. I 6 cicli di chemio non hanno scalfito la sua grinta, non le hanno rubato la speranza. G. non legge le statistiche, non sa cosa pensano i dottori ma tiene bene in mente il suo traguardo: arrivare a 76 anni serena e forte. E noi glielo auguriamo di cuore!
Io oggi ho finito i miei 6 cicli di chemio, i miei lunghi capelli fanno parte del passato e mi guardo allo specchio con soddisfazione: mai avrei creduto di essere gnocca anche con i capelli alla soldato Jane. Settimana prossima inizio la terapia di mantenimento, quella che ha lo scopo di impacchettare e arginare le cellule tumorali che nel mio corpo restano (che sono molte molte molte meno di quelle che abitavano allegramente dentro di me quando tutto è iniziato). Non leggo le statistiche e le percentuali, perché io sono io e ognuno crea, gestisce e risolve la malattia a modo suo. Non so esattamente cosa si aspettino i medici. Io che oggi di anni ne ho quasi 38 mi sono posta un obiettivo: arrivare serena e in forza a 76 anni…perché come qualche secolo fa uno più famoso di me scrisse: «Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura chè la dritta via era smarrita». Ma da lì ebbe inizio un viaggio straordinario…che mai avremmo potuto vivere se prima non ci fossimo smarriti.
A 76 anni cara G., sarai un’affascinante signora con una chioma ribelle sale e pepe, avrai qualche ruga sul volto, tanti nipoti e il sorriso compiaciuto di chi è grato alla vita.
Dio ti doni la forza e un cammino ancora lungo, pieno di luce e amore.
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