La demografia africana parla, secondo Macron, di una massa ignorante e prolifica. E il suo concetto di educazione, poi, somiglia tanto a un piano eugenetico …
Quando un mago non ha in tasca un numero davvero sorprendente può ricorrere alla tecnica del “mappazzone” di chef Barbieri e buttare nel pentolone tanti ingredienti esplosivi, per stupire gli spettatori – almeno – con un gran botto. Ma a Monsieur Macron il botto ha portato in dote molti effetti collaterali e i giornalisti, si sa, non aspettano altro che poter trasformare una scintilla in un fuoco d’artificio; morale della favola, il capo dell’Eliseo oggi si trova a fare i conti con un guaio scritto a lettere cubitali sulla stampa di mezzo mondo: “Solo le donne ignoranti fanno figli”, parola di Emmanuel Macron.
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Non è che lui abbia pronunciato esattamente questa frase, ma i giornalisti non hanno frainteso il senso delle sue parole, pur traducendole in modo così esplicito. Ho ascoltato per intero il discorso incriminato, pronunciato dal Presidente francese a New York durante un evento dedicato all’Africa a margine di un’assemblea delle Nazioni Unite; apparentemente sembra il messaggio d’amore di un uomo verso le donne e i loro diritti. In realtà è un mappazzone di razzismo e sessismo, e soprattutto mancanza di logica. Quando è assente un ideale chiaro, la vista brancola nel buio delle frasi fatte e della confusione di argomenti irrelati che si mescolano a piacimento.
Chi è educato non fa figli
Il problema africano rispetto alla demografia è che non c’è una fertilità scelta. Dico sempre, presentatemi una donna che sia stata perfettamente educata e abbia 7, 8 o anche 9 figli. Per piacere, presentatemi una ragazza che decide di lasciare la scuola a 10 anni per potersi sposare a 12. ( da The Guardian)
Non è detto che pronunciare una serie di proposizioni grammaticalmente giuste porti alla costruzione di un discorso ragionevole. Queste tre frasi, pronunciate in sequenza da Macron come fossero lo sviluppo di un’argomentazione, sono tre abitanti di tre mondi separati. E se rallentiamo il passo e teniamo per mano la logica, ce ne accorgiamo.
Se volessimo replicare a Monsieur in modo sensazionalistico, potremmo partire dalla seconda frase e rigirare la frittata. Caro Presidente, sta per caso dando dell’ignorante ad Angelina Jolie, che di figli ne ha 6? E, mi dica, gli uomini con molti figli sarebbero altrettanto privi di un’educazione perfetta? Povero Eddy Murphy, che di figli ne ha 9.
Nel gioco del sensazionale le celebrità fanno subito breccia, ma solo a titolo di provocazione. Giusto per giocare ancora tre secondi a “lascia o raddoppia?” con Macron si può citare il caso della CEO britannica nel campo della finanza Helena Morrissey, madre di 9 figli. Ma non è questo il punto.
La nota dolente dell’affermazione di Macron nasce da un presupposto razzista: essendosi concentrato solo sulle donne africane, titoli di studio e maternità sono stati messi in opposizione. Se avesse pensato alle donne di ogni latitudine, non si sarebbe mai azzardato a pronunciare una richiesta del genere, perché di madri plurilaureate e pluripare gliene potremmo presentare a bizzeffe. E neppure questo è il punto.
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Ha commesso un errore enorme nel contrapporre il percorso di studi e i figli, producendo il cortocircuito di un messaggio assurdo: l’educazione è l’antidoto alla crescita della natalità. Siamo così sicuri che una donna che studia arriverà per forza alla conclusione che i figli vanno pianificati e in numero ridotto? Perché?
Perché s’imparano i metodi contraccettivi e la pianificazione delle nascite? Questa non è educazione, è indottrinamento. L’educazione che lui intende non è quella che s’impara sui libri di storia, filosofia, scienze; ma quella che sottilmente s’infila nella testa di una persona che presta orecchio a certe recenti teorie femministe ed eugenetiche. Ripeto, non è educazione ma indottrinamento.
Mi annovero tra le mamme – laurea, dottorato e tre figli – a cui lo studio ha spalancato una visione del mondo sorretta dal valore culturale, sociale, umano della famiglia. Da Aristotele a Wendell Berry me l’hanno insegnato davvero in tanti, non ultimo uno dei pilastri letterari della beneamata Francia: Victor Hugo. Una rilettura veloce de I miserabili, merci signor Macron!
Le spose bambine
Con un salto logico a dir poco imbarazzante, si passa dalla donna con titoli di studio che dovrebbe imparare a pianificare le nascite alla bambina costretta a lasciare la scuola a 10 anni per sposarsi. Si rende conto il Presidente che ha introdotto un argomento che nulla c’entra in tema di educazione e natalità? Qui il tema diventa quello dell’infanzia violata.
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Il dramma delle spose bambine è un retaggio culturale che nulla a che fare con l’ipotetico assunto che educazione e natalità siano in contrapposizione: ha invece a che fare con una costrizione e una violenza su minori che tantissimi dei missionari in terra africana da decenni conoscono e affrontano con decisione. Una sposa – bambina non dovrebbe esistere, è lei il centro del discorso in questo caso.
La logica insegna ad argomentare in modo lineare, non a tirar fuori dal cappello contenuti stupefacenti, e solo apparentemente affini al tema, per forzare un ragionamento. La sposa bambina è abusata una volta di più se la si considera come esempio di donna ignorante e sforna-figli.
Fertilità pianificata
Eccolo qui il cavallo di Troia! Tutto il fragile castello di sabbia del Presidente Macron è fondato su una base molto precaria. Il gigante abbaglio moderno: la procreazione deve essere pianificata. Poiché la frase, detta così, ha proprio un brutto retrogusto eugenetico la si pronuncia “fertilità scelta”. Ed ecco che pare una lode alla libertà. Se così fosse, guardando il nostro misero continente europeo, dovremmo dire che abbiamo avuto la libertà di autoestinguerci. Che traguardo!
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Siamo diventati alunni modello della procreazione aggirata con pillole del prima e del dopo, calendarizzata, fabbricata in laboratorio, da essere un continente invecchiato e quasi con un piede nella fossa. Se la demografia africana parla, secondo Macron, di una massa umana ignorante e prolifica, di cosa parla la nostra demografia? Di una massa umana indottrinata e castrata … nel mettere a fuoco una vera idea di vita, famiglia e felicità.
È all’Europa che occorre una vera educazione, quasi un lavaggio del cervello. Siamo fortunati perché ogni biblioteca possiede il materiale giusto all’uopo, sarà un po’ impolverato ma ci schiarirà la vista. C’è un bellissimo aforisma di Chesterton che suona così: “Senza educazione rischieremmo di prendere davvero sul serio le persone educate“. Perché c’è una bella differenza tra millantare teorie e avere un’educazione. E c’è differenza tra chi è schiavo di un’ideologia e chi diventa libero grazie all’educazione.
Educati male
Il primo alveo dell’educazione è la famiglia e ciò che l’Europa sta combattendo con armi letali è proprio la famiglia. Questa è la premessa del discorso. Che abbiano o meno una laurea, un diploma o un tre debiti formativi le nostre donne – e i nostri uomini – possono essere ben educati, da quella presenza permeante e nutriente che si chiama tradizione e di cui la famiglia è portavoce. Aver tentato e continuare a tentare di sradicare questa linfa vitale è la prima forma colposa di diseducazione; è anche la premessa per poter introdurre il pensiero debole della donna in carriera con la pillola anticoncezionale in tasca (o l’aborto dietro la porta), uno stereotipo da cui non nasce – letteralmente – nulla di buono.
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Su questo l’Africa è meglio che non ascolti i sapientoni europei. Sono educati male, da questo punto di vista. Tendenzialmente, però, i sapientoni parlano alle conferenze a New York, a mille miglia dal villaggio keniano dove la vita nei suoi multiformi modi accade. Per fortuna là ci vanno e ci stanno uomini e donne come i nostri missionari che ci raccontano un’educazione viva e vegeta …. e neppure unilaterale, da conquistatori. Quanta saggezza in comune si scopre, ma occorre vivere insieme e condividere domande, bisogni, ferite. L’esperienza porta in dote il frutto maturo della conoscenza, rispetto a cui le parole – astratte – stanno a zero.