Per nostra fortuna, Nostro Signore non si fa problemi con la stupiditàQuesta domenica, 29ma del Tempo Ordinario, Anno B, Giacomo e Giovanni rivolgono una semplice richiesta a Gesù: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.
È una richiesta sciocca, che rivela un fraintendimento del fulcro del messaggio di Gesù.
Immaginate se Gesù avesse detto: “Certamente!”
Se Dio assegnasse posti di gloria in base a chi si è avvicinato abbastanza a lui da chiedergli favori al momento giusto, sarebbe una versione divina delle nostre tendenze peggiori. Sarebbe un politico onnipotente, che dispensa favori e nega posizioni in base ai suoi capricci personali.
Sarebbe come un dio pagano. Dovremmo pagare per soddisfarlo per quanto possiamo, sempre preoccupati che si possa rivoltare contro di noi nonostante i nostri sforzi. La nostra vita sarebbe senza senso se cadessimo in digrazia presso di lui, e non saremmo meglio dei politici clientelari se avessimo invece successo.
Ma Lui non è così. Gesù Cristo ci considera tutti allo stesso livello. Nessuno di noi è automaticamente “dentro”.
O immaginate se Gesù avesse detto: “È una domanda meschina ed egoista. Andate via!”
Cosa succederebbe se Dio disdegnasse le domande assurde come quella di Giacomo e Giovanni? E se non avesse pazienza di fronte alla nostra tendenza all’autoesaltazione?
Ha tutto il diritto di farlo. È l’Onnipotente, e noi siamo un nulla. Potrebbe scatenare tuoni e fulmini dalla montagna e non permettere a nessuno se non ai santi di avvicinarsi a Lui, e ascoltare solo le loro domande più intelligenti.
Se lo facesse, però, almeno io non avrei neanche una possibilità di parlargli, perché per quanto riguarda la fede sono un arrogante.
Ma Lui non è neanche così. Non ci tratta come come delusioni insignificanti che possono essere tranquillamente ignorate.
E allora come ha risposto? Come un padre.
“Voi non sapete quello che chiedete”, ha detto. “Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”
Sembra il tipo di risposta che otterrebbe il figlio di un soldato se chiedesse: “Papà, un giorno otterrò un Cuore Purpureo e una Stella d’Argento come te?”
O come il bambino che si dice chiese a Giovanni Paolo II se un giorno sarebbe potuto diventare Papa come lui.
Il padre risponderebbe con cuore pesante che sì, un giorno forse dovrà affrontare il tipo di cose che fanno ottenere quelle medaglie (si dice che Giovanni Paolo II abbia semplicemente abbassato il capo dicendo: “Oh, se sapessi cosa stai chiedendo!”)
Gesù, che sapeva che San Giacomo sarebbe stato ucciso e San Giovanni esiliato, ha detto: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati”, e non ha promesso niente più di questo.
Ma ha risposto con più di semplici parole.
I discepoli che chiedevano di ricevere posti d’onore si sentivano uomini liberi che chiedevano una “promozione” quando in realtà erano più simili a vittime di un sequestro che avevano bisogno di essere liberate pima di poter ricevere alcunché.
E difatti è esattamente quello che è accaduto. Gesù dice di essere venuto a dare la propria vita “in riscatto per molti”.
Ha offerto se stesso “in sacrificio di riparazione”, come si legge nella prima lettura.
Non ci sarebbe onore per i discepoli, e la loro sofferenza sarebbe inutile, se Gesù non prendesse prima i loro peccati su di sé e li liberasse. Per rispondere alla loro domanda, Gesù non ha solo parlato loro. È morto per loro.
La prima cosa che questo significa per noi è il fatto che apre la strada alle domande.
Visto che Gesù ha risposto in questo modo a Giacomo e Giovanni, sappiamo che possiamo rivolgerci a Dio con qualsiasi domanda, per quanto assurda possa essere.
“Abbiamo un sommo sacerdote che… è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato”, afferma la seconda lettura. “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno”.
“Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire”, dice Gesù.
La seconda cosa che questo significa per noi è che dobbiamo imitare colui che stiamo interpellando.
“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.
Alla fine, Gesù non onorerà la gente basandosi su chi l’ha colto al momento opportuno per rivolgergli le proprie domande, ma coloro nella cui vita riconosce la propria.