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Perché ti sposi se non hai un lavoro fisso? Perché Dio è il mio punto fisso

SPOSA, VELO, SORRISO
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Il peso specifico delle parole - pubblicato il 17/10/18
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Io ho 23 anni e mio marito 26: quello che dipende da noi (salute, residenza, lavoro) sarà sempre incerto e proprio per questo abbiamo bisogno di una promessa in cui sia coinvolto Dio, l’unico in grado di donarci il “per sempre”. “Come mai ti sposi?”

Comincio questo mio piccolo spazio di scrittura con questa domanda. Da quando Tommaso ed io abbiamo deciso di sposarci ne ho sentite davvero tante e da tanti tipi diversi di persone.
Faccio una premessa: io ho 23 anni (compiuti il 6 agosto), mio marito 25 (quasi 26), non ho ancora trovato un qualche lavoro “fisso”, se vogliamo utilizzare questo aggettivo che odio (davvero ci illudiamo che ci sia qualcosa di fisso in questa vita?) e non abbiamo “certezze” se non quella di esserci voluti sposare in Chiesa e, quindi, di esserci promessi amore eterno (m’hai detto niente). Strano l’accostamento che ho fatto in quest’ultimo pensiero: dico che nella vita non ci sono cose fisse, ma ho promesso di fronte ad un bel po’ di gente e di fronte a Dio di amare un uomo per tutta la vita. Non è un’incoerenza, se ci pensiamo bene infatti, ho usato l’aggettivo “fisso” in riferimento al lavoro, la casa, la salute, la residenza ed altro ancora. Ma sono estremamente convinta che il matrimonio non sia una cosa, non sia un evento e nemmeno il cambiamento di stato civile sui documenti di identità. Io credo sia uno stato di grazia e un dono che non dipendono completamente dalla volontà dei singoli sposi. Credo sia una scelta definitiva perché non si fonda sugli eventi mutevoli della nostra vita.



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Io solitamente sono una persona decisa, ma sugli affetti non chiedetemi di essere ferma che non ce la faccio. Non voglio lasciare intendere che sono una bandiera al vento, ma non riesco a lasciar perdere nulla. Tutto mi sembra essenziale. E allora quella parolina detta di corsa, quel comportamento inopportuno, quella battuta o quello sguardo diventano per me una prigione. Per questo dico che se avessi deciso di sposarmi pensando a quella che sono non l’avrei mai fatto. Combatto ogni giorno con i miei difetti. Ovviamente ognuno c’ha le sue (prima si capisce e meglio è). Ma una volta un sacerdote sapiente mi disse “Allenta la presa, non fai tutto da sola, fa’ come Maria che ha dato carta bianca a Dio nella sua storia”.

WEDDING,MASS

Josh Applegate | CC0

Questa frase, così, senza volerlo troppo, si è impressa nel mio cuore e ha piano piano scavato nel profondo portando alla luce il desiderio di sposarmi con la fiducia che Dio collabora con la nostra storia. Si raggiunge quindi una pace zen-vivo in una bolla? No, io direi più una “pace totalmente inquieta”. Sì, perché nella vita più si cerca di avere tutto sotto controllo e meno si è felici. Più ci si abbandona al suo flusso e con consapevolezza si vive ogni istante per quello che e più si è “serenamente inquieti”.
Allora? Com’è che si può decidere qualcosa di così fisso come un matrimonio?



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Per “tentare” (non mi allargo troppo, sono una tirocinante ancora) di rispondere a questa domanda ritorno al titolo di questo pezzo: come mai ti sposi? È la domanda che mi ha posto una ragazza completamente sconosciuta la sera del mio addio al nubilato con gli occhi più seri che io abbia mai visto. Certo, la situazione non era proprio adeguata al suo tono così serio e accorato, lei probabilmente aveva bevuto un bicchiere di troppo, ma sono più che sicura che diceva sul serio, voleva davvero ascoltare la risposta. Curioso no? Ero abituata a dover arrabbattare qualcosa tra mente e cuore e rispondere in maniera frettolosa e confusionaria (non è per niente facile per me rispondere a chi fa domande con tono canzonatorio) e sentirmi recitare in seguito alla mia risposta una filastrocca oramai imparata a memoria: “ma sei giovane”, “ma ti rovini la vita”, “ma come fai ad essere sicura”, “ma sei matta”, “ma perchè non vai a convivere?!” ecc., ecc…
Gli occhi sinceri di quella ragazza mi spingono a fare una riflessione che è scaturita dalla risposta che le diedi quella sera.
Un poeta scriveva “Ditemi la verità, vi prego, sull’amore”. Per riprendere il suo pensiero, io non ci credo alle bugie che ci raccontiamo ogni giorno. Non ci credo che nell’andare un po’ con chi capita si è felici. Che nel vivere senza riflettere e farsi delle domande si trova la pace. Che nel non dare un taglio a quel rapporto tossico e morboso si è sereni. Che accontentarsi di una relazione a metà che non sia lungimirante e a lungo termine soddisfi il nostro bisogno di sentirci amati e di amare. Allora posso sentirmi dire che è meglio convivere così in qualsiasi momento posso “rescindere dal contratto”, che impegnarsi è fatica (sì, tutte le relazioni se vere sono faticose), che la vita è troppo breve per un solo uomo/una sola donna e che il matrimonio è solo una firmetta. Ma continuo a credere che abbiamo una voragine immensa dentro di noi che continuamente cerchiamo di colmare con tante di quelle cose che forse ci spaventa metterle in un elenco.

“Perché penso che ognuno di noi abbia scritto nel cuore il desiderio di amare ed essere amato per tutta la vita, per questo mi sposo”.



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Tutti ci meritiamo Qualcuno di fisso. Perché siamo stati creati da un Amore fisso, eterno, che ha scritto nel nostro cuore questo desiderio. C’è chi trova quel Qualcuno negli occhi di suo marito/moglie, chi nel servizio di una comunità e chi in un qualsiasi ambito che diventa una grande occasione se si cerca quel Qualcuno in chi abbiamo accanto.
Allora senza fare teologie o filosofismi (non sono in grado), posso dire che sono felicemente impegnata a vita perché è la più bella occasione che quest’ultima ha posto sul mio cammino per imparare ad amare, già, perché in fondo ciò che conta alla fine sarà quanto abbiamo amato.

Ps: mentre ogni giorno cerco di capirci qualcosa in più, vado a stendere la pizza (non si sa mai, potrebbe sempre essere propedeutico a tutto ciò).

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