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Perché il Papa ha stabilito dei momenti di silenzio “obbligatori” durante il Sinodo?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 05/10/18
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Anche questa è una scelta dettata dal discernimento

Il 4 ottobre Papa Francesco ha aperto i lavori del Sinodo dei vescovi, dedicato alle problematiche dei giovani di tutto il mondo, trasmettendo una piccola regola che dovrà vigere per tutto l’arco dei lavori.

Ogni cinque interventi dei Padri Sinodali, scatta il silenzio: tre minuti che vengono dedicati all’interiorizzazione dei contenuti e alla registrazione delle tante proposte.

Un aiuto per il discernimento

Tutto nasce dalla “sete di ascolto” del Papa. Un ascolto finalizzato al discernimento, che non è «una moda di questo pontificato» ma un metodo fondato «sulla convinzione che Dio è all’opera nella storia», ha osservato Bergoglio. E non è stato certo un invito generico quello del Papa: «Il discernimento ha bisogno di spazi e di tempi. Per questo dispongo che durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni cinque interventi si osservi un momento di silenzio, circa tre minuti, per permettere a ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore» ha specificato (Osservatore Romano, 4 ottobre).


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“Sete di silenzio”

Don Rossano Sala, Segretario Speciale del Sinodo, spiega a Vatican News (5 ottobre) la scelta innovativa di Francesco. «È la prima volta che si attua – evidenzia Don Rossano – vedremo come i padri sinodali la vivranno, ma certamente non è un tempo per tirare il fiato ma per andare in profondità».

«Il silenzio – prosegue il segretario speciale del Sinodo – è assolutamente necessario per far risuonare nel nostro cuore le parole che abbia ascoltato. E una delle cose più interessanti che hanno espresso i giovani consultati nei due anni della fase pre-sinodale è la grande ‘sete’ di silenzio, di contemplazione, per ritrovare degli spazi che permettano di uscire da un bombardamento mediatico che non permette più di pensare e andare in profondità».



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“Una necessità radicale”

«Il Papa – sottolinea ancora Don Rossano – ha voluto inserirlo per dirci che il silenzio è necessario. Le pause sono necessarie nella musica per gustare il suono. È una necessità una radicale. Il Sinodo è un processo di discernimento spirituale in cui il silenzio, la contemplazione diventano la condizione di possibilità per l’ascolto e la presa in carico di quello che si dirà. Altrimenti le parole passano, non entrano nel nostro cuore”.

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“Ci aiuta ad ascoltare realmente”

Primi commenti positivi anche tra i Padri Sinodali. Per monsignor Pierre Jubinville, vescovo di San Pedro (Paraguay) il silenzio è una pratica che «sta producendo effetti», perché permette di «respirare, ruminare, ricentrare l’interesse. Ci aiuta ad ascoltare realmente» (Agensir, 5 ottobre).


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