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Mimmo Lucano è stato arrestato, ma perché esattamente?

MIMMO LUCANO
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Lucandrea Massaro - pubblicato il 03/10/18
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Le accuse sono di favoreggiamento alla immigrazione clandestina e illeciti amministrativi, ma il sindaco di Riace ha solo voluto costruire una comunitàCirca un anno fa, nell’ottobre 2017, il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Locri, insieme ad Antonio Capone, presidente di “Città futura”, la prima associazione nata nel paese che, all’epoca, coordinava tutti i progetti in corso con accuse pesanti: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio. Pochi giorni fa l’indagine preliminare ha portato agli arresti domiciliari del sindaco divenuto, nel frattempo, una icona dell’accoglienza dei migranti che, nel suo comune, sono bene integrati e per nulla mal tollerati dalla popolazione del piccolo comune della Locride. Un modello che ha ricevuto, nel 2016, anche i complimenti del Santo Padre che al Sindaco scrisse una lettera elogiandolo e invitandolo a parlare in Vaticano.

Impianto accusatorio debole

Come ricostruisce il sito Valigia Blu, il GIP, che ha accordato le misure cautelari nei confronti di Lucano, ha anche smontato l’ipotesi della procura circa l’idea che si fosse di fronte ad un disegno criminale di gestione dei fondi, volto magari a favorire il Sindaco stesso o suoi amici:

Pur essendo in presenza di un “grave quadro indiziario”, il “malcostume”, l’andare oltre le regole da parte del sindaco “non si è tradotto in alcune delle ipotesi delittuose delineate dagli inquirenti”: sono stati ritenuti insussistenti le accuse di associazione a delinquere, di “ingiusto vantaggio patrimoniale”, di “indebito arricchimento”. Questo, però, non ha impedito al Gip di segnalare “la gestione quantomeno opaca e discutibile dei fondi destinati all’accoglienza dei cittadini extracomunitari” da parte del sindaco Lucano, definito un “soggetto avvezzo a muoversi sul confine (invero sottile in tale materie) tra lecito e illecito, pacificamente superato nelle vicende relative all’affidamento diretto dei servizi di pulizia della spiaggia di Riace” e dei matrimoni combinati per permettere agli immigrati di ottenere il permesso di soggiorno.

In buona sostanza il Sindaco ha sì usato i fondi per l’immigrazione senza tenere conto delle procedure corrette e facendo affidamenti diretti alle cooperative formate proprio da abitanti del suo comune e da immigrati per dare lavoro ad italiani ed africani, ma non ha mai distratto fondi, né rubato. L’unico reato che il giudice ha deciso di contestare fortemente è quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina:

L’operazione in cui Lucano è stato coinvolto si chiama “Xenia” e la misura cautelare, si dice nel comunicato stampa della procura della Repubblica del tribunale di Locri, «rappresenta l’epilogo di approfondite indagini (…) svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al comune di Riace per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico». In corso di indagine è emerso che Lucano, si dice nel comunicato, avrebbe organizzato dei “matrimoni di convenienza” tra cittadini italiani e donne straniere per consentire la permanenza di queste ultime sul territorio: sono state infatti raccolte delle prove che hanno permesso di dimostrare come il sindaco e la compagna «avessero architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia» (Il Post).

Un modello di accoglienza

La cosa più interessante è che le forzature e gli illeciti amministrativi del Sindaco erano volti a costruire una comunità in cui italiani e migranti potessero convivere senza conflitti e senza che ci fossero problemi di microcriminalità. Inoltre i progetti portati avanti da Lucano hanno permesso alla semidisabitata Riace di ripopolarsi. Il Sole 24 Ore spiega:

Esperti di rigenerazione urbana e riqualificazione del territorio indicano poi il modello Riace come soluzione al bisogno abitativo delle famiglie e ai problemi dell’accoglienza: per Alberto Ziparo, docente di Pianificazione urbanistica all’università di Firenze, originario di Reggio Calabria, autore di uno studio sul patrimonio immobiliare inutilizzato in Italia (7 milioni di edifici) il borgo calabrese è un esempio vincente su scala nazionale. Per avviare il progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sono stati utilizzati immobili abbandonati, costruiti tra agli anni ‘30 e ’60, recuperati con fondi dell’Unione europea e progetti della Regione Calabria. L’integrazione tra comunità locale e immigrati è diventata un’occasione di sviluppo sociale, culturale ed economico. Oggi richiama turisti e rappresenta un presidio di legalità per il territorio.

Ed è per questo che sacerdoti come Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, si sono prontamente messi al suo fianco:  “Sono convinto che le leggi vadano rispettate – ha continuato il sacerdote antimafia – ma sono anche convinto che, se Mimmo ha imboccato delle scorciatoie, lo ha fatto per un eccesso di generosità: nessun tornaconto personale, nessun potere da prendere o conservare ma solo il desiderio di sostenere la speranza di persone fragili, garantendo loro un futuro e una vita dignitosa”.

“Si ripropone qui l’antico dilemma tra leggi dei codici e leggi della coscienza”, ha aggiunto don Ciotti, ricordando di essere stato con Mimmo Lucano a Riace nel 2004, “quando iniziò la sua straordinaria esperienza di sindaco” e “continuo a esserlo oggi dopo il suo arresto”. Il fondatore di Libera ha detto, inoltre, “ripeto, bisogna stare sempre dalla parte della legalità, ma anche chiedersi se certe leggi non contraddicano la vocazione liberale e inclusiva della democrazia, vocazione che ha ispirato ogni passo dell’esperienza di Riace e del suo generoso sindaco. Ora c’è da augurarsi che la politica, nel segno di una legalità inclusiva, sappia dare continuità e diffusione a un modello di accoglienza che ha generato lavoro e sicurezza e costruito la ricchezza umana e sociale di una comunità” (HuffPost)

Così come anche don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità di Milano, che ha commentato ad AgenSir la notizia dell’arresto ai domiciliari del sindaco di Riace:

“Al di là della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco di Riace, Domenico Lucano, al quale siamo umanamente vicini e per il quale ricordiamo che nessuno è colpevole fino alla sentenza di un processo, vogliamo far presente che Riace è una validissima esperienza di integrazione e accoglienza, riconosciuta anche a livello internazionale, che va difesa e non criminalizzata, perché dimostra, anzitutto sul piano culturale, che i migranti accolti con umanità non sono una minaccia, ma una risorsa che rigenera un territorio producendo coesione sociale”

Ma è un modello esportabile, al di là delle questioni amministrative che pure hanno un peso ma che testimoniano che chi volesse fare realmente accoglienza non può farla con le regole attuali, quello di Riace? Domenico Lucano rispondeva così a questa domanda due anni fa in occasione del suo inserimento nella classifica della rivista ‘Fortune‘ tra le 50 personalità più influenti al mondo: “Ci vuole gradualità, ma dove prevale l’umanità, si tratta sempre di un modello esportabile“.

Dalla parte di Antigone?

La tragedia greca ci ha messo di fronte a tutta la difficoltà di dover sottostare a due leggi che a volte sono contrastanti: quella formale, le leggi dello Stato, la Costituzione, e quelle morali, dell’amore, della coscienza. Antigone decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta per aver disubbidito alle leggi della città, Antigone si difende sostenendo di aver obbedito alle leggi degli dèi. Siamo di fronte ad una situazione simile? Su Avvenire un editoriale di Antonio Maria Mira ragiona su questo:

Mimmo Lucano non è un eroe, ma non è neanche un criminale. Non lo è tecnicamente perché dovranno essere dei giudici eventualmente a deciderlo. Per ora siamo solo alle accuse, gravi senz’altro, di aver violato due norme specifiche in materia di immigrazione e di rifiuti. Ma Lucano non è un criminale perché tutto ciò che ha fatto l’ha fatto per amore o, se volete, per solidarietà. Per “eccesso” di solidarietà. Da romantico rivoluzionario che ritiene di poter piegare leggi che ritiene ingiuste. Persino di farne di proprie.
Così si spiega, e spiega lui stesso nelle intercettazioni, la decisione di celebrare matrimoni combinati o di consegnare carte d’identità con pochi approfondimenti. Lo fa per salvare donne a rischio e senza protezione. Bello, eticamente giusto, ma illegale. Non siamo sotto a una dittatura, ma in una democrazia, in uno Stato di diritto. E con lo stesso spirito, per far lavorare le due cooperative che coinvolgono i rifugiati Lucano si inventa “norme comunali” che scavalcano quelle nazionali e regionali. Bello, ma illegale. Poi uno gira per Riace e vede un paese accogliente, ordinato, pulito. Dove gli immigrati, i rifiutati della terra, sono accolti e integrati. E dove i rifiuti dell’uomo sono gestiti efficientemente. Bello ma, accusa la procura di Locri, realizzato con azioni illegali.

Gli aspetti legali sono in mano ai giudici, ma come cristiani – ci chiediamo – non dovremmo sentirci tutti un po’ dalla parte del sindaco di Riace?

Le intercettazioni

Secondo l’accusa, «il sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem» ha «architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia».

Domenico Lucano è lucido su questo, sa esattamente cosa sta facendo e la sua è una posizione meditata: «Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge», dice in un colloquio intercettato dalla Guardia di finanza. Lucano parla del caso di una donna cui è stato rifiutato per tre volte il permesso di soggiorno: «Io la carta d’identità gliela faccio, sono un fuorilegge. Non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità. La iscriviamo subito. Fino ad ora la carta d’identità l’ho fatta così». Ecco un lungo stralcio delle intercettazioni:

“… se ne deve andare, se ha avuto per tre volte il diniego … ecco perché non lo rinnovano più. Ti spiego dal punto di vista dei documenti lei non può stare … mica dipende da … questo purtroppo, dico purtroppo perché io non sono d’accordo con questo decreto, come documenti lei non ha diritto di stare in Italia, se la vedono i carabinieri la rinchiudono … perché non ha i documenti, non ha niente … da un punto di vista umano ovviamente le possibilità che ha a Riace di non avere problemi sono più alte, si confonde in mezzo a tutti, però lei i documenti difficilmente ce li avrà, perché ha fatto già tre volte la commissione, ecco perché  non rinnovano il permesso di soggiorno, se lei va alla Questura di Siderno se parla di documenti … io la carta d’identità gliela faccio … io sono un fuorilegge, sono un fuorilegge, perché per fare la carta d’identità io dovrei avere un permesso di soggiorno in corso di validità … in più lei deve dimostrare che abita a Riace, che ha una dimora a Riace, allora io dico così, non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità e gli dico va bene, sono responsabile dei vigili … la carta d’identità tre fotografie, all’ufficio anagrafe, la iscriviamo subito …”

O anche:

“…allora, io fino ad ora la carta d’identità l’ho fatta così, li faccio immediatamente, perché sono responsabile dell’ufficio anagrafe e stato civile, come sindaco. l’impiegato che c’era prima è andato in pensione, sotto i 3.000 abitanti l’ho assunta io questa delega, quindi ho doppia valenza diciamo, sia come sindaco e soprattutto come responsabile dell’ufficio… proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge però non è che le serve molto che ha la carta d’identità …”.

Inoltre,…allora guarda qua, non andare avanti, analizziamo la sua situazione sul piano giuridico. Oggi lei è una diniegata per tre volte, lei non può fare più una commissione, non è più una ricorrente, se è come dice lei che è stata diniegata per tre volte non c’è una quarta possibilità, lei ha solo la possibilità di ritornare in Nigeria però … fammi andare avanti … sai qual è secondo me l’unica strada percorribile, volendo spremere le meningi, che lei si sposa! come ha fatto Stella … Stella si è sposata con Nazareno, io sono responsabile dell’ufficio anagrafe, il matrimonio te lo faccio immediatamente … con un cittadino italiano …guarda come funziona Daniela, se lei … però dobbiamo trovare un uomo che è libero come stato civile … divorziato si … se lei si sposa a noi deve portare soltanto come richiedente asilo … almeno io non sto là a guardare se i suoi documenti sono a posto, mi fa un atto notorio dove dice che è libera di poter contrarre matrimonioe siccome è una richiedente asilo non vado ad esaminare i suoi documenti perché ovviamente uno che è in fuga dalle guerre non ha documenti con lei e mi basta una sua dichiarazione, un atto notorio … dovremmo chiedere all’ambasciata ma mi basta un’autocertificazione dove mi dice che lei è libera. Quello che invece è italiano che si vuole sposare con lei deve portare i documenti che è libero per sposarsi. Se succede questo in un giorno li sposiamo. poi dopo mi chiede al comune il certificato di matrimonio … va alla questura di Siderno e chiede un permesso di soggiorno per motivi familiari perché si è sposata in Italia con cittadino italiano e non gli deve portare niente … solo il certificato di matrimonio … in quel modo, dopo che lei ha il permesso di soggiorno per motivi familiari, i tre dinieghi non hanno nessun valore è subentrata un’altra situazione civile … non solo, dopo un po’ di tempo prende anche la cittadinanza italiana”.

Il Sindaco ritiene che la legge che lo obbligherebbe a cacciare i migranti sia ingiusta e fa di tutto per aggirarla compresi i famosi matrimoni di comodo (si parla di tre ma solo uno realmente celebrato) e in particolare in un caso si parlerebbe di scambio di favori sessuali tra una donna nigeriana e un anziano 70enne di Riace, ma leggendo su La Verità emerge comunque più di uno scrupolo da parte di Lucano, e il tentativo di dissuadere la donna dallo sposare quello che il Sindaco definisce “un animale”.  “Lui su questo è lucido, anzi tutti e due sono lucidi” dice in un’altra intercettazione “Sara ha capito che questo la vuole per i suoi comodi e lei lo vuole per i comodi suoi, ovvero per il documento” ma poi dice “è brutto per una donna…però lei vuole il documento del Municipio, il certificato di matrimonio…come faccio…” e ancora “questo è un animale” riferendosi al tal Giosi e cercando di dissuaderla promettendole di inserirla nell’associazione Città futura tramite la quale avrebbe potuto lavorare e usufruire anche del pocket money. E’ evidente che non si tratta di favoreggiamento della prostituzione che infatti non è stato addebitato tra i motivi della custodia cautelare. E che alla fine, come dimostra Davide Puente sul suo blog, non ha nemmeno portato a compimento per l’evidente incapacità di intendere e di volere del 70enne di cui quindi nessuno si è approfittato e che a sua volta non ha approfittato di nessuno.
Lucano è colpevole per sua stessa ammissione, il tema – politicamente parlando – è la giustezza o meno delle leggi (in particolare la Bossi-Fini) che regolano l’immigrazione in Italia, la sinistra che è scesa in piazza è (ipocritamente) la stessa che non ha cambiato le norme? Ma così è facile direbbe qualcuno…
aggiornamento 4 ottobre ore 17:22
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