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Geni senza fede che hanno messo il loro talento al servizio della Chiesa

Henri Matisse dans son atelier.

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Caroline Becker - pubblicato il 01/10/18
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All’indomani della prima guerra mondiale l’arte sacra francese avrebbe conosciuto un rinnovamento straordinario per impulso del padre domenicano Marie-Alain Couturier. Grazie a lui i più grandi artisti dell’epoca, poco noti per l’ardore della loro fede, avrebbero messo i loro talenti al servizio della Chiesa. Matisse, Chagall, Léger, Le Corbusier: in molti avrebbero risposto all’appello di questo prete carismatico, desideroso di aprire il cattolicesimo alla modernità e di restituire alla Chiesa il senso del Bello.

«Meglio rivolgersi a uomini di genio senza la fede che a dei credenti senza talento». Questa sola frase raccoglie in sé stessa tutto il pensiero del padre Marie-Alain Couturier. Nato nel 1897 a Montbrison (Loire), quest’uomo di fede versato nell’arte fece, alla vigilia della seconda guerra mondiale, una constatazione allarmante. L’arte cristiana versava, secondo lui, in uno stato deplorevole, e rifletteva lo spirito generale della Chiesa cattolica, in via di affievolimento. Se i secoli passati avevano saputo offrire il meglio per la gloria di Dio, corre l’obbligo di constatare che la Chiesa ha relegato le questioni estetiche in secondo piano oppure, in alternativa, si rivolge a degli artisti mediocri. Forte di questa constatazione, padre Couturier volle restituire allo spazio cultuale la propria importanza riconciliando una volta per tutte il genio artistico contemporaneo con l’arte cristiana, nella volontà di tornare a stringere i legami col Bello.

Couturier,_Montréal,_Ecole_du_meuble

Wikimedia
Père Marie-Alain Couturier.

Ma come avviare i fedeli e il clero all’arte contemporanea? La rivista L’art Sacré, lanciata nel 1935 da Raymond Pichard, sarebbe stato il punto di partenza di questa grande avventura artistica. Ripresa nel 1937 da padre Couturier e dal suo confratello domenicano, padre Régamey, la rivista avrebbe offerto spazio all’arte profana per formare il clero e i fedeli ai capolavori del tempo. Un incontro decisivo avrebbe consolidato l’intuizione: tra il 1940 e il 1945, padre Couturier girò per gli Stati Uniti incontrandovi grandi artisti francesi come Chagall e Dali.

Tuttavia il suo incontro più bello, che sarebbe sfociato in una straordinaria amicizia, è proprio quello con Fernand Léger. Il domenicano era soggiogato insieme dal suo talento di artista e dalla forza spirituale che promana dalle sue opere. Egli comprese allora che la pittura – sia essa figurativa o astratta – può portare in sé una forza spirituale quasi religiosa. Léger, anch’egli entusiasmato dall’incontro con Couturier, è pronto a seguirlo a Parigi per lavorare con lui. Il contesto, del resto, è propizio: all’indomani della guerra la Francia, che ha subito numerosi danni, avrebbe avuto bisogno di nuove chiese.

Il primo grande progetto che avrebbe reso credibile il lavoro di Alain Couturier sarebbe stata la chiesa di Notre-Dame-de-Toute-Grâce sull’altopiano di Assy. Costruita nel 1937 dal canonico Dévemy, desideroso di offrire ai malati della clinica psichiatrica un luogo propizio al raccoglimento: la chiesa di Assy sarebbe divenuta il simbolo della compatibilità fra l’arte contemporanea e l’arte cristiana. Il padre Dévemy, del resto, è sensibile all’arte. Quando si reca a Parigi per raggiungere il suo amico, padre Couturier, che l’aveva invitato a un’esposizione, ha un colpo di fulmine per una vetrata realizzata da Georges Rouault, che rappresenta il viso di Cristo durante la Passione. Casualmente, la vetrata calzava perfettamente in una delle finestre della chiesa di Assy: «È il miracolo di Assy», avrebbe detto.

Église_Notre-Dame-de-Toute-Grâce_du_plateau_d’Assy_-_Baptistère_de_Chagall

Wikimedia commons
Baptistère de l'église d'Assy réalisé par Chagall.

Léger, venuto a Parigi con Couturier, si vede proporre di eseguire la decorazione del grande muro di facciata. L’opera, interamente realizzata in mosaico, rappresenta le Litanie della Vergine in una fusione di colori. Così avrebbe dichiarato con emozione Maurice Novarina, l’architetto della chiesa di Assy, durante una conferenza all’Académie des Beaux-arts nel 1996:

Quando un bel mattino Léger è arrivato sul terrapieno davanti alla sua opera magistrale appena terminata, ero al suo fianco e lo tenevo per il braccio. Di colpo l’ho sentito vacillare ed egli mi ha stretto forte la mano. La sua emozione era grande, aveva le lacrime agli occhi. Quell’uomo dall’aspetto rude come una roccia era di una grande sensibilità. Mi sono permesso di dirgli: «Maestro, lei è toccato dalla Grazia». Un poco burbero e pieno di pudore, si è sporto bruscamente verso di me e m’ha detto alcune parole commoventi. La luce era in lui,

CHAGALL PASSY

Mike-tango I CC BY 2.0

Poi si susseguirono i successi: la chiesa del Sacro Cuore di Audincourt, con grandi nomi quali Jean Bazaine, Fernand Léger, sempre fedele, ma anche Jean Le Mola. Una delle più belle riuscite resta senza dubbio alcuno la cappella del Rosario di Vence di Matisse. Costruita tra il 1949 e il 1951 dal grande architetto Auguste Perret, è stata interamente decorata da Henri Matisse, che la considerava il capolavoro della propria esistenza. Molto malato e impedito ad assistere all’inaugurazione, in una lettera scrisse:

Non ho cercato la bellezza, ho cercato la verità. Vi presento in tutta umiltà la cappella del Rosario dei domenicani di Vence… Quest’opera mi ha richiesto quattro anni di lavoro esclusivo e assiduo. Essa è il risultato di tutta la vita attiva… Malgrado tutte le sue imperfezioni, la considero un capolavoro.

Tutto è stato interamente realizzato da Matisse, dalle decorazioni murali alle vetrate, passando per i paramenti sacerdotali. E se Picasso gli significava il proprio sbigottimento nel vederlo investito di una simile opera mentre non era credente – spingendosi fino a trovare ciò immorale – quest’ultimo gli rispose:

Sì, io dico la mia preghiera e anche lei, come lei ben sa: quando tutto va male ci gettiamo nella preghiera per ritrovare il clima della nostra prima comunione. E anche lei lo fa, sì lei. Insomma, Picasso, occorre che non facciamo i furbi: lei è come me – ciò che noi cerchiamo di trovare nell’arte, tutti, è il clima della nostra prima comunione.

CAPPELLA, ROSARIO, MATISSE

Cappella del Rosario- Henry Matisse

Morto nel 1954 all’età di 57 anni, padre Marie-Couturier non avrebbe visto il compimento di tutti i suoi progetti, però avrebbe lasciato dietro di sé opere maestose dell’arte sacra, realizzate da grandi maestri del XX secolo. Chi avrebbe immaginato un giorno Pierre Bonnard, Fernand Léger, Henri Matisse, Georges Braque o ancora Marc Chagall darsi un giorno a progetti di Chiesa, se non fossero stati a ciò sospinti da un uomo convinto che essi sarebbero stati in grado di offrire il meglio per la gloria di Dio, malgrado la loro assenza di fede? Con questi progetti il padre Couturier aveva insomma raggiunto l’obiettivo ultimo della sua missione. Rendere omaggio a Dio mediante la Bellezza. «Tutti gli elementi visibili e tangibili della Chiesa hanno il dovere di essere belli», scriveva. Se l’audacia di alcune opere e l’assenza di fede degli artisti ha potuto scioccare più di un cristiano, all’epoca, Marie-Alain Couturier potrebbe essere riuscito – chi lo sa? – a insufflare in segreto un soffio divino nel cuore di questi artisti.

Per scoprire altre immagini della cappella del Rosario di Vence, di Matisse, cliccate sulla galleria:

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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