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Yuyu Vudù: schiave religiose e sfruttamento

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José Luis Vázquez Borau - pubblicato il 26/09/18
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Una derivazione della magia nera del vudù con cui i nigeriani sottomettono le schiave sessualiQuando nei nostri ambienti culturali diciamo che una cosa provoca “Yuyu”, vogliamo indicare “timore” o “paura”. È una derivazione della magia nera del vudù, rito praticato soprattutto in Nigeria e usato per sottomettere le persone.

Ci giungono continuamente notizie di donne nigeriane sottomesse dalle mafie del Paese mediante questo rito.

Molte di loro, donne e bambine, sono state ingannate nei loro Paesi d’origine con false promesse di lavoro, previo il rito corrispondente, e poi, una volta arrivate in Europa o in Asia, sono state costrette a prostituirsi.

Vengono presi loro campioni di unghie o di pelo pubico, e davanti all’altare dei loa (le loro gerarchie spirituali) viene offerto il sacrificio di animali.

I protettori custodiscono questi oggetti in bottiglie di plastica insieme alle ceneri del rituale come garanzia che il patto venga rispettato.

Se si infrange questo vincolo che dura tutta la vita, sia l’esistenza di queste donne che quella delle loro famiglie è in grave pericolo.

Va ricordato che queste donne, alcune delle quali molto giovani, credono a occhi chiusi a queste credenze ancestrali, che le terrorizzano.

Quando si rendono conto della realtà alla quale sono legate è ormai troppo tardi, visto che i trafficanti chiedono loro la restituzione dell’importo del viaggio, un debito esorbitante che può raggiungere i 50.000-60.000 euro.

Visto che non possono pagare il debito, si vedono costrette ad accettare le vessazioni alle quali vengono sottoposte.

A cosa si deve la paura nei confronti dello Yuyu Vudù?

La religione vudù è nata nell’area culturale dell’Africa Occidentale in tempi preistorici. Si tratta di una variante teista di un sistema animista di credenze, dotato di una forte componente magica.

Per il suo legame diretto con la cosmologia e i sistemi di credenze neolitici, il suo studio è di grande interesse nel campo della Paleoantropologia.

Il vudù è tra le religioni più antiche del mondo, a cavallo tra politeismo e monoteismo.

Il traffico di schiavi verso l’America produsse un forte fenomeno di sincretismo tra questa religione arcaica e le credenze cristiane degli schiavisti, nonché le religioni native dei luoghi in cui venivano trasportati gli schiavi.

Da qui sarebbe nato il vudù haitiano, con una grande quantità di derivati: la Regla de Ocha o Santería a Cuba, il Candomblé, Umbanda e Kimbanda in Brasile…

Alcuni di questi derivati sono giunti in Europa negli ultimi decenni, soprattutto per via degli emigrati che poi facevano ritorno.

Ci troviamo, quindi, di fronte a una religione seguita da molti milioni di persone in tutto il mondo, che nei Paesi africani in cui è nata (Nigeria, Benin, Togo e Ghana) convive armoniosamente con l’islam e il cristianesimo.

Per il vudù l’obiettivo principale non è la salvezza delle anime, ma trovare con l’aiuto dei loa la soluzione immediata ai problemi quotidiani.

Il vudù non propone dogmi né ha testi sacri. Vuole orientare i suoi devoti a trovare un equilibrio tra l’aspetto naturale e quello soprannaturale, così come tra le forze del bene e del male nella vita di ogni giorno.

Secondo il vudù, i loa aiutano la gente in cambio di cerimonie rituali, offerte e sacrifici in loro onore.

Gli impegni dell’adepto con il loa sono ineludibili, perché se non si rispettano ci si espone a severi castighi. Ci si muove quindi in un mondo magico, e nel caso dello Yuyu si tratta di magia negra.

Un altro degli esempi più impressionanti di schiavitù sessuale è quello che si sta sviluppando in vari Paesi della costa occidentale del continente africano.

In Ghana (diventato indipendente dal Regno Unito nel 1957), Togo (indipendente dalla Francia e dal Regno Unito nel 1960), Benin (indipendente dalla Francia nel 1960) o Nigeria (indipendente dal Regno Unito nel 1960) sono ricomparse le cosiddette schiave religiose.

Si calcola che più di 30.000 bambine vivano legate a un sacerdote-feticcio servendo da oggetto sessuale con la scusa di placare gli spiriti.

In un rapporto intitolato “Le Bambine Dimenticate”, elaborato dalla Società Anti-Schiavitù, si denuncia l’esistenza di schiave religiose nell’Africa occidentale, e si assicura di aver trovato bambine di otto anni costrette a compiere brutali atti sessuali. Sono schiave nel senso completo del termine.

Al giorno d’oggi, in vari Paesi africani bambine e adolescenti vengono offerte come forma di sacrificio volontario dai loro genitori a personaggi ritenuti sacri. Una volta nelle mani del sacerdote, queste ragazze vengono usate per svolgere estenuanti lavori domestici e orrendi servizi sessuali.

Di fronte alla schiavitù sessuale, qualcosa inizia a muoversi in senso positivo. Nel marzo di quest’anno Ewuare XI, leader del Regno di Benin, nello Stato nigeriano di Edo, ha invocato maledizioni sui sacerdoti (houngan) e sulle sacerdotesse (mambo) che realizzavano rituali di yuyu.

In questo modo, il cosiddetto “oba” di Benin, titolo che deriva dalla lingua yoruba, importante gruppo etnico dell’Africa, e significa re o governante, spera che il divieto della magia nera rappresenti l’inizio di una nuova era nella lotta contro il traffico di esseri umani nel Paese.

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