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Le lacrime fanno bene: e chi non piange mai?

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 26/09/18
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Il dono delle lacrime: balsamo per gli occhi, luce per la mente, grazia per l’animaCome afferma un recente articolo di Ansa, Salute e Benessere l’occhio secco è un disturbo sempre più frequente, tanto da soffrirne in Italia un ultracinquantenne su tre. Le lacrime proteggono la cornea dalla essiccazione e dalle infezioni, ma le lunghe ore passate al computer o con lo smartphone, i condizionatori, l’acqua clorurata della piscina e l’uso di alcuni farmaci, insieme con l’avanzare dell’età, rendono l’occhio sempre meno umido mettendone in pericolo salute e bellezza. Oggi per fortuna, i molti che ne soffrono, possono ricorrere alle lacrime artificiali, un mix di acido ialuronico, enzimi e vitamine che sostituiscono abbastanza bene quelle che non scendono più naturalmente. Ma insieme a chi ha l’occhio asciutto per la mancanza oggettiva di lacrime, ci sono coloro che non piangono mai o quasi pur avendone fisiologicamente tutte le possibilità, per i quali non esistono colliri miracolosi.

L’esercito di quelli che non piangono mai

State of mind, il giornale delle scienze psicologiche, ricorda che lo studio di queste persone fu iniziato dal professor Mihael Trimble, uno dei massimi esperti al mondo di psicologia del pianto, quasi per gioco nel 2013, quando nel corso di una trasmissione radiofonica, su stimolo di una giornalista, pubblicizzò un indirizzo mail (nocrying10@gmail.com) attraverso il quale poteva essere contattato dagli ascoltatori che non piangono mai: in poche ore giunsero centinaia di messaggi.

Darwin e il pianto emozionale “senza scopo”

Come affermato nell’articolo fino ad allora i pochi scienziati che studiavano la psicologia del pianto umano focalizzavano le loro ricerche sugli occhi bagnati, non su quelli asciutti, anche perché non vi era consapevolezza della numerosità dei no-crying. Il pianto emozionale è uno dei comportamenti umani meno conosciuti e più dibattuti sul piano scientifico, rispetto al quale ancora oggi, sottolinea l’autore del pezzo, pesa il giudizio formulato oltre 150 anni fa da Charles Darwin, il padre dell’evoluzionismo, che ebbe ad affermare che le lacrime emotive sono “senza scopo”. Gli esseri umani sono le sole creature le cui lacrime possono essere provocate dai propri sentimenti; infatti le poche specie animali in grado di “piangere” lo fanno solo riflessivamente a causa del dolore e dell’irritazione oculari. Quando nel 1662 lo scienziato danese Niels Stensen scoprì la ghiandola lacrimale come origine delle lacrime, esse iniziarono ad essere viste unicamente come necessarie a tenere l’occhio umido, e la affermazione di Darwin al riguardo di quelle emotive risente fortemente di questa prospettiva riduttiva che dubita dell’esistenza di ulteriori benefici da esse recato. Oggi è acquisizione pacifica che nei bambini le lacrime rivestono il ruolo essenziale di stimolare l’attenzione e la cura da parte di chi li accudisce.


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Le lacrime degli adulti: quando e perché

Ma cosa si può affermare per gli adulti? La risposta a questa domanda è meno semplice: le forti emozioni causano le lacrime, ma perché? Non soltanto la tristezza è in grado di evocarle, ma anche la sorpresa, la rabbia, l’afflizione e l’empatia. L’intuizione centrale del nuovo modo di approcciare la psicologia del pianto, come riporta l’articolo, riguarda il fatto che le lacrime, differentemente da altre reazioni corporee, rappresentano un segnale che gli altri possono facilmente vedere. Da questo assunto deriva una delle teorie attualmente più accreditate: le lacrime innescano il legame sociale e la connessione interpersonale, elementi che diventano fondamentali quando l’essere umano, vulnerabile anche da adulto, fa esperienza dell’impotenza. “Il pianto segnala a se stessi o ad altre persone che c’è qualche importante problema che è almeno temporaneamente oltre la propria abilità di affrontarlo”, così si esprime Jonathan Rottemberg, professore di psicologia all’Università della Florida del Sud, ed illustre ricercatore nel campo delle emozioni.

Ci sono lacrime e lacrime

Alcuni studi, riportati nell’articolo, hanno evidenziato che le lacrime emotive sono chimicamente diverse da quelle che si versano quando ad esempio si tagliano le cipolle.

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Quelle emotive infatti hanno un maggior contenuto di proteine che le rende più viscose ed aderenti alla pelle, scendendo sulla faccia più lentamente e rendendosi così meglio visibili allo sguardo altrui. Le lacrime evidenziano anche agli altri che siamo vulnerabili, e la vulnerabilità è fondamentale per promuovere la connessione umana. Essere capaci di pianto emotivo, afferma l’articolo di State of mind, ed in grado di rispondere ad esso, rappresenta una dotazione estremamente rilevante per l’essere umano.

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L’identikit di chi non piange mai

Ma se le lacrime sono così importanti per stabilire legami con gli altri, le persone che non piangono mai o quasi sono meno connesse socialmente? I primi studi al riguardo, condotti in Germania dallo psicologo Cord Benecke hanno evidenziato come i soggetti con “gli occhi asciutti” hanno la tendenza ad isolarsi e sperimentano più sentimenti aggressivi negativi come collera, rancore e disgusto rispetto a quelli capaci di piangere. Il campione di no-crying più numeroso raccolto da Trimble servirà a confermare queste prime osservazioni.

Il pianto è liberatorio?

L’articolo fa cenno al fatto che sono state effettuate anche ricerche sul supposto effetto di sollievo attivato dal pianto emotivo, sottoponendo un certo numero di volontari alla visione di un filmato molto triste. Si è rilevato come nel breve periodo non ci si senta bene dopo il pianto, ma già dopo un’ora e mezza i soggetti evidenziavano uno stato d’animo migliore rispetto a quello che avevano prima della proiezione.

Le lacrime di coccodrillo

E le cosiddette lacrime di “coccodrillo”? Si impara presto quale potente effetto il pianto ha sulle persone, e quindi quanto esse siano manipolabili con questo strumento sempre a portata di mano, anzi di occhio. Lacrime conciliatorie sono versate molto frequentemente nelle liti fra innamorati per neutralizzare la rabbia di chi è alterato, e quando uno dei due si sente in colpa e cerca il perdono dell’altro.


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A chi non riesce a piangere: mai dire mai!

“Le lacrime sono di estrema rilevanza per la natura umana”, sentenzia il professor Vingerhotts dell’Università di Tiburg nei Paesi Bassi. “Noi piangiamo perché abbiamo bisogno delle altre persone. Quindi Darwin si sbagliava completamente”. Ma mai dire mai! Non è detto che chi non riesce a piangere non possa cominciare finalmente a farlo. Mi viene in mente la famosa scena del film “L’amore non va in vacanza” dove Cameron Diaz, che interpreta Amanda una donna che non piange nonostante i più goffi tentativi per riuscirci, quando si sta allontanando dall’uomo di cui si è innamorata finalmente vede le lacrime sgorgarle senza fine e ne è incredibilmente felice.

Le lacrime ci preparano a vedere Gesù

Per noi credenti le lacrime sono una grazia, che Papa Francesco ci invita a chiedere nella preghiera. “Sono proprio le lacrime che ci preparano a vedere Gesù”. Il Santo Padre in uno dei suoi numerosi richiami al valore delle lacrime ha aggiunto:

Tutti noi abbiamo, nella vita, attraversato dei momenti di gioia, dei dolori, delle tristezze, tutti siamo passati per queste cose. Ma, e lascio cadere una domanda, abbiamo pianto? Nei momenti più scuri abbiamo pianto? Abbiamo avuto quel dono delle lacrime che preparano gli occhi a vedere il Signore? (…) Piangere. Il pianto ci prepara a vedere Gesù. E il Signore ci dia la grazia, a tutti noi, di poter dire con la nostra vita “ho visto il Signore”. (Papa Francesco, La grazia delle lacrime)


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