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Assegno di mantenimento e affidamento dei figli: cosa prevede il piano Lega-M5s

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Agi - pubblicato il 13/09/18
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Arriva al Senato il testo firmato da Lega e M5s che prevede il doppio domicilio per i figli e obbliga alla mediazione familiare.Tempo diviso a metà tra mamma e papà, salvo diverso accordo, contributo diretto alle spese del figlio, mediazione familiare per le coppie ad alta conflittualità e contrasto alla cosiddetta ‘alienazione familiare’, cioè quando un genitore allontana il figlio dall’altro. Sono i punti principali del disegno di legge sull’affido condiviso presentato da Lega e M5s in Senato, primo firmatario il senatore leghista, Simone Pillon noto  per essere tra i fondatori del comitato organizzatore dei Family Day e per le prese di posizione contro le unioni civili e l’aborto.

Il testo presentato fa discutere perché — spiega il Corriere della Sera – se dovesse essere approvato, porterebbe alla cancellazione dell’assegno di mantenimento, all’istituzione del doppio domicilio per il minore e introdurrebbe l’obbligo della figura del mediatore familiare in caso di minori

Cosa prevede la proposta

  • Doppia residenza – L’assegno di mantenimento sparisce perché i figli avranno due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà. Ciò significa che, salvo diversi accordi tra i genitori, i figli dovranno trascorrere non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la madre che con il padre. In questo modo si garantisce, secondo il ddl, un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali.
  • Mediazione familiare – I coniugi con figli minori per ottenere la separazione dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore familiare. La proposta normativa introduce e regolamenta questa figura stabilendo ruoli e competenze del mediatore che dovrà guidare gli ex coniugi a gestire, nel miglior modo possibile per i figli, la separazione. Il ddl fissa la durata massima della mediazione a sei mesi e stabilisce che gli incontri col mediatore saranno a pagamento.

“Il mantenimento non sarà fifty-fifty: il genitore che guadagnerà di più contribuirà di più”, spiega Pillon sottolineando che ogni genitore, d’ora in poi “saprà che ogni euro sarà speso per il figlio e non per l’ex coniuge” – spiega Pillon all’Agi. “Il che non significa che sparirà l’assegno di mantenimento per l’ex coniuge ma solo che le spese per il minore saranno pagate direttamente”, prosegue.

“Infine prevediamo primo incontro gratis con un mediatore familiare per le coppie ad alta conflittualità e in seguito incontri con tariffe fissate dal ministero della Giustizia – conclude -. E forme di contrasto alla alienazione genitoriale: un genitore che dipinge male l’altro, cercando di mettergli il figlio o la figlia contro dovrà risarcire entrambi e potrebbe perdere anche la responsabilità genitoriale”.

Battaglia su disegno di legge

Intanto è già battaglia sul disegno di legge. La rete “Dire” dei centri antiviolenza ha lanciato una petizione su Change.org e indetto, contro la proposta di Pillon, una grande manifestazione a Roma il 10 novembre prossimo. Il timore, per l’associazione, è quello che la legge, se approvata in questo modo, “favorirebbero inevitabilmente il persistere della violenza, in particolare quella intra familiare.”.

I dati Istat

La proposta punta a riscrivere la legge del 2006, una norma che rivoluzionò il concetto di “assegnazione” dei figli nelle separazioni e nei divorzi. L’ultimo report Istat su separazioni e divorzi mostra infatti che su almeno un fronte la legge del 2006 ha cambiato radicalmente le cose: se nel 2005 i figli minori affidati esclusivamente alla madre erano più dell’80%, nel 2015 la percentuale è crollata all’8,9% e nell’89% dei casi il giudice ha sancito l’affido condiviso. Ma i bambini nella maggior parte dei casi continuano in effetti a trascorrere più tempo con le madri.

Nessun mutamento invece sul fronte dell’assegnazione della casa coniugale – fa notare Il Fatto Quotidiano –  che quando c’è un figlio minore nel 69% dei casi va alla ex moglie in quanto genitore collocatario, e della quota di separazioni con assegno di mantenimento corrisposto dal padre, che si è mantenuta stabile al 94%.

 

QUI L’ORIGINALE

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