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Papa Francesco: la psichiatria può aiutare un figlio gay

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/08/18
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“In quale età s’esprime questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino. C’è tanto da fare con la psichiatria, per vedere come sono le cose”. E alle famiglie dice: mai silenziare il problema, ma parlarne

Se un figlio rivela la sua omosessualità ai genitori, questi devono «pregare, non condannare, dialogare, capire, fare spazio perché si esprimi» perché altrimenti viene meno «la maternità e la paternità». Lo ha detto Papa Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Dublino.

«Mai dirò che il silenzio è un rimedio. Tu sei mio figlio, sei mia figlia, come io sono tuo padre, tua madre. Parliamo. Quel figlio ha diritto ad una famiglia e non ad essere cacciato via» (Ansa, 27 agosto).

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=EOqUmBAvW4E?start=2520]

Omosessualità e psichiatria

Ma è la seconda parte della risposta di Papa Francesco che sta creando “polemiche” sopratutto sui social tra le comunità e le lobby omosessuali, perché tratta – anche se non in maniera centrale – il tema della psichiatria per tentare di aiutare e capire le problematiche vissute da un figlio che manifesta una natura e tendenza diversa da quella eterosessuale.

Anche qui, ecco la trascrizione letterale della risposta di Bergoglio sull’aereo verso Roma:

«In quale età s’esprime questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino. C’è tanto da fare con la psichiatria, per vedere come sono le cose. Una cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare un figlio o una figlia con tendenza omosessuale è mancanza di paternità o maternità. Tu sei mio figlio. Tu sei mia figlia, come sei. Io sono tua padre e tua madre: Parliamo».



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“Hanno diritto a una famiglia”

In maniera ancora più netta e schietta, il Papa conclude il suo pensiero spiegando ai vaticanisti, «Se voi, padre o madre, non ve la cavate chiedete aiuto. Ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo. Perché quel figlio e quella figlia hanno diritto a una famiglia. Non cacciarlo via dalla famiglia. Questa è una sfida seria ma che fa la paternità e della maternità» (Il Sussidiario, 27 agosto).



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