Questi sono i documenti ufficiali. C’è tanto da fare, ma si sono iniziate a smuovere le acque
«Questa piaga aperta ci sfida ad essere fermi e decisi nella ricerca della verità e della giustizia». Nella seconda e ultima giornata del suo viaggio in Irlanda, domenica 26 agosto, Papa Francesco attraversa in volo l’isola fino al villaggio di Knock, divenuto nel corso del Novecento uno dei maggiori santuari mariani d’Europa, e torna a parlare delle violenze e degli abusi su minori nelle istituzioni cattoliche che hanno travolto la Chiesa irlandese dopo le quattro inchieste governative condotte tra il 2005 e il 2011.
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«La Madonna guardi con misericordia tutti i membri sofferenti della famiglia del suo Figlio. Pregando davanti alla sua statua, le ho presentato, in particolare, tutti i sopravvissuti, tutte le vittime di abusi da parte di membri della Chiesa in Irlanda», ha spiegato tra gli applausi alle migliaia di fedeli presenti. «Nessuno di noi può esimersi dal commuoversi per le storie di minori che hanno patito abusi, che sono stati derubati dell’innocenza o sono stati allontanati dalle mamme e abbandonati allo sfregio di dolorosi ricordi».
Sabato pomeriggio, 25 agosto, Francesco ha incontrato nella nunziatura otto vittime che gli hanno parlato delle adozioni illegali, delle violenze commesse nel Novecento nelle “Magdalene Laundries” e nelle case per ragazze madri gestite da religiose (Corriere.it, 26 agosto).
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La lettera sul Cile
Sulla pedofilia nella Chiesa, il Papa non è solo intervenuto con moniti pubblici, nel corso di cerimonie religiose o viaggi pastorali. Quest’anno ha già scritto due documenti. Il primo è del 13 aprile 2018. Si tratta della “Lettera del Santo Padre Francesco ai vescovi del Cile, a seguito del report consegnato da S.E. Mons. Charles J. Scicluna“.
Scicluna è uno degli inviati di Bergoglio che ha avuto il compito di esaminare i casi di abusi sessuali del clero in Cile e le relative coperture dei vescovi locali. La lettera di Francesco ha portato alle dimissioni dei prelati del Paese sudamericano, anche se non tutte, ad ora, sono state accolte e formalizzate dal pontefice, che si è riservato di esaminare ogni singolo caso.
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Il documento del dopo Pennsylvania
Il secondo documento scritto dal Papa è la “Lettera del Santo Padre Francesco al popolo di Dio“, del 20 agosto 2018. In questo caso Bergoglio ha elaborato la lettera dopo il caso dei circa 300 preti che avrebbero commesso abusi sessuali nello Stato americano della Pennsylvania tra il 1940 e gli anni 2000. E’ un documento di scuse, mortificazioni per quanto accaduto, ma anche di dura condanna per chiunque copre e insabbia gli abusi.
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Il motu proprio sulle colpe dei vescovi
Tornando al 2016, Francesco era intervenuto con un altro documento, precisamente una lettera apostolica in forma “motu proprio” (cioè scritto di iniziativa dal Papa e non proposto da alcun organismo della Curia), dal titolo “Come una madre amorevole“.
In questo documento si evidenziano, non a caso, le responsabilità che omette o nasconde, oppure tutela casi di preti pedofili nella propria diocesi. Evidenzia Francesco, citando altri due documenti su questo tema, stilati rispettivamente da Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger nel 2001:
«Con la presente Lettera intendo precisare che tra le dette “cause gravi” è compresa la negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili, previsti dal MP Sacramentorum Sanctitatis Tutela, promulgato da San Giovanni Paolo II ed emendato dal mio amato predecessore Benedetto XVI. In tali casi si osserverà la seguente procedura».
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I compiti della Pontificia Commissione
Il 22 marzo 2014, Francesco istituiva la Pontificia Commissione pr la Tutela dei minori, guidata dal cardinal Sean O’Malley.
«Compito specifico della Commissione sarà quello di propormi le iniziative più opportune per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, sì da realizzare tutto quanto è possibile per assicurare che crimini come quelli accaduti non abbiano più a ripetersi nella Chiesa. La Commissione promuoverà, unitamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la responsabilità delle Chiese particolari per la protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili».
La circolare 2011
Dunque, che il Papa stia tentando di porre argine e sia intervenuto con documenti ufficiali, più volte, sul tema pedofilia è un dato di fatto. Che ci sia ancora molto da fare è altrettanto evidente.
Bergoglio, intanto, con le sue iniziative ha dato seguito ad un importante documento del 2011 della Congregazione per la Dottrina della Fede: “Lettera circolare per aiutare le conferenze episcopali nel preparare linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici“.
Una circolare che suona come un tentativo di curare una malattia che già da qualche anno era esplosa in molte diocesi mondiali: la copertura, da parte dei vescovi, degli abusi sessuali compiuti dai propri sacerdoti. Insabbiare per non dare “scandalo” e far parlare in negativo, il meno possibile, della Chiesa diocesana (Aleteia, 24 agosto).
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La lentezza delle Conferenze Episcopali
Conversando con Aleteia, il teologo Hans Zollner ha spiegato che nei Paesi in cui le Conferenze Episcopali hanno già reso pratiche le linee guide della circolare si sono raggiunti buoni risultati sulla regressione dei casi di pedofilia nel clero.
Il dato poco incoraggiante è che le Conferenze Episcopali che hanno completato il percorso di prevenzione sono ancora poche: tra esse Usa, Australia, Irlanda, Inghilterra, Paesi dove negli anni passati si erano registrati grossi scandali.
Il miglioramento in Irlanda
In Irlanda, ad esempio, dal gennaio 1975 si sono registrate 1.259 denunce di abusi contro 489 sacerdoti o religiosi in 26 diocesi, e di questi accusati, solo 36 sono stati portati di fronte ai tribunali penali. Anche se, tra quelle effettuate nel 2017, una sola denuncia è relativa ad abusi accaduti dopo l’anno 2000: ovvero la prevenzione degli ultimi anni funziona (Agi, 26 agosto)
Zollner sollecitava l’istituzione all’interno di ogni singolo Paese di uffici ecclesiastici che monitorano le diocesi, e uffici diocesani che controllano, a loro volta, le parrocchie. Un lavoro, quindi, ancora molto lungo da compiere prima di parlare di corretta prevenzione della pedofilia nel clero.