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Buco frontale è più inclusivo di vagina, così comanda il dittatore gentile

HOLE IN A WALL
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Community La Croce - pubblicato il 23/08/18
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Con la password che apre tutti i sistemi, ovvero l’inclusività, il colosso americano dell’informazione medica Healtline Media ci informa, per ora gentilmente ma pur sempre usando degli imperativi, che è ora di dismettere l’uso di termini discriminatori, come ad esempio “vagina” a favore di altre perifrasi

di Davide Vairani

 

L’uso del termine medico ‘vagina’ non è un linguaggio inclusivo di genere”. Per la tutela sanitaria  e l’educazione sessuale “è indispensabile” sostituire “vagina” con  il termine “buco frontale”. “È indispensabile che le guide sessuali sicure diventino più inclusive delle persone LGBTQIA.

A sostenerlo è il gruppo privato “Healthline Media”,  uno dei principali network al mondo di informazioni sanitarie. Stiamo parlando di un colosso del marketing medico-sanitario – con sede a S. Francisco, in California -, con un immenso potere di lobbiyng e di influencer. Proprio per questo motivo, tale affermazione non può essere liquidata come l’ennesima boutade del love is love pensiero.

“LGBTQIA Safe Sex Guide”è il titolo di un lungo documento pubblicato dal colosso americano su uno dei siti web di proprietà e diffuso rapidamente in rete.

La tesi che viene sostenuta è semplice quanto inquietante.Le comunità LGBTQIA” e, in generale, le persone “non binarie” subiscono “tassi più elevati di HIV e IST (infezioni sessualmente trasmissibili) a causa di una educazione sessuale ed assistenza sanitaria volutamente “inadeguata”I motivi? Pregiudiziomofobia e transfobia diffusi e mancanza di rappresentanza politico-culturale hanno storicamente generato programmi di educazione sessuale e in generale un sistema di assistenza medica fondati sullo stigma di  determinati comportamenti e identità sessuali.



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Per queste ragioni, 

“it’s imperative” – si legge nel documento -, “è necessario che le guide sessuali sicure diventino più inclusive delle persone LGBTQIA e non binarie e delle loro esigenze. Ciò contribuirà ad affrontare gli ostacoli all’accesso all’assistenza e a strumenti educativi efficaci, mentre contemporaneamente normalizzerà e riconoscerà la vera diversità che esiste in relazione al genere e alla sessualità”. E si conclude: “Ai fini di questa guida, ci riferiremo alla vagina con il termine“buco frontale” (“front hole”) invece di utilizzare esclusivamente il termine medico “vagina”. Questo è un linguaggio inclusivo di genere”. (LGBTQIA Safe Sex Guide)

La tesi adottata viene declinata più nel dettaglio.

Storicamente, quando l’educazione sessuale è divenuta fruibile dal grande pubblico, il contenuto era focalizzato sull’educazione alla pubertà per le persone cisgender, dunque si parlava di ‘sesso eterosessuale’, ‘prevenzione della gravidanza’ e ‘riduzione delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST)’. Durante quel periodo, si assistette  ad una molteplicità di discriminazioni  associate all’essere lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali (LGBTQIA). Termini di genere come ‘non binario’ e ‘trans’ non erano ancora entrati nella lingua e nella cultura tradizionali, al punto da generare nella mentalità comune uno stigma nei confronti di tali individui. (Ibidem)

Healthline prosegue:

Nell’attuale contesto storico, grazie ad una  dilagante omofobia e transfobia, si è consolidata la prassi per la quale  la maggior parte dei programmi di educazione sessuale non riconosce neppure l’esistenza di LGBTQIA e di individui non binari. I programmi di educazione sessuale sono stati sviluppati, invece, sulla base del presupposto che coloro che ricevono le informazioni fossero esclusivamente eterosessuali e cisgender. Ecco perché abbiamo stretto una partnership con GLSEN e Advocates for Youth per garantire che questa guida sicura al sesso sia finalizzata a comprendere le identità di genere, l’orientamento sessuale, le attrazioni e le esperienze di genere sfumate, complesse e diverse che esistono nel nostro mondo, che variano tra culture e comunità..

Le tradizionali guide sessuali di sicurezza sono spesso strutturate in modo tale da presupporre che il genere di tutti (maschio/femmina/non binario/trans) sia uguale al sesso a cui sono stati assegnati alla nascita (maschio/ femmina/intersessualità o differenze nello sviluppo sessuale). Le risorse per l’educazione sessuale usano spesso video, immagini e diagrammi come un modo per trasmettere informazioni importanti, sebbene queste immagini e video abbiano storicamente omesso di riflettere o fornire informazioni sulle relazioni omosessuali e omosessuali. Infatti, la GLSEN 2015 National School Climate Survey mostra che solo il 5% circa degli studenti LGBTQ ha visto la rappresentanza LGBTQ nelle classe sanitarie oggetto di raccolta dati per l’elaborazione di statistiche ed informazioni.

Queste guide spesso indicano parti del corpo umano con aggettivi inutilmente di genere, come ‘parti maschili’ e ‘parti femminili’, oppure parlano di  “sesso con donne” o “sesso con uomini” escludendo pertanto coloro che si identificano come ‘non binari’.

“Many individuals don’t see body parts as having a gender – people have a gender”: molti individui non guardano le parti del corpo umano come se avessero un genere – le persone hanno un genere.

E di conseguenza, l’idea che un pene sia esclusivamente una parte del corpo maschile e una vulva sia esclusivamente una parte del corpo femminile è imprecisa. Usando la parola ‘parti’ per parlare di genitali e usando termini medici per l’anatomia senza associarvi un genere, diventiamo molto più abili a discutere efficacemente di sesso sicuro, in un modo che sia chiaro e inclusivo. Ad esempio, alcune persone identificate come trans e non binarie assegnate alla nascita alla donna possono godere del recettore del sesso penetrativo, ma sperimentano la disforia di genere quando si fa riferimento a quella parte del proprio corpo usando una parola che la società e le comunità professionali spesso associano alla femminilità. Un’alternativa che sta diventando sempre più popolare nelle comunità trans e queer è utilizzare il termine ‘front hole’, ‘buco frontale’. (Ibidem)

Inquietante e pericoloso.

Inquietante la tesi per la quale i “tassi più elevati di HIV e IST (infezioni sessualmente trasmissibili” che si registrano tra le persone non eterosessuali (LGBTQIAsiano causate (“in stretta correlazione” si scriveda pregiudizi, omofobia e transfobia diffusi e mancanza di rappresentanza politico-culturale delle stesse. A supportare tale tesi c’è (solamente) la (presunta) autorevolezza di Healthline e dei suoi consulenti e collaboratori: nessuna ricerca scientifica, nessun dato verificabile, nessuna indagine sociologica, nulla di nulla che abbia vagamente il sapore di scienza e rigore viene citato da questo studio. Un’idea che viene spacciata per dato certo e inequivocabile, una idea quantomeno bizzarra che viene utilizzata come cavallo di Troia.

Inquietante è la manipolazione del linguaggio. Davvero si può pensare che abolire il termine “vagina” da ogni strumento educativo contribuisca ad aumentare consapevolezza, conoscenza di sè, amore e sessualità? Davvero si può pensare che “buco anteriore” sia un termine rispettoso di una persona con tendenze sessuali e di genere “non etero”?

Non prendiamo in giro l’intelligenza delle persone. Non prendiamoci in giro. A questa gente, a chi scrive, sostiene e divulga testi e proposte di tale natura spacciandoli per dati scientifici e medici, a questa gente non importa nulla delle persone LGBTQIA. Smontare il linguaggio corrente e costruire una neo-lingua fatta di parole anonime, senza riferimento a nulla, tanto meno a ciò di cui siamo fatti e costituiti, senza alcun rispetto per il dato biologico: questo interessa. Buco anteriore ha il triste sapore dell’indistinto anonimo, esattamente come i nuovi acronimi LGBTQIA e LGBTQIIA, per esempio, dove Q significa sia questions sia queer (travestiti), I per intersex, persone che hanno anatomia sia maschile che femminile, e A per alleato (amico della causa di liberazione sessuale) o asessuato(persona definita dalla mancanza di attrazione sessuale). A chi è riuscito a liberarsi dal regime binario dell’eterossessualità egemonica viene offerto un mondo senza gusto, un mondo dell’indifferenziato, nel quale tutto è giusto e niente è sbagliato, nel quale tutto ciò che mi piace è un obbligo, tutto ciò che desidero deve diventare un diritto da esigere, dove tutto vale niente e niente vale tutto. Volete un mondo fatto così? Un mondo fatto di acrononimi e non di nomi e cognomi per non discriminare nessuno?

Inquietante (e pericolosa) la pretesa di obbligare tutti a restare anonimi, senza personalità. “It’s imperative”, viene usato questo verbo. E’ questa l’uguaglianza che vogliamo davvero? Un’idea di uguaglianza fatta a colpi di sottrazione, con l’alfa privativo per tentare di dare un nome nuovo a qualcosa che non può essere chiamato per ciò che biologicamente è; un’idea di uguaglianza che si fonda sulla condanna delle differenze piuttosto che sulla esaltazione delle medesime.



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Inquietante (e pericolosa) una società nella quale l’informazione non risponde ad un’etica, l’etica del rispetto per la verità. Healthline Media è un colosso del marketing medico. Fondata nel 2006,  Healthline – si legge sul suo sito web

fornisce informazioni sulla salute e il benessere ai consumatori attraverso il suo sito web, Healthline.com. La missione dell’azienda è quella di essere l’alleato più fidato degli utenti nella ricerca della salute e del benessere. Healthline.com offre contenuti clinici revisionati dal punto di vista medico, autorevoli, accessibili e perseguibili.

Per capire il volume di affari che muove Healthline Media con l’informazione medica, sono sufficienti pochi elementi. A metà del 2016, Healthline Media ha acquisito i siti gemelli MedicalNewsToday.com e MediLexicon.com (che fanno parte parte del colosso britannico MediLexicon International Ltd). Un investimento da 95 milioni di dollari, che ha portato Healthline Healthweb il braccio operativo informatico del gruppo a diventare il secondo network sanitario al mondo con oltre 61 milioni di visitatori di media al mese (ComScore , Marzo 2016).

Indipendentemente da dove si trovino nel mondo o dal loro percorso di salute e benessere, la nostra missione a Healthline è di essere un alleato per i ricercatori e i medici, fornendo loro contenuti informativi, facili da capire e coinvolgenti,

afferma David Kopp, CEO di Healthline Media.

MedicalNewsToday.com, il sito web numero uno classificato da Google e Yahoo nella categoria notizie mediche, con oltre 132 aree tematiche terapeutiche e con oltre 200.000 definizioni costantemente aggiornate, si è unito a Healthline.comDrugs.com e Livestrong.com, portando il colosso Healthline a diventare il principale gruppo privato a detenere in modo esclusivo una serie infinita di informazioni salutistiche.



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L’introduzione della neo-lingua è la prima forma di dominio dell’Impero. La pianificazione a tavolino di una lunga serie di neologismi – senza alcun corrispondente nella realtà oppure abbastanza fumosi da poter essere interpretati come si vuole, sempre comunque a danno dei critici del sistema – ha come scopo la rimodellazione della forma mentis degli individui. Si pensa con il linguaggio: chi inculca nella società nuovi termini linguistici ne annuncia anche la finalità implicita di controllo. Quindi non solo neo-termini o neo-espressioni per nascondere,

 dissimulare o addirittura inventare la realtà, ma anche qualsiasi altro tipo di espressione culturale umana diventa forma di dominio contro-l’uomo, specialmente laddove la realtà viene allontanata dallo sguardo per essere sostituita dalla pubblicità, dai costumi e dalle mode, dal meltin’pot pseudo culturale del mondo pop, dalla musica leggera all’arte ‘moderna’, nei nuovi romanzi ‘educativi’ che in realtà piegano alla pornografia più cruda, fino all’induzione costante e martellante di nuove esigenze politiche sul piano dei ‘diritti’, fino a rovesciare il senso stesso del diritto e riducendo l’uomo ad ente, e cosa qualsiasi, sulla quale, chi può, arriva ad estendere tutte le sue pretese” (La forza degli slogandi Alessandro Benigni,”Ontologismi”, 30 dicembre 2012).

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