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Abusi nella Chiesa: in arrivo un documento del Papa per smontare le coperture dei vescovi

DANIEL PITTET, OFIARA PEDOFILII
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/08/18
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La difficoltà incontrata da Francesco nel risolvere questo dramma è il segno di un problema radicato da troppo tempo e per troppo tempo ignorato

Da più parti, osservatori, esperti e analisti autorevoli nonché quasi sempre molto ben informati, concordano nel dire che con ogni probabilità, prossimamente, dopo il viaggio in Irlanda (25-26 agosto), arriverà a tutti i vescovi del mondo, da parte di Papa Francesco, uno specifico documento, piuttosto diverso dalla sua recente Lettera al Popolo di Dio, in merito al dramma degli abusi riproposto con estrema gravità con il caso della Pennsylvania (Stati Uniti).

POPE FRANCIS

Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

La risposta attesa da tempo

Dovrebbe essere un testo che, a partire dalle riflessioni principali della Lettera, in gran parte laceranti e coinvolgenti sulla tragedia della pedofilia clericale che colpisce tutta la Chiesa, ovunque e da qualche decennio, entra direttamente nella sfera delle questioni normative e anche procedurali. Sarà, si dice, la risposta che si attende da molto tempo, anche da parte di numerosi cardinali e vescovi e non solo da parte della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica (Il Sismografo, 21 agosto).



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Il “non silenzio” di Bergoglio

Papa Francesco, in questi oltre cinque anni di pontificato, non si è mai risparmiato contro la pedofilia. Ha assunto numerose prese di posizioni durissime contro i preti pedofili (In ultimo la “Lettera al Popolo di Dio”). Peraltro il tema degli abusi sessuali è datato almeno da diversi decenni, non è una novità del pontificato di Bergoglio.

I due veri problemi

Eppure sulle spalle dell’attuale è gravato per almeno due motivi, come sottolinea sempre il Sismografo. Il primo: eccessiva lentezza per risolvere le questioni. Basti pensare ai vescovi cileni che si sono dimessi per il caso del prete abusatore Karadima:  sono state accettate le dimissioni solo di una minima parte del blocco degli oltre trenta prelati a distanza di quasi sei mesi dall’esplosione dello scandalo.

Secondo (ancora più grave): si critica una mancanza di meccanismi e procedure adeguate per imporre comportamenti episcopali in linea con il magistero del Papa sulla questione pedofilia. Oggi si procede con una tale discrezionalità in quest’ambito che i vescovi fanno il buon e il cattivo tempo, e interpretano spesso a modo loro le parole del Papa.



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Un sistema perverso

La chiave per arginare (almeno parzialmente) il problema, riguarda proprio i vescovi. Emblematico è la vicenda Pennsylvania. Sono 301 gli esponenti del clero coinvolti in 70 anni di abusi. All’inchiesta ha contribuito anche l’Fbi. Alcuni agenti del Center for the analysis of violent crime – scrive Internazionale (21 agosto) –, hanno svelato i perversi metodi di insabbiamento dei vescovi per coprire i propri sacerdoti.

“Malattia” ed “esaurimento nervoso”

Tra le opzioni più frequenti spiccano quelle sul linguaggio, come l’indicazione di non usare mai il termine “stupro” ma la più asettica definizione di “comportamento inappropriato”. Soprattutto, è delineata una pianificazione del depistaggio con alcuni elementi ricorrenti: lo svolgimento di indagini incerte e superficiali, evitando che a condurle fosse un personale “adeguatamente formato”; il provvedimento, tutto di facciata, di mandare per qualche tempo il prete colpevole in una clinica psichiatrica o in un istituito specializzato per una opportuna “valutazione”; lo spostamento in un’altra diocesi del sacerdote di cui è certa la responsabilità.

Per giustificare questi spostamenti, tutte le diocesi negavano le ragioni vere e parlavano invece di “esaurimento nervoso” o “congedo per malattia”. Un sistema di coperture che si fondava sul ruolo decisivo dei vescovi, cioè delle massime autorità della chiesa locale.



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Ripensare le responsabilità

Si tratta di uno scenario in parte noto, venuto alla luce a pezzi in varie inchieste e indagini negli ultimi anni, ma che ora trova una sua organicità e precisione tale da ridisegnare in modo definitivo il livello di responsabilità delle persone coinvolte nell’azione di copertura. La documentazione trovata negli archivi segreti delle diocesi riafferma un principio base che ritorna nelle indagini sugli abusi da parte del clero in varie parti del mondo: “evitare lo scandalo”, piuttosto che proteggere le vittime.


KSIĄDZ W KOLORATCE
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Non abbandonare a se stesso il clero

Se le insabbiature dei vescovi sono un lato della medaglia il sistema malato da cancellare, sull’altro bisogna superare i “confini ecclesiastici” per svoltare realmente sul fronte abusi!

«Il clero da solo non sarà capace di portare avanti un tale cambio radicale, per questo Papa Francesco scrive: umilmente dovranno chiedere e ottenere aiuto dall’intera comunità»: sottolinea giustamente Myriam Wijlens, membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori, in una nota diramata dall’organismo creato dallo stesso Jorge Mario Bergoglio a inizio pontificato e guidato dal cardinale Sean O’Malley (La Stampa, 21 agosto).



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La sicurezza dei bambini

Per la commissaria Myriam Wijlens, avvocato canonista, «uno sguardo al futuro implica chiedere un cambio radicale di una cultura nella quale la sicurezza dei bambini è prioritaria. Proteggere la reputazione della Chiesa significa mettere al primo posto la sicurezza dei bambini. Il clero da solo non sarà capace di portare avanti da solo un tale cambio radicale, per questo Papa Francesco (nella “Lettera al Popolo di Dio” ndr) scrive: umilmente dovranno chiedere e ottenere aiuto dall’intera comunità».

Stop “cultura di omertà”

Intervistato dall‘Agenzia Sir (21 agosto), da parte sua, il gesuita tedesco Hans Zollner , membro anch’egli della commissione e presidente del Centro protezione dei minori dell’Università Gregoriana fa notare, in particolare, che «rivolgendosi a tutto il popolo di Dio», il Papa «non sta dividendo la Chiesa in “clero” e “laici”. Denuncia – come tante volte prima – il clericalismo che è secondo la sua analisi una delle radici degli abusi e di una “cultura di omertà” che deve sparire e al posto di essa deve crescere una cultura di attenzione, protezione e di vera umiltà. Non solo a parole, ma con i fatti: perdere prestigio, potere e i loro simboli».


POPE FRANCIS GENERAL AUDIENCE
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Il caso “Italia”

Padre Zollner conclude con una sottolineatura: «Mi preme dire che l’Italia non ha ancora vissuto un tale momento di verità riguardo l’abuso sessuale e lo sfruttamento del potere riguardo il passato. Mi auguro che queste ultime settimane con tante notizie sconvolgenti abbiano aperto gli occhi e il cuore anche alla Chiesa italiana e ai suoi responsabili per impegnarsi senza esitazione».



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