La vicenda risale al 2013 ma è emersa solo ora grazie a materiale anonimo recapitato alla redazione del New York Times. L’attrice e regista italiana residente in California avrebbe già raggiunto l’accordo e iniziato il pagamento del risarcimento alla vittima, Jimmy Bennett, nell’aprile scorso. Sta rimbalzando su tutte le testate ed è salita in vetta alla top di Twitter: l’elenco, mentre ne sto scrivendo, comincia proprio con #AsiaArgento. Il gioco di parole al quale si cede più volentieri è l’innegabile senso che si può dare ora all’hashtag più cavalcato dall’attrice e regista italiana che bazzica Hollywood da tempo: #MeToo. Anche io, Asia Argento, ho molestato; qualcuno dice violentato. Anche tu, Asia? Proprio tu?
Diventa quasi inevitabile citare un più classico e tragico tu quoque anche se non sta uccidendo nessun tiranno. Sta invece mostrando una triste, grottesca contraddizione con le battaglie che sostiene da mesi con una veemenza e una dedizione da pasionaria.
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I fatti riferiti in uno scoop del New York Times, ma ancora da confermare definitivamente stando alla resistenza del modo condizionale nei titoli e catenacci, sono questi:
tra le prime donne nel mondo del cinema a denunciare la violenza sessuale subita dal produttore Harvey Weinstein, diventata paladina del movimento #MeToo, nei mesi che seguirono le sue denunce dello scorso ottobre, si accordò per risarcire con 380mila dollari Jimmy Bennett, un giovane attore e musicista rock che disse di essere stato aggredito sessualmente dall’attrice in una camera d’albergo in California anni prima, quando aveva appena compiuto 17 anni. Asia Argento allora aveva 37 anni (oggi ne ha 42). Una vicenda che lo ha segnato profondamente e che ha influito negativamente sulla sua carriera.
Lo rivela il New York Times che cita i documenti degli avvocati di Asia Argento e di Bennet, oggi 22enne, che ha recitato la parte di suo figlio in un film del 2004, “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa”. Tra le carte ci sarebbe anche un selfie datato 9 maggio 2013 che ritrae i due a letto, oltre ai dettagli sui tempi dei pagamenti: 380mila dollari in un anno e mezzo, a partire da un versamento di 200mila dollari fatto ad aprile. (Repubblica)
Fino a che non ci saranno conferme definitive occorre accordarle il beneficio del dubbio e più ancora augurarle quello non retorico di un cambiamento reale, viste le molteplici manifestazioni di condotte tutt’altro che virtuose (un’altra battuta ricorrente nei tweet che si rincorrono sul tema è quella della sua esibizione in tenuta sado-maso insieme ad un cane, indicato ora come prossimo destinatario di un suo risarcimento). Le violenze che lei stessa dichiara di aver subito denunciando le quali intendeva dare spinta ad un movimento di liberazione delle donne molestate, se a loro volta venissero confermate (cosa che non è affatto avvenuta), resterebbero tali e quindi esecrabili senza condizionali.
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Ciò nondimeno questa sorta di nemesi che si trova ben piantata sulla sua strada non può che ricordarle e ricordare a tutta l’opinione pubblica che la violenza e il sopruso non sono appannaggio del maschio cattivo. Trista parità questa che però ci ricorda quanto la natura umana abbia una sostanza identica e ugualmente ferita sia nell’uomo sia nella donna.
Certo, non c’è dubbio che anche nella multiforme espressione della malvagità esistono delle modalità, degli “stili” tipicamente maschili e altri invece femminili. Ma è impossibile non rendersi conto dell’assurdità di alzare barricate tra i due indivisibili protagonisti dell’intera storia umana; l’uomo e la donna.
Tornando alla vicenda in oggetto Asia e il piccolo Jimmy si erano conosciuti sul set, lei regista e attrice co-protagonista; lui, bambino, interpreta il figlio naturale della donna; la sua vita si trasforma all’improvviso in incubo. Strappato agli amati genitori adottivi torna dalla madre naturale che lo trascina in una esistenza senza radici, senza bellezza, piena di sopruso e violenza. Fa la prostituta, la madre Sarah. Soprattutto per i camionisti.
Nella vita reale lungo il corso degli anni i due, riferisce lo stesso Bennett, hanno mantenuto buoni rapporti al punto che per lui erano simili a quelli tra madre e figlio.
Fa proprio male pensare ad una donna, madre di due figli che tradisce un rapporto all’insegna dell’amicizia e ad un certo punto decide che vuole intrattenersi sessualmente, con la forza con un minorenne; certo diciassette anni non sono otto, non era più un bambino; eppure caro Vittorio Feltri, che ha twittato come tanti sulla vicenda, non è affatto scontato che un ragazzo così giovane si butti senza pensarci sempre e comunque su un donna, anzi sulla parte anatomica che a suo dire deve essere sempre e comunque agognata e in ogni caso ben accetta. Credo che anche come uomini possiate provare fierezza per chi non si svende o non accetta un pasto pur che sia. E noi come donne possiamo provare almeno fastidio per la consueta riduzione pornografica del corpo della donna ai suoi genitali.
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Jimmy Bennett è del 1996, la violenza risalirebbe al 2013; nel film del 2004, interpretava un bambino piccolo. La storia è tratta dal romanzo omonimo edito in Italia nel 2002 per Fazi Editori, a firma di J. T. LeRoy. Non è la prima esperienza della Argento come regista eppure sembra ancora in fase di prove generali, di tentativi e con una forse inestirpabile mediocrità. Psichedelico, definiscono alcuni questo film. Non un successo planetario, in ogni caso, questa pellicola fosca e conturbante (la storia inizialmente spacciata come autobiografica è in gran parte inventata come lo è lo stesso autore che in realtà è una donna. Insomma si tratta di una eclatante, planetaria truffa letteraria).
Non potendo azzardare altri commenti sul valore di questa fatica cinematografica possiamo solo considerare malsano e gravemente immorale che chi si è conosciuto come un bambino innocente per motivi professionali che esigerebbero assoluta integrità sia divenuto nel giro di un paio di lustri una preda o almeno un complice di appetiti sessuali.
Per completare la notizia riportiamo quanto riferito sulla iniziale richiesta di denaro dalla parte offesa: i legali di Bennett avevano parlato di 3,5 milioni di dollari calcolati sul mancato guadagno seguito al trauma della molestia.
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Il denaro, riferisce un avvocato di Bennett, lo aiuterebbe (200mila già gli sono stati versati, il resto dilazionato).
In attesa di ulteriori sviluppi consigliamo alla signora Argento di approfittare di questa crisi per rientrare in sé stessa. Se è stata fuori troppo a lungo troverà parecchio disordine eppure si può sempre mettere mano alla grande opera della propria vita interiore…
Aggiornamento del 22 agosto 2018
Sono spuntati alcuni sms tra Asia Argento e il suo compagno, Anthony Bourdain, morto suicida soltanto a giugno. E se da una parte smentiscono la iniziale difesa di Asia che negava di avere avuto rapporti sessuali col ragazzo dall’altro confermano la sua versione dei fatti sui motivi del pagamento e sulla paternità dell’idea: parrebbe essere stato Bourdain a decidere di pagare Jimmy, e lo fece di tasca propria, non per ottenere il silenzio su un sopruso ma perché li lasciasse in pace. Lo riteneva una persona pericolosa e temeva danni per la carriera e della compagna.
Così riferisce, ad esempio, il Fatto Quotidiano che come altre testate aggiorna i lettori sugli sviluppi di questa vicenda:
Negli sms Bourdain e la Argento parlano di Bennett come di un “asino” e Anthony scrive che i 380 mila dollari pagati di tasca sua per chiudere la vicenda “non sono l’ammissione di niente, nessun tentativo di comprare il silenzio, semplicemente un’offerta per aiutare un’anima torturata che cerca disperatamente di spillarti denaro“. Oppure, conclude, puoi “mandarlo a farsi f… In ogni caso, sono con te”. (Il Fatto Quotidiano)
Il padre, Dario Argento, si confessa non informato e confuso salvo poi azzardare e subito sposare l’idea di un complotto ordito ai danni della figlia per un regolamento di conti o una minaccia per scoraggiare la battaglia della figlia contro le violenze sulle donne, per il suo essere uno dei volti noti del movimento #Metoo.
Il New York Times reclama con forza l’affidabilità delle notizie oggetto dello scoop, per la “accuratezza del lavoro giornalistico basato su documenti verificati e molteplici fonti”.