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Non un Amen ma un Alleluja, nel dolore per la figlia che non tornò dalla GMG

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Paola Belletti - pubblicato il 16/08/18
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Un libro intenso ma delicato che ci permette di affacciarci in una giovane e vivacissima esistenza, quella di Susanna Rufi; intrecciata con un’infinità di altre vite, anche la nostraL’ho letto quasi subito, a dire il vero, non appena mi è capitato sotto mano in redazione ma ancora non ero riuscita a dedicargli il tempo che meritava per una seppure breve recensione. Il titolo è un incanto di delicatezza, amore pudico e consegna dignitosa nel dolore. E speranza, anche. Sì, perché la storia anzi il fatto che diventa quasi pretesto per mostrare tutta la fioritura di una vita giovane e già finita nella sua forma terrena e mortale

è noto, sin troppo. Susanna, all’apice di una splendida giovinezza, di ritorno da una vacanza con i suoi, parte con la  sorella Margherita, di poco più giovane, per la GMG di Cracovia (26-31 luglio 2016), dove vedrà il suo amatissimo papa Francesco. Durante il viaggio di ritorno accusa dei malesseri; a Vienna viene ricoverata e in pochissime ore muore di meningite. (dalla Presentazione del Card. Bassetti a l’Alleluja di Susanna, SanPaolo Edizioni, 2018, p.5)

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Una ragazza appena maggiorenne che ha girato il mondo fin da piccola con una passione ed uno sguardo, educati da mamma e papà, difficili da ritrovare anche in tanti adulti. Ha visto e ha saputo guardare, Susanna. Dai finestrini dell’auto, dal fianco di una collina, dalla cima di un grattacielo americano. Chi racconta di lei, anzi chi ci permette di vederla mentre con lei si intrattiene in una conversazione che non si è interrotta è il suo papà Enrico, giornalista per Radio Radicale. In questo dialogo intenso e come custodito dai toni così misurati possiamo entrare anche noi, seguendo dolcemente la storia di una famiglia normale “a suo modo coerente e aperta alla vita” dirà ancora il Cardinale capace di farsi un’idea forte sui temi più decisivi che i nostri tempi gettano sul nostro comune piatto. Susanna non si sottraeva mai alle domande, alle grandi istanze, alla giustizia, pagando anche di persona.



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Lei e la sorella Margherita sembravano gemelle, affiatate e vicine. E tutte e due vivevano una sorta di ecumenismo naturale. Germinato in casa e aperto come un albero dalla chioma a ombrello capace di idealmente dare riparo a tutto il mondo e a tutta la storia, piena di popoli, usanze, accenti. Una ricerca sincera, che parte da uno stile di vita cristiano lontano dalla mia personale esperienza ma che non è difficile comprendere nel suo slancio, nel desiderio intelligente e tenace di scoprire Dio in ogni cosa, seguendo indizi e prove che Lui dissemina in ogni angolo. Di questo Susanna sembrava certissima.

WEB SUSANA RUFI WYD ITALY © Susanna Rufi

© Susanna Rufi.jpg

La pratica ecumenica di Susy-e-Meggy veniva da lontano, a parte un contatto con una piccola chiesa evangelica a Roma Est tramite Charlotte, amica di Margherita. A Taizé la sua famiglia c’era capitata una quindicina di giorni prima
che frère Roger venisse assassinato. Qualche anno dopo avrebbero accolto in casa due pellegrine in occasione di un
incontro della Comunità a Roma. Dei Valdesi Susanna e Margherita erano state ospiti nella loro foresteria di Torre
Pellice, e da cattoliche romane non si erano trovate malaccio, anzi. Neppure dagli anglicani, seppure versione  americana, quindi episcopaliani. Una conversazione a colazione in un bed & breakfast in Nova Scotia con una coppia
di battisti anche aveva lasciato probabilmente un segno: i due avevano avuto parole di simpatia e ammirazione per papa Francesco e si erano divertiti sentendo il papà di Susy-e-Meggy dire che nell’Italia cattolicissima lui si sentiva
un po’ protestante, ma appena sbarcato in America il protestante che è in lui si convertiva di corsa al cattolicesimo
romano. (Ib. p.45)



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Aveva frequentato e studiato, ma sul serio, al Liceo Classico. Il dizionario di greco era un compagno familiare e gradevole e non un piatto indigesto che si è obbligati ad ingollare per qualche anno di carriera scolastica.  Stava per iscriversi a Fisica e aveva nei confronti dell’universo e le sue leggi uno sguardo profondamente razionale e quindi religioso. Non razionalista.

VIA LATTEA

unsplash-logoCasey Horner

non vedeva in concorrenza scienza e fede: l’uomo vuole sapere sia «come si vadia al cielo» sia «come vadia il cielo», pervdirla col cardinale citato da Galileo. (Ib. p26)

Sono così tanti gli episodi evocati, i volti, i legami e i simboli che in questa storia ed in quella della sua famiglia si intrecciano che si potrebbe procedere per citazioni. Invece occorre iniziare a suonare con lei la sua canzone, il suo Alleluja (lo stava imparando, nella versione di Leonard Cohen; o meglio con quello cercava di imparare a suonare la sua nuova chitarra), sullo “spartito” trascritto dal papà, lo spartito di questa breve vita così carica di senso e così slanciata verso l’eterno fin dai suoi esordi. Aperta alla bellezza del mondo che non è mai piatta, fine a sé stessa. Era allenata naturalmente alla contemplazione, si può dire:

Le sequoie giganti in California, le dune di sabbia di Pilat sull’Oceano Atlantico, le grandiose grotte di Postumia, i ghiacciai delle Alpi e quelli delle Montagne Rocciose, le maree di Mont-Saint-Michel in Normandia e quelle di St Michael’s Mount in Cornovaglia. Vide perfino un fiume scorrere al contrario, il Saint John, nel New Brunswick, come il Giordano quando Israele entrò nella Terra promessa. (…) Lo spettacolo forse più bello che i suoi occhi hanno potuto ammirare dev’essere stata la Via Lattea una notte d’estate su un altopiano in Canadà (Ib. 7)



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Sembra di respirare con lei in quella tersa notte stellata; o di sentire sotto gli scarponcini l’erba piegata dai passi di migliaia di pellegrini in marcia verso Cracovia, certo, ma soprattutto in cammino con il piglio a volte leggero eppure così serio che solo i giovanissimi sanno avere.

GMG CRACOVI 2016

Shutterstock

GMG 2016 – Cracovia

Viene voglia di capire che mondo si sono trovati davanti e dentro questi bambini presto diventati quasi uomini e donne e di provare per loro tanta sincera gratitudine; e andargliela a gridare. Grazie ragazzi che ci siete e per come siete. I perduti forse non sono ancora perduti del tutto; i lontani o i lontanissimi dal Dio della misericordia forse non sono così remoti, di certo non irraggiungibili non solo da Dio ma anche da questi loro compagni di cordata (che a volte sono addirittura i padri. Leggerete del flauto detto piffero dal parroco che il suo papà riprende a suonare in Chiesa, alla messa che frequenta anche in altre occasioni, quasi in incognito); tutti appesi alla roccia del mondo che non fa altro che rinfacciare loro di non essere come i giovani erano una volta. Eppure la Chiesa, seppure attraversata da grandi tensioni, da scandali che ci fanno orrore, da mollezze e tradimenti è sempre l’Eterna straniera in grado di ascoltarli, accoglierli e mandarli insieme a portare a tutti la gioia dell’Annuncio.

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