Il mondo ha celebrato l’11 luglio la Giornata Mondiale della PopolazioneCome ogni anno, la comunità internazionale ha celebrato l’11 luglio la Giornata Mondiale della Popolazione. L’evento, che quest’anno aveva per focus il tema della pianificazione familiare come “diritto umano” [1], è stato istituito nell’anno 1989 per ricordare la Giornata dei Cinque Miliardi (Day of Five Billion) avvenuta l’11 luglio 1987, giorno in cui si stimò la popolazione del pianeta in 5 miliardi di persone.
Quanti siamo?
La giornata è una buona occasione per chiedere: ma quanti siamo e quanti saremo sul nostro pianeta nei prossimi anni e decenni? A rispondere al quesito è il Rapporto di revisione 2017 sulle Prospettive della Popolazione Mondiale o World Population Prospects, realizzato con cadenza biennale dalla Divisione per la Popolazione del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite.
Dalle stime e proiezioni demografiche contenute nel documento, lungo circa 50 pagine, risulta che la popolazione mondiale ha raggiunto l’anno scorso quasi 7,6 miliardi di persone.
I due continenti più popolosi sono senz’altro l’Asia e l’Africa, con rispettivamente 4,5 miliardi e quasi 1,25 miliardi di persone. Al terzo posto si classifica l’Europa, con 742 milioni di abitanti, poi l’America Latina e i Caraibi con 646 milioni di persone, seguita dall’America del Nord con 361 milioni e infine l’Oceania con 41 milioni.
Queste cifre implicano che la popolazione globale è cresciuta di circa un miliardo di persone nell’arco di appena dodici anni, così ricorda il rapporto. Questo significa a sua volta che nel corso degli ultimi due secoli la crescita demografica è stata sempre più rapida.
Gli scienziati calcolano infatti che nel 1804 il pianeta toccò quota un miliardo di abitanti. Dopo più di un secolo, cioè nel 1927, fu raggiunta quota due miliardi. Nel 1960 la Terra ospitava già tre miliardi di persone. Oggi invece, come già segnalato, siamo almeno 7,6 miliardi e ogni anno questa cifra sale — secondo l’ONU — di 83 milioni circa di abitanti.
E quanti saremo?
Anche se nell’ultimo decennio il tasso di crescita demografica ha registrato a livello globale un leggero calo — dieci anni fa cresceva infatti ad un ritmo dell’1,24% annuo, oggi invece si aggira intorno all’1,1% –, si stima che nel 2030 il pianeta raggiungerà quota 8,6 miliardi di abitanti, nel 2050 9,8 miliardi e infine nel 2100 ben 11,2 miliardi.
Secondo le previsioni dell’ONU, la maggior crescita si registrerà in Africa, la cui popolazione è destinata a raggiungere nel 2030 la cifra di 1,704 miliardi di abitanti (vale a dire 448 milioni in più rispetto ad oggi). In Asia l’aumento demografico sarà leggermente inferiore: nel 2030 salirà a 4,947 miliardi di abitanti, cioè una crescita di 443 milioni.
La popolazione dell’America Latina e dei Paesi dei Caraibi aumenterà di 72 milioni di abitanti, da 646 milioni oggi a 718 milioni nel 2030. Anche nell’America del Nord e in Oceania la popolazione aumenterà: rispettivamente a 395 milioni (34 milioni in più rispetto ad oggi) e a 48 milioni (cioè 7 milioni in più rispetto ad oggi).
L’Europa è l’unico continente dove la popolazione è destinata a diminuire. Calerà da 742 milioni oggi a 739 milioni nel 2030, così rivelano le previsioni ONU, perderà cioè tre milioni di abitanti.
Secondo le previsioni ONU, questo calo demografico europeo continuerà per tutto il resto del secolo. Il Vecchio Continente — in ogni senso — conterà nel 2050 infatti 716 milioni di abitanti (un calo quindi di 26 milioni rispetto ad oggi) e nel 2100 invece 653 milioni di abitanti, ossia 89 milioni in meno rispetto alla situazione attuale.
Paesi con la maggiore crescita demografica
Per quanto riguarda il periodo 2017-2050, la metà della crescita demografica globale si concentrerà secondo le stime delle Nazioni Unite in soli nove Paesi: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Etiopia, Tanzania, Stati Uniti, Uganda e Indonesia.
Si prevede (e secondo alcuni sarebbe già avvenuto) [2] il sorpasso demografico dell’India ai danni della Cina. Mentre il Regno di Mezzo (come la Cina veniva una volta chiamata) conta attualmente circa 1,41 miliardi di abitanti, l’India ne ha 1,34 miliardi.
Nel 2024 i giganti asiatici avranno entrambi 1,44 miliardi di abitanti, così prevede l’ONU, che calcola che la popolazione dell’India continuerà a salire, per raggiungere nel 2050 circa 1,66 miliardi di abitanti, mentre quella cinese dovrebbe invece cominciare a diminuire lentamente dopo il 2030, e il che spiega perché Pechino abbia abolito alla fine del 2015 la discussa politica del figlio unico.
Un capitolo a parte è costituito dalla Nigeria, che con circa 191 milioni di abitanti è già il Paese più popoloso di tutto il continente africano e il settimo a livello mondiale. Secondo la stima statistica dell’ONU, la popolazione nigeriana continuerà a salire in modo quasi vertiginoso, per superare verso la metà del secolo quella degli Stati Uniti e diventare il terzo Paese più popoloso del globo. Sempre verso la metà del secolo, almeno sei Paesi avranno una popolazione che superi i 300 milioni di abitanti, cioè Cina, India, Indonesia, Nigeria, Pakistan e Stati Uniti.
Paesi che vanno in controtendenza
Non in tutte le Nazioni del pianeta la popolazione aumenta. In 51 Paesi è destinata a calare, in alcuni con un tasso superiore al 15% verso la metà del secolo, ad esempio in Bulgaria, Croazia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Polonia, Serbia e Ucraina.
Secondo i dati dell’ONU, in tutti i Paesi europei non solo la fertilità è scesa ormai sotto la cosiddetta “soglia di sostituzione” di 2,1 figli per donna, la quale serve per mantenere costante il livello demografico, ma in molti lo è già da decenni, con tutte le conseguenze.
Anche se si prevede un rilancio della fertilità europea da 1,6 figli per donna nel periodo 2010-2015 a circa 1,8 figli nel 2045-2050, questa non sarà sufficiente per fermare il calo della popolazione, così avvertono gli esperti.
Sempre più gente vive in città
Nei prossimi decenni continuerà anche l’urbanizzazione. Attualmente circa il 55% della popolazione globale vive in aree urbane, ma verso la metà del secolo questa percentuale sarà intorno al 68%, ovvero più di due terzi della popolazione mondiale vivrà in zone urbane. Lo rivela il dossier World Urbanization Prospects 2018, sempre elaborato dalle Nazioni Unite e diffuso il 16 maggio scorso.
Secondo le stime dell’ONU, entro il 2050 altri 2,5 miliardi di persone vivranno in aree urbane. Mentre quasi il 90% di questo aumento si verificherà in Africa e in Asia, più di un terzo (il 35%) si registrerà in soli tre Paesi del globo, cioè India (+ 416 milioni), Cina (+ 255 milioni) e Nigeria (+ 189 milioni).
Le regioni più urbanizzate della Terra si trovano in Nord America (ben l’82% della sua popolazione vive infatti in aree urbane), in America Latina e Caraibi (l’81%), in Europa (il 74%) e in Oceania (il 68%). In Asia il livello di urbanizzazione raggiunge invece il 50% circa, mentre il continente più rurale rimane l’Africa. Infatti, solo il 43% della popolazione africana è cittadina.
Megacittà
Con l’aumento dell’urbanizzazione cresce anche il numero delle cosiddette “megacittà”, cioè quelle megalopoli o metropoli che contano più di dieci milioni di abitanti.
Nel 1990 c’erano in tutto il mondo dieci di queste megacittà, oggi invece il loro numero è salito a 33. Attualmente uno su otto abitanti del pianeta vive in una di queste 33 megacities, il cui numero è destinato a salire a 43 nel 2030, così rivela il rapporto dell’ONU. La maggioranza di queste enormi città si troveranno in Paesi in via di sviluppo.
Con ben 37 milioni di abitanti, il “n°1” indiscusso tra le megacittà è la capitale del Giappone, Tokyo. Al secondo posto si classifica la capitale dell’India, Nuova Delhi, con 29 milioni di abitanti, seguita poi da Shanghai, in Cina, 26 milioni di abitanti, e la capitale del Messico, Città del Messico, e São Paulo, in Brasile, che entrambe hanno 22 milioni di abitanti. Mentre la popolazione di Tokyo inizierà a scendere a partire dal 2020, così prevede l’ONU, continuerà a crescere quella di Nuova Delhi, destinata a diventare il nuovo leader della classifica nel 2028.
“Gestire la crescita urbana per assicurarsi che sia sostenibile è diventata una delle sfide di sviluppo più importanti del secolo attuale”, così ha dichiarato il direttore della divisione Popolazione del dipartimento degli Affari economici e sociali dell’Onu, John Wilmoth, in occasione della presentazione del dossier.
C’è comunque un lato positivo. “La crescente concentrazione di persone nelle città fornisce un modo per offrire servizi in maniera più economica”, ha osservato Wilmoth. “Scopriamo che le popolazioni urbane hanno un accesso migliore all’assistenza sanitaria e all’istruzione.”
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1] Uno degli strumenti della pianificazione familiare è l’aborto. La grande domanda è se l’eliminazione di un essere umano, anche se non ancora nato, possa costituire un diritto umano.