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Un prete può rifiutarsi di celebrare un funerale?

MARINE BARA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/07/18
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Come nel caso di una persona di fede diversa da quella cristiana, ad esempio la donna buddista di Latina? Vediamo le regole giuste da seguireEcco alcune osservazioni importanti per configurare le disposizioni della Chiesa in ordine alla concessione delle Esequie ecclesiastiche o alla loro negazione a cura del liturgista Don Enrico Finotti.

Infatti, il relativismo religioso e morale, che ammorba la comune mentalità, richiede una specifica argomentazione.

La Chiesa ad extra

La Chiesa, per il mandato stesso del Signore, si rapporta con tutte le genti ed è inviata presso tutte le nazioni della terra, fino alla fine dei secoli.

La sua missione si esplica sotto tre aspetti (cfr. Mt 28, 19-20):

– annuncia il Vangelo ad ogni uomo, affinché, con l’obbedienza della fede, riceva, mediante i Sacramenti, la vita della Grazia, ed entri nel popolo di Dio per avere la vita eterna;

– offre ogni giorno al Padre il Sacrificio incruento dell’altare e supplica Dio con la sua preghiera pubblica e ufficiale, affinché i cuori degli uomini si aprano all’annunzio evangelico e corrispondano liberamente alla mozione interiore dello Spirito Santo, che li attrae a Cristo;

– dà pubblica testimonianza con le opere buone, ispirate al vangelo e suscitate dalla grazia divina, e diventa così «il sale della terra e la luce del mondo»-

La Chiesa ad intra

La Chiesa, verso i suoi figli, rigenerati con i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, esercita la sua maternità nell’intero arco della loro vita terrena, affinché raggiungano la maturità dei figli di Dio e conseguano il premio eterno.

La sua azione materna si esplica in tre modi:

– istruisce i suoi figli e li guida con sicurezza nella conoscenza, sempre più profonda, della divina Rivelazione, mediante il sacro Magistero;

– custodisce, difende e alimenta la vita interiore della Grazia, mediante i Sacramenti, istituiti dal Signore, e i sacramentali, istituiti dalla Chiesa stessa, oltre che con i molteplici mezzi della vita spirituale;

– educa all’osservanza dei Comandamenti divini e al rafforzamento delle virtù soprannaturali con la disciplina delle sue leggi canoniche, ispirate alla saggezza, acquisita nei secoli, sotto la costante guida dello Spirito Santo.

Come si vede quest’opera indefessa della madre Chiesa espone i suoi contenuti oggettivi nei tre strumenti noti: il Catechismo (la fede); il Libro liturgico (la grazia); il Codice di Diritto Canonico (la disciplina).


ALEX FERRARI LUCA BARTOLASO
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Le Esequie ecclesiastiche

La madre Chiesa, dopo aver accompagnato i suoi figli nelle vicende del cammino terreno, segue i loro ultimi passi verso il trapasso all’eternità. Come con i tre Sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione, Eucaristia) ebbe inizio la vita nuova in Cristo, così con tre sacramenti analoghi si compie il congedo cristiano da questo mondo e la consegna dell’anima all’eternità: le lacrime dell’ultima Penitenza (Confessione), l’olio della santa Unzione degli infermi e l’ultima Comunione sacramentale (Viatico). L’Indulgenza plenaria in articulo mortis e le preghiere della «Raccomandazione dell’anima» completano la dipartita del cristiano fra le braccia amorevoli della madre Chiesa.

Consegnata a Dio l’anima del defunto, la Chiesa si prende cura di una degna sepoltura del suo corpo, divenuto nel Battesimo tempio dello Spirito Santo e destinato alla gloriosa resurrezione nell’ultimo giorno. Il Codice di Diritto Canonico afferma:

Can. 1176 – 

§ 1. Ai fedeli defunti si devono dare le esequie ecclesiastiche a norma del diritto.

§ 2. Le esequie ecclesiastiche, con le quali la Chiesa impetra l’aiuto spirituale per i defunti e ne onora i corpi, e insieme arreca ai vivi il conforto della speranza, devono essere celebrate a norma delle leggi liturgiche.

§ 3. La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana.

Anche dopo le Esequie la cura materna della Chiesa continua. Nella Comunione dei Santi invoca le anime beate che già godono la visione di Dio e prega per quelle che ancora sono nella purificazione. Per questo non cessa mai di offrire ogni giorno il divin Sacrificio in onore dei Santi e in suffragio delle Anime del purgatorio. Sollecita inoltre i fedeli ad una continua preghiera per i loro cari defunti, offrendo speciali Indulgenze a tale scopo.



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Gli impedimenti alle Esequie ecclesiastiche

E’ purtroppo una triste realtà che non tutti i figli della Chiesa restano in comunione con essa, ma, sollecitati dal Maligno, corrompono o abbandonano la Fede ed estinguono la vita della Grazia col peccato. In particolare si devono evidenziare i tre peccati contro la comunione ecclesiale: l’apostasia, l’eresia e lo scisma.

Il Codice di Diritto Canonico così li definisce:

Can. 751 – Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.

Coloro che si sono resi colpevoli di tali peccati, «se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche» (cfr. Can. 1184 – § 1).

Ed ecco il testo preciso del Canone in merito:

Can. 1184     

§ 1. Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche:

1° quelli che sono notoriamente apostati, eretici, scismatici;

2° coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla  fede cristiana;

3° gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza  pubblico scandalo dei fedeli.

§ 2. Presentandosi qualche dubbio, si consulti l’Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna stare.

La eventuale concessione delle Esequie ecclesiastiche, nei casi sopra elencati ed altri specifici, conculcherebbe importanti diritti e relativi doveri:

  • Il diritto di Dio, che vuole dalla sua Chiesa un culto legittimo, conforme al Suo pensiero, ossia secondo il dogma della fede cattolica, esercitato da persone oggettivamente e pubblicamente conformi all’«essere» cristiano o almeno con un sincero pentimento, espresso formalmente prima della morte corporale. La Chiesa ha il dovere di assolvere tale diritto, verificando la status canonico del defunto e celebrandone le esequie in conformità alle leggi liturgiche.
  • Il diritto del defunto, che deve essere rispettato nella sua libera scelta, pur difforme dai principi della fede professata dalla Chiesa. La Chiesa ha il dovere, dopo aver dichiarato il suo giudizio in materia e con profondo rincrescimento d’animo, di rispettare la volontà del defunto.
  • Il diritto del popolo di Dio e dell’intera società, che devono essere adeguatamente informati ed istruiti sul pensiero di Cristo e della Chiesa riguardo alla vita, alla morte, all’eternità, al bene e al male, al giusto e all’ingiusto, al vero e al falso. La Chiesa ha il dovere di manifestare chiaramente a tutti la dottrina di Cristo e di impartire ai suoi figli una giusta educazione, mediante le sue leggi canoniche e i suoi riti liturgici.



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Conclusioni

1. La Chiesa cattolica non è una qualsiasi istituzione sociale, dedita a servizi umanitari in genere, rivolti a chiunque ne facesse richiesta. In particolare non offre un servizio di onoranze funebri indifferenziato, al di là di ogni appartenenza religiosa e di ogni scelta morale. La Chiesa celebra unicamente le Esequie dei suoi figli, ossia i battezzati, che vivono pubblicamente e attualmente nella sua comunione. Questo è il motivo per cui, sia nei libri liturgici, sia nel Codice di Diritto Canonico, non si parla mai di «defunti» in genere, ma sempre di «fedeli defunti», secondo il noto asserto del Canone Romano: Memento etiam, Domine, famulorum famularumque tuarum, qui praecesserunt cum signo fidei, et dormiunt in somno pacis.

2. La celebrazione delle Esequie ecclesiastiche è stabilita dalle leggi della Chiesa, che ne determina le preci, i riti, i simboli e i canti. Nessun fedele ha il diritto di «aggiungere, togliere o mutare alcunché» (SC 22§3) nel rito liturgico. Infatti, il rito riflette la fede della Chiesa e implica l’adesione a dogmi fondamentali, quali: l’esistenza dell’anima immortale e la vita eterna; il mistero della Ss. Trinità e dell’Incarnazione del Verbo; il Cristo Figlio di Dio, unico nostro Salvatore; il Giudizio particolare e universale; la duplice sorte eterna del Paradiso o dell’Inferno; l’esistenza del purgatorio e la necessità del suffragio; la Risurrezione della carne e il rispetto del corpo esanime; la Comunione dei Santi; il valore impetratorio del Sacrificio eucaristico a pro dei vivi e dei defunti; la presenza reale di Cristo nel Ss. Sacramento, pegno della vita eterna, e la necessità di una sua degna recezione.

Coloro che pretendessero o anche solo intervenissero alle Esequie ecclesiastiche, senza l’adesione a queste verità, sentirebbero il disagio di preci e riti, che tali verità proclamano ed alimentano. L’abuso sempre più diffuso di ‘esequie fai da te’, per compiacere il relativismo religioso ed etico, accondiscendere al lassismo morale ed assecondare una creatività soggettiva ed effimera, implica una gravissima responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini, in quanto insidia l’ortodossia della fede, attenta al culto legittimo, oscura la retta norma morale, e, in definitiva, mette in pericolo la salvezza delle anime.



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3. La Chiesa agisce sempre e necessariamente in «foro esterno»[1], non potendo in alcun modo intervenire in «foro interno», dove ognuno è solo davanti a Dio, che giudica con somma giustizia le intenzioni del cuore e il grado di responsabilità morale di ciascuno. Per questo la Chiesa battezza solo l’adulto che professa pubblicamente la fede cattolica; assolve soltanto colui che dichiara espressamente il suo pentimento e la volontà di conversione; conferisce il sacro Ordine e benedice le nozze solo di coloro che vi accedono con atto pubblico e libero, ecc. Allo stesso modo la Chiesa celebra le Esequie di quei suoi figli che, oggettivamente e pubblicamente, sono tali, mediante la Professione della fede, la recezione del Battesimo e degli altri Sacramenti, e la fedeltà ai Comandamenti divini. L’ambito di azione nel solo «foro esterno» dichiara anche i limiti della stessa Chiesa, che s’arresta davanti al giudizio insondabile e insindacabile di Dio, che vede il cuore.

4. La madre Chiesa, tuttavia, prega assiduamente per tutti gli uomini, sia coloro che già sono entrati oggettivamente nel suo seno, sia coloro che ne sono ancora estranei. In particolare, prega per i peccatori e sempre ne invoca su di loro la misericordia divina e la conversione. Nessuno quindi è lontano dalla cura materna della Chiesa, che è Madre dei popoli e Sacramento universale della salvezza in Cristo.

[1] DENZINGER, H., Enchiridion Symbolorum, EDB, 1995, n. 3318: «Riguardo al proposito o all’intenzione, essendo di per sé qualcosa di interiore, la Chiesa non giudica; ma dal momento che si manifesta all’esterno, deve giudicarla».



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