Sorridente, cordiale, rispettoso verso il prossimo. Le persone a lui più care descrivono il magistrato ucciso 29 anni fa dalla Mafia
Sono trascorsi 29 anni dalla morte di Paolo Borsellino, il magistrato siciliano ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio 1992 durante una delle pagine più cupe della storia italiana: l’orribile strage di via D’Amelio.
«Caro nonno, mi dispiace per il 19 luglio 1992. Certo se tu fossi vivo, avresti capito quanto ti coccolerei. Ti voglio bene, la tua nipotina Fiammetta Borsellino». Queste le parole affettuose che la nipotina Fiammetta ha dedicato al nonno che non ha mai conosciuto, accompagnate dal disegno di un grande cuore. Il messaggio è stato letto a conclusione della messa dedicata alle vittime della strage, celebrata nella chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria, a Palermo (L’Huffington Post, 19 luglio).
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Preghiera e condivisione
La messa è stato un importantissimo «momento di preghiera e di condivisione» per non dimenticare tutti coloro che hanno lottato per lasciare alle future generazioni un’Italia nuova, fondata sul valore della legalità, come ha sottolineato il parroco Don Cosimo Scordato.
Borsellino era il simbolo di questa Italia nuova. In nome della giustizia, e consapevole dei rischi che correva, si è concesso anche al martirio, e per questo è stato definito, a pieno titolo, un eroe (Aleteia, 19 luglio 2015).
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“Sorriso di accoglienza”
Il magistrato era un uomo dall’alto senso delle istituzioni, animato da una profonda fede. Don Cesare Rattoballi, parroco di periferia che nell’ultimo periodo fu molto vicino al giudice lo ricorda così: «Vedo ancora gli occhi e il sorriso di Paolo, la conferma della sua vicinanza: un sorriso di accoglienza. Borsellino non tratta nessuno come un illustre sconosciuto. Ha una cordialità che mette a proprio agio, come se ti conoscesse da sempre».
Messa domenicale e confessioni
Una cura per l’altro che probabilmente era frutto della sua profonda fede, mai ostentata, eppure vissuta ogni giorno, alimentata dalla partecipazione alla Messa domenicale, l’Eucaristia, dalle assidue confessioni, dai colloqui con alcuni sacerdoti nei momenti più difficili della sua esistenza.
“Uomo di misericordia”
Una voce “laica” come quella del suo giovanissimo sostituto alla procura di Marsala, alla metà degli anni Ottanta, Diego Cavaliero, lo descrive con efficacia: «Credo che la fede lo abbia aiutato in quello che è il concetto di morale, che va anche al di là della religione, ma individua ciò che è giusto o sbagliato in senso assoluto.
Borsellino era credente, cattolico praticante, ciò gli indicava la strada nell’applicazione della pietas cristiana, nel rispetto dell’altro, perché Paolo era convinto che dietro a ogni imputato ci sia un uomo che va anche rispettato. La fede non faceva altro che rafforzare la sua personalità votata alla ricerca del rapporto con l’altro. Il suo rapporto con la fede era intimo. È certamente un uomo di misericordia».
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Il “cruccio” di Paolo
C’è un testimone speciale delle messe a cui partecipava Borsellino la domenica mattina, alle 8.30, alla chiesa di Santa Luisa di Marillac a Palermo. Monsignor Francesco Ficarrotta, dal 1979 al novembre 1991 guida della parrocchia che si trova proprio davanti all’alto condominio di via Cilea dove viveva il giudice con moglie e figli.
«Un giorno mi confessa il rammarico per non avere la forza, quando gli capita di partecipare ai funerali di uomini importanti, magari uccisi dalla mafia, di disporsi in fila per ricevere la Comunione», spiega Ficarrotta. «Vuole evitare di mettersi in mostra, ma così, e questo è il suo cruccio, non dà la giusta testimonianza di cristiano. Borsellino è veramente un uomo di fede» continua l’ex parroco (Famiglia Cristiana, 13 luglio 2017).
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In oratorio con Falcone
E pensare che la Chiesa è stata anche il luogo dove ha conosciuto l’amico e collega Giovanni Falcone. O meglio Falcone e Borsellino, entrambi giovanissimi, si sono conosciuti all’oratorio, quando, insieme ai ragazzi del loro quartiere, si ritrovavano a condividere giochi, partite di calcio, e serate fraterne insieme a preti, suore ed animatori! (Aleteia, 23 maggio).
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