Gesù fa cose diverse attraverso sacerdoti diversi… ma è sempre LuiPapa Francesco si è assunto la missione di far riaccostare la gente alla Confessione.
“C’è gente che ha paura di avvicinarsi alla Confessione, dimenticando che là non incontriamo un giudice severo, ma il Padre immensamente misericordioso”, ha affermato.
Nelle mie Confessioni l’ho imparato bene, e ho appreso anche molto di più.
Ho imparato a prendere alcuni peccati più seriamente
Ho parlato una volta del sacerdote che ha ascoltato la mia prima Confessione all’università dopo molti anni di mancata frequentazione del sacramento. Cinque anni dopo, quando stavo per sposarmi, sono tornato nello stesso confessionale trovandoci lo stesso sacerdote. Ho elencato una serie di peccati, incluso “Ho nutrito del rancore nei cofnronti della mia fidanzata per circa una settimana”, e poi ho aggiunto “E non ho aiutato i miei compagni di stanza a pulire la casa quanto avrei dovuto”.
Il sacerdote si è rivolto a me in modo tagliente per la prima volta in cinque anni.
“Cos’è che hai fatto?”, mi ha detto.
“Non ho aiutato i miei compagni a pulire abbastanza la casa?”, ho detto.
“Non hai perdonato la tua fidanzata! Figlio mio, ti sposerai presto. Dovresti mettere ordine nella tua vita morale!”
Sono rimasto un po’ colpito dal suo commento, ma più ci pensavo – e ci ho pensato molto, per settimane, e poi per anni – più aveva senso. Cercavo il perdono e non volevo concederlo. Gesù stesso ha messo in guardia contro un atteggiamento del genere.
Ho imparato a prendere alcuni peccati meno seriamente
Un sacerdote premuroso nel confessionale può essere una grande benedizione, ma a volte lo è anche un sacerdote non troppo preoccupato.
Una volta, quando lavoravo nel distretto finanziario di San Francisco, un peccato che non ricordo più mi pesava parecchio sull’anima, ed ero convinto che fosse una cosa tremenda. Penso di essermi anche astenuto dal fare la Comunione per questo. Andai alla parrocchia francese a Chinatown e mi liberai l’anima.
“Tutto qui?”, disse il sacerdote stupito.
“Sì”, dissi.
“Beh, penso che questo tipo di cose succeda”, commentò lui, assegnandomi un’Ave Maria e poi affrettandosi a darmi l’assoluzione.
La sua indifferenza è stata un balsamo per la mia anima, convincendomi che dopo tutto quel peccato non era poi una gran cosa.
Ho imparato che non si può negoziare col peccato
Una volta mi sono confessato con un fantastico sacerdote a New Haven, Connecticut. Avevo cercato siti negativi su Internet, ma era una cosa collegata a una notizia, ero un giornalista, e quindi era mio dovere sapere di cosa stavo scrivendo.
L’ho detto nella Confessione, e poi mi sono affrettato ad aggiungere: “E non ho aiutato abbastanza in casa…”
“Aspetta, parliamo un po’ di più di quell’altra cosa”, mi ha detto.
“Del fatto di non aver aiutato in casa?”, ho chiesto.
“No, del peccato precedente”.
Il sacerdote mi ha poi sottoposto a un controllo incrociato che ha rivelato che le spiegazioni razionali che adducevo erano ben deboli. Non c’era bisogno di vedere in prima persona la parte più oscura della storia che stavo coprendo.
“Non puoi giocare con Dio Onnipotente”, mi disse. Da allora quelle parole hanno interrotto molte volte le mie presunte razionalizzazioni.
Ho imparato che i sacerdoti a volte sono disponibili a negoziare
La mia scrivania è una perfetta illustrazione della seconda legge della termodinamica – che il disordine aumenta nel tempo a meno che non intervenga l’ordine.
So che devo confessare solo i peccati gravi, ma mi sentivo parecchio in colpa per quel disordine, al punto da confessarlo a un sacerdote a Washington, D.C.
“Come penitenza”, mi disse, “voglio che tu ripulisca la tua scrivania”.
Mi tirai indietro. “Padre, non penso di esserne capace”, dissi. “Potrei avere una penitenza diversa?”
Il sacerdote cedette, ma imparai che dovevo essere davvero pentito dei peccati che confessavo, e non usare il confessionale solo per alleviare il senso di colpa mantenendo vivo il peccato.
Ho anche imparato che alcuni sacerdoti non sono disponibili a negoziare
In realtà, l’ho imparato attraverso l’esperienza di un collega di università. Chiamiamolo Doug. Doug andava a confessarsi fin troppo spesso. Io cerco di farlo ogni mese, lui andava più di una volta a settimana.
Il sacerdote gli ha raccomandato di andarci meno spesso, ma Doug continuava a fare come voleva. Alla fine il sacerdote ha avuto un’ottima idea: ha iniziato a dare a Doug dieci flessioni come penitenza ogni volta che andava a confessarsi.
Doug odiava l’esercizio fisico, e pregò di cambiare la penitenza con la recita di 10 Ave Maria. “No, flessioni”, disse il sacerdote.
Doug smise di andare a confessarsi tanto spesso.
Ho imparato che non c’è bisogno di “sentirsi perdonati”
Una volta ho confessato un peccato che continuava a infastidirmi anche dopo che l’avevo confessato, e allora l’ho riportato in Confessione spiegando: “Non penso di averlo detto bene l’ultima volta”.
Il sacerdote ha detto: “È già perdonato. Non dubitare di Dio. Superalo”.
Una delle mie storie da Confessionale preferite lo esprime molto chiaramente. È stato dopo che Gesù è apparso a Margherita Maria Alacoque e le ha detto di istituire la devozione al Sacro Cuore.
Il suo confessore voleva essere sicuro che Gesù le stese davvero apparendo, e allora le disse: “La prossima volta che il Signore ti appare, chiedigli di dirti l’ultimo peccato mortale che ho confessato”.
Lei lo fece, e quando tornò a confessarsi il sacerdote le chiese cosa le avesse detto Gesù. “Ha detto ‘Non me lo ricordo’”, gli disse. Aveva perdonato e dimenticato.
E con questo, il confessore seppe che lei aveva davvero visto Gesù.
Quel tipo di perdono totale è un’esperienza che ciascuno di noi ha nel confessionale.