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Sono rinato quando ho fatto battezzare mia figlia

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Alessandro Benigni - pubblicato il 06/07/18
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“(…) un padre che ama i figli, prima di tutto cerca per loro il meglio. E cosa può esserci di meglio che la Vita eterna?”Bisogna scommettere.
Quando è nata Francesca (il 10.10.10, alle 16:10) la mia conversione era ancora un fatto per me impossibile. Ma da quando me la sono ritrovata tra le braccia, è stato naturale desiderare per lei il meglio.
A partire dal padre.
Avrei dovuto essere meglio di me.

Come prima cosa, capii subito che avrei dovuto farla battezzare.
Per studi, certo, ma anche per formazione giovanile ero venuto a contatto con lo splendore del Cristianesimo antico. Sapevo che non poteva non esserci del vero. Poi si sa come vanno queste cose: si cresce, si presume di essere intelligenti, subentrano dubbi, cattive testimonianze e cattivi maestri, prende forza una ragione escludente, incapace di connettere i paradossi apparenti. E quindi…


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Ma grazie a Dio avevo conservato un po’ di cervello e un briciolo di umiltà: se ci fosse stata anche una misera possibilità su un milione che il Battesimo fosse stato vero, perché negarglielo?
Al massimo sarebbe stata una sciocchezza innocua.
Ma un padre che ama i figli, prima di tutto cerca per loro il meglio.
E cosa può esserci di meglio che la Vita eterna?
Chi ero io per negare a mia figlia quello che poteva essere il meglio?
Dunque, anche se non nascondo che m’è costato un certo grado di umiltà, mi sono deciso, d’accordo con la madre, che oggi è la mia sposa, a farla battezzare presto. Al più presto possibile.
E così è successo che – come ho capito dopo – sono stato battezzato un’altra volta anch’io.
Rinato.
Eh sì, ora lo posso dire.
In un certo modo, si rinasce col Battesimo, ma si rinasce anche quando si diventa genitori.
E si rinasce dunque quando i figli vengono battezzati.

E’ questa la Fede: una storia di rinascite.
Volevo per lei il massimo e certamente un padre che non crede in niente non è il massimo che un figlio possa desiderare.
Sì perché le cose stavano proprio a zero: allora non credevo in niente e in nessuno. Nemmeno in me stesso.



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Ma, daccapo: vedi quanto importa seminare bene?
Quand’ero ragazzo, più di un buon maestro ha seminato bene. A partire da mio padre.
E allora mi sono ricordato di quel passo in cui Gesù promette tutto il bene possibile, se chiesto nel Suo nome (Giovanni 14,13-14).
E così è stato: ho chiesto.
E non solo è arrivata la conversione.
E’ arrivata una Gioia piena, immeritata, traboccante, inimmaginabile.
Bisogna scommettere.
Questo è quello che devo testimoniare.

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