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Oltre mezzo miliardo di bambini “invisibili”

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Paul De Maeyer - pubblicato il 27/06/18
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A lanciare l’allarme è il rapporto dell’UNICEFSe la comunità internazionale desidera raggiungere i cosiddetti — non sono infatti legalmente vincolanti — Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (o SDGs in sigla inglese, da Sustainable Development Goals) per i bambini entro il 2030, deve allora mettere il turbo.

Questo è in sintesi il tenore di un articolo pubblicato da L’Osservatore Romano nella sua edizione del 23 e 24 giugno scorsi (e ripreso dalla rassegna stampa del sito Il Sismografo), in cui il quotidiano vaticano si sofferma su un rapporto dell’UNICEF, intitolato Progress for Every Child in the SDG Era (o tradotto in italiano: Progressi per l’infanzia nell’era degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile).

Anche se il rapporto non è nuovo, poiché pubblicato nel marzo scorso, è stato lo stesso Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite a richiamare il 22 giugno l’attenzione sul documento, il primo del genere a monitorare i progressi compiuti per raggiungere gli SDGs per i bambini.

Bambini fantasma o invisibili

Un primo fatto importante e preoccupante emerso dal rapporto ONU è che mancano quei dati che permettono di valutare i progressi realizzati per raggiungere gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale.

Anzi, così avverte l’UNICEF, sono ben 520 milioni — quindi oltre mezzo miliardo — i bambini fantasma o invisibili, ovvero rimasti fuori o non contemplati dalle statistiche, perché vivono in 64 Paesi del pianeta dove mancano completamente dati su almeno due terzi degli indicatori SDGs sui bambini o minorenni.

Inoltre, così continua il documento, lungo circa 100 pagine, più di 650 milioni di bambini (vale a dire quasi un terzo dei bambini del mondo) vivono in Paesi che senza un’accelerazione dei progressi saranno off track, cioè lontani dal raggiungere almeno due terzi degli indicatori SDGs per i bambini.

Mortalità infantile

Il rapporto ONU, che contempla cinque grandi aspetti o meglio dimensioni dei diritti dei bambini — salute, apprendimento, protezione da violenze e sfruttamento, ambiente sicuro ed eque opportunità — affronta in particolare la lotta contro la mortalità infantile.

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite è di ridurre il tasso di mortalità tra i bambini sotto i cinque anni a 25 decessi o meno ogni 1.000 nati vivi e porre fine ai decessi evitabili in questa fascia di età.

Se le tendenze attuali continuano, così calcola il rapporto, moriranno globalmente tra il 2017 e il 2030 60 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni per cause largamente evitabili, ma raggiungere l’obiettivo fissato dall’ONU permetterebbe di evitare 10 milioni di morti infantili in questa fascia di età.

Più della metà di questi decessi infantili avverrebbero nell’Africa subsahariana e quasi un terzo nell’Asia meridionale. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione della mortalità neonatale entro il 2030, quasi 40 Paesi sono tenuti quantomeno a raddoppiare il loro attuale tasso di progresso, avverte il rapporto.

Assistenza qualificata al parto

Migliorare l’assistenza qualificata al travaglio e al parto contribuisce alla riduzione della mortalità neonatale. Come ricorda il rapporto UNICEF, una nascita su cinque si verifica in Paesi che hanno bisogno di un progresso più celere per poter raggiungere una copertura sanitaria universale al momento del parto con un operatore qualificato entro il 2030.

Se continuano le attuali tendenze, circa 11 milioni di bambini nasceranno nel 2030 nell’Africa occidentale e centrale senza il supporto di un assistente sanitario. L’intera regione dovrà espandere questa copertura ad un ritmo sei volte superiore all’attuale tasso medio annuale di cambiamento, spiega l’UNICEF.

Gravidanze adolescenziali

Anche se il tasso di natalità adolescenziale è sceso a livello globale da 56 nascite ogni 1.000 ragazze adolescenti nella fascia di età 15-19 anni nel 2000 a 44,1 nel 2015, esso rimane ancora molto elevato in alcune regioni del globo. Mentre in America Latina e Caraibi il tasso è di 64 nascite ogni 1.000 ragazze dai 15 ai 19 anni, nell’Africa subsahariana è persino più del doppio rispetto alla media globale.

La gravidanza in adolescenza può comportare varie problematiche, sia fisiche che socio-economiche. Nel 2015, problemi legati alla salute materna e al parto, come emorragia, sepsi o travaglio ostruito, sono stati la principale causa di morte tra le ragazze dai 15 ai 19 anni: 10 decessi su 100.000 in quella fascia d’età a livello globale e quasi 36 su 100.000 nei Paesi africani a basso e medio reddito, così ricorda il rapporto ONU.

I matrimoni infantili

Anche se a livello globale è stato registrato nell’arco degli ultimi decenni un calo del numero di matrimoni infantili, secondo l’ONU i progressi sono troppi lenti per poter porre fine al fenomeno entro il 2030.

Mentre al tasso di progresso dal 1990 ci vorrà infatti quasi un secolo per eliminare la pratica del matrimonio infantile a livello mondiale, anche al tasso più alto registrato nell’ultimo decennio ci vorrà comunque ancora mezzo secolo, si legge nel rapporto.

Dalle proiezioni dell’UNICEF emerge che da oggi al 2030 ben 150 milioni di ragazze contrarranno matrimonio prima del compimento del loro diciottesimo compleanno.

Accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari

Nonostante i progressi siano stati disomogenei, a livello globale l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari è migliorato notevolmente nel corso degli ultimi anni, rivela il rapporto.

Nel periodo che va dal 2000 al 2015, il numero di persone senza accesso all’acqua potabile di base è sceso da 1,2 miliardi a 844 milioni, mentre il numero di persone senza accesso ai servizi igienici di base è calato da 2,5 a 2,3 miliardi.

L’unica eccezione alla regola è l’Africa subsahariana, dove il numero è salito sia per quanto riguarda l’accesso all’acqua che ai servizi igienici. Tranne che nell’Africa occidentale e centrale, è diminuito anche il numero di persone che praticano la defecazione all’aperto.

Agire con celerità

“Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresentano le nostre massime aspirazioni per un mondo migliore e riflettono la nostra più grande responsabilità in quanto comunità globale”, si legge nella prefazione firmata dalla direttrice esecutiva di UNICEF, Henrietta Fore, cioè di “fornire oggi ai bambini e ai giovani i servizi, le competenze e le opportunità di cui hanno bisogno domani per costruire un futuro migliore per se stessi, le loro famiglie e le loro società.”

Occorre, suggerisce la Fore, agire con celerità. Ben 31 milioni di bambini soffriranno infatti di malnutrizione cronica e saranno derubati dell’opportunità di realizzare il loro potenziale a causa di una non adeguata nutrizione, continua la statunitense, la quale aggiunge che 22 milioni di bambini salteranno l’istruzione prescolare.

Una prima cosa che occorre fare è raccogliere dati, ha suggerito da parte sua il direttore della divisione dati, ricerche e politiche dell’organismo ONU, Laurence Chandy. “Il mondo deve rinnovare il suo impegno ad attenersi agli SDGs, cominciando dall’impegno di misurarli”, ha detto in occasione del lancio del rapporto il 7 marzo scorso.

“Due anni fa, il mondo si è impegnato a seguire un’agenda ambiziosa per offrire a ogni bambino la migliore opportunità nella vita, con un’analisi di dati all’avanguardia per delineare le strade di intervento”, ha ricordato Chandy.

“Eppure, quel che emerge dal nostro rapporto completo sui progressi degli SDGs per i bambini è una mancanza totale di dati. Molti paesi non possiedono nemmeno le informazioni per valutare se sono sulla buona strada o no. I bambini nel mondo continuano a contare su di noi — e noi non possiamo contarli tutti”, ha detto.

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