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Il pellegrinaggio di una madre con l’Alzheimer

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Sito di p. Paulo Ricardo - pubblicato il 26/06/18
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“La cosa più importante che ho fatto come sacerdote è avere tra le mani il corpo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. La seconda cosa più importante è stata curare il corpo fragile e debilitato di mia madre, creata a immagine e somiglianza di Dio”Il pellegrinaggio di Betty Lou è iniziato il 2 maggio 1933. È cresciuta con cinque fratelli più piccoli a Freeport, in Illinois, e ha studiato in un istituto domenicano, si è sposata con un bravo cattolico di Cedar Rapids, in Iowa, e ha allevato i suoi quattro figli a Bensenville. È stata una moglie e una cattolica fedele, cantava nel coro della chiesa e faceva volontariato nella sua parrocchia. Un giorno, undici anni fa, è uscita dal mercato alle otto del mattino ed è scomparsa.

Noi amici e familiari avevamo già notato che c’era qualcosa che non andava prima che accadesse questo episodio, ma non avevamo ancora unito tutti i pezzi del puzzle. Gli acquisti si accumulavano nel freezer, e lei cominciava a porre varie volte le stesse domande. I compleanni sono caduti nel dimenticatoio. Speravamo che il problema non fosse quello che tutti temevamo, ma non c’era modo di affrontare la questione.



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Cos’è successo il giorno della sua scomparsa? Famiglia, amici e parrocchiani hanno organizzato una caccia infruttuosa in tutta la contea di DuPage. Avevamo quasi perso la speranza di riuscire a trovarla quando, dodici ore dopo la scomparsa, è riapparsa. Nonostante i tanti sforzi, è stata solo la preghiera a riportarla a casa. Era come se Dio ci stesse dicendo: “Abbiate fiducia in me! Betty Lou è la mia figlia amata. La riporterò a casa”.

Era iniziata la fine del pellegrinaggio.

Abbiamo portato Betty Lou da un geriatra. Il medico l’ha sottoposta a una serie di esami, inclusa una visita con uno psicologo comportamentale. Alla fine a Betty Lou è stato diagnosticato l’Alzheimer. Ha vissuto per altri sette anni con mio padre, e poi l’abbiamo ricoverata in una clinica specializzata. Un anno e mezzo dopo, il vescovo R. Daniel Conlon ha permesso gentilmente che l’accogliessi nella casa parrocchiale della chiesa di San Pietro e San Paolo, della quale ero parroco all’epoca.

Ero felice di avere mia madre accanto e di poterle offrire le cure migliori, ma poi ha avuto una crisi ed è stata portata di corsa in ospedale. Le hanno diagnosticato un problema che aveva già da qualche tempo: una perforazione intestinale e una grave emorragia interna. Dissero che sarebbe morta. La famiglia è arrivata di corsa dal Texas, e i parenti più prossimi sono stati ospitati nella casa parrocchiale. I miei fratelli non hanno mai passato tanto tempo in chiesa! I parrocchiani portavano cibo e offrivano sostegno morale. Abbiamo contattato un hospice, ma Dio e la sua amica intima Betty Lou avevano altri progetti.

Betty Lou è uscita dall’hospice 19 mesi fa e da 24 sopravvive alla diagnosi che aveva ricevuto.

Un pellegrinaggio è un viaggio di sacrifici in direzione di un luogo sacro, e Betty Lou ora compie il pellegrinaggio più importante della sua vita verso il luogo più sacro di tutti. Il suo viaggio finale, che per noi si doveva concludere due anni fa, va avanti. Anche se sappiamo che arriverà il momento decisivo in cui compirà l’ultimo passo, noi familiari e amici siamo decisi a non lasciarla da sola in questa tappa terrena del suo pellegrinaggio.

Stiamo tutti percorrendo questo cammino con lei. Nel corso degli ultimi 11 anni, l’irritazione che provavamo per le sue domande reiterate si è trasformata in gioia per ogni parola uscita dalla sua bocca. A volte riusciamo a captare un senso nelle sue parole quasi sempre mormorate, ricordandoci così che Betty Lou è ancora con noi. La sua frase preferita e la più ripetuta è “Ave, Ave, Ave”. Quando le chiediamo: “Vuoi bene alla Madonna, vero?”, la risposta è un enfatico “Sì” mentre annuisce vigorosamente con la testa.

In un modo o nell’altro, ha fatto sì che tutti cantassimo e pregassimo la Madonna.



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Recita ancora le sue preghiere, anche se le parole sono quasi incomprensibili e dobbiamo completarle noi. Riesce ancora a mangiare, anche se di tanto in tanto qualcuno deve aiutarla tenendole la mano e cantando un inno all’Immacolata Concezione. Se chi l’aiuta non canta, canta da sola e smette di mangiare. È riuscita davvero a far sì che tutti – familiari, amici, medici, infermieri, ausiliari, funzionari, autisti d’ambulanza, persone note e assistenti – cantino e preghino la Madonna.

Ho imparato molte cose camminando con Betty Lou, ma alcune lezioni meritano di essere sottolineate. La prima e più importante è che non possiamo lasciare da sole alla fine del loro pellegrinaggio le persone che amiamo. Questa prima lezione ha due facce, una divina e l’altra umana. Da un lato, ciascuno di noi ha il dovere di curare chi ne ha bisogno. È quello che dice il Signore nel Vangelo di San Matteo: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Mia madre non riconosce più il marito anche se le sta accanto tutti i giorni e la dà da mangiare. Una volta mi hanno detto: “Non ti dimenticare: lei non può ricordarsi chi sei tu, ma tu sai chi è lei”. Dall’altro lato, Dio non dimentica chi gli è fedele. Mia madre vive in un mondo in cui tutte le persone che la lavano, le cambiano i vestiti e la nutrono sono volti nuovi a ogni incontro. Questo isolamento terrorizzerebbe se non ci fossero due persone che lei conosce ancora bene: Nostro Signore e la Vergine Maria. Cosa resta a mia madre, quando tutto sembra essere svanito? Il suo rapporto con queste due persone. Pregare con lei è la cosa più importante che facciamo tutti i giorni.

La seconda lezione è che i malati di Alzheimer non perdono l’identità. Non c’è dubbio sul fatto che mia madre venga spogliata a poco a poco di tutto ciò che caratterizzava la sua vita in questo mondo. Non è più in grado di cucinare. Non riesce più a camminare. Perfino la sua capacità di parlare, o almeno quella di farsi capire, sta scomparendo. Di fronte a questo, cosa resta? Lei ancora canta e prega.

Mi sono già chiesto varie volte: “Cosa resterà di me, alla fine dei conti?” Spero che non sia rabbia o frustrazione. Spero di poter seguire l’esempio di mia madre, facendo delle mie ultime azioni una canzone e una preghiera.

Non possiamo lasciare sole alla fine del loro pellegrinaggio le persone che amiamo.

Un sacerdote mio amico mi ha detto una volta: “Ricordati di quello che abbiamo imparato in seminario. La memoria intellettuale risiede nell’anima, e l’anima umana è intellettuale. Ciò vuol dire che anche se il suo corpo è debilitato e la mente non si riesce più a esprimere, ci sono ricordi che custodirà in eterno”. In questo momento della vita, l’identità di Betty Lou non ha ambiguità e complessità superflue. Lei è quello che è sempre stata nel più intimo della sua anima: una donna preoccupata più degli altri che di se stessa, una dolce donna che vuole amare ed essere amata, una donna di grande fede.

Mia madre è preziosa, ma non per quello che può dare o fare per me. La sua dignità nasce dal fatto che Dio l’ha creata a sua immagine e somiglianza. E lei continua a portare dentro di sé quella somiglianza. La cosa più importante che ho fatto come sacerdote è avere tra le mani il corpo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. La seconda cosa più importante è stata curare il corpo fragile e debilitato di mia madre, creata a immagine e somiglianza di Dio.

Betty Lou non è scomparsa. È in pellegrinaggio verso il Luogo Santo. Qualche giorno fa ha detto a una delle persone che si prendono cura di lei che tra poco sarà in un altro luogo. A volte guarda lontano, verso qualcosa che non possiamo vedere. Senza essere presuntuosa, Elizabeth Louise ha una grande fiducia nel fatto che Colui del quale ancora si ricorda, che conosce e ama, la porterà a casa e le darà tutto quello che il suo cuore ha sempre desiderato.

Questo testo è una traduzione leggermente adattata dell’articolo Betty Lou’s Pilgrimage, di padre Thomas Milota, pubblicato su Christ is Our Hope, Diocesi di Joliet, Illinois (Stati Uniti), vol. 11/4 (luglio 2018), pp. 12-13.

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