Uno dei pochi sopravvissuti del battaglione dei New-Atheist, il gruppo di accademici che hanno vanamente investito tutte le loro risorse intellettive a favore di una violenta e controproducente apologia atea dal 2001 al 2010, si chiama Michel Onfray.
Il filosofo è autore del Trattato di ateologia (Éditions Grasset & Fasquelle 2015), condannato per essere una letterale «propaganda d’odio», dove «il cristianesimo è assimilato al nazismo» e i «credenti per lui sono “minorati mentali” che diffondono un’”epidemia mentale”» (citazioni di Matthieu Baumier). Onfray si è scagliato contro il monoteismo, coinvolgendo tutte le religioni, venendo anche definito “antisemita”(dalla filosofa Di Cesare, sul Corriere della Sera, lo stesso quotidiano con cui Onfray collabora).
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L’ultimo libro dell’imperterrito Onfray si chiama Decadenza. Vita e morte della civiltà giudaico-cristiana (Ponte alle Grazie, 2017), in esso l’autore concentra tutti i suoi complotti storici sull’inesistenza di Gesù Cristo, riducendo quest’ultimo a mito e illusione: «La civiltà giudeo- cristiana», è il cuore della sua tesi, «è costruita su una finzione: quella di un Gesù che non altro non è se non un’altergoria, una metafora, un simbolo, una mitologia»(p. 45).
Ancora non abbiamo avuto l’onore di sfogliare il volume e dunque ci limitiamo a segnalare la risposta di uno specialista, Jean-Marie Salamito, docente di Storia dell’antichità cristiana all’Università Sorbona di Parigi e direttore della Biblioteca agostiniana, nonché autore di Monsieur Onfray au pays des mythes (Salvator 2017), diretta confutazione al libro del famoso ateo francese. Se Onfray scrive sciocchezze, perché uno storico del calibro di Salamito dovrebbe prendersi la briga di rispondere? Semplice, il filosofo in questione «può contare sul proprio nome e sulla propria celebrità. E’ un personaggio famoso e letto. Inoltre, le nostre società presentano una quantità elevata e preoccupante di ignoranza». Ecco il motivo, dunque.
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«Onfray si nutre di approssimazioni e di imprecisioni storiche», ha continauto Salamito, «il suo libro non solo è frutto dell’ignoranza storica e del pregiudizio, ma è anche portatore di una concezione profondamente anticristiana. Egli parte dal presupposto che Gesù non sarebbe mai esistito, ma così va contro il consenso di tutti gli specialisti internazionali». Negare oggi la storicità di Gesù, come fa Onfray, significa dimostrare «la propria fragilità metodologica, poiché non si fonda su argomenti storici e si limita a citare pagine dei vangeli apocrifi. Siccome questi testi sono pieni di leggende, egli crede che la figura di Gesù sia leggendaria. Gesù di Nazareth è realmente esistito, e pretendere il contrario costituisce una prova di ignoranza e di ostinazione ideologica, ma non una scelta intellettualmente valida».
A chi obietta che possediamo fonti parziali, l’accademico francese risponde che «la storia di Gesù non è diversa da quella che studiamo quando trattiamo di Giulio Cesare, di Augusto, dei Gracchi o degli Antonini. Si tratta di fare storia antica, confrontandosi sempre con il problema di disporre di poche fonti, spesso frammentarie. Ciò è vero per la storia greca, per la storia romana più antica, ma anche per la storia dell’Impero romano in epoca cristiana. Disporre di pochi documenti a proposito di Gesù, non poter sapere tutto della sua persona e della sua biografia, è normale poiché non conosciamo tutti i dettagli della vita di Giulio Cesare oppure di Adriano, o ancora di Marco Aurelio».
Perché, allora, nessuno dubita dell’esistenza di tutti questi personaggi storici? Il prof. Salamito ha un’ottima risposta: «Gesù di Nazareth disturbaperché porta con sé un messaggio di vita e di trasformazione esistenziale. Alcuni possono far finta di non credere alla sua esistenza oppure ignorarne l’evidenza storica, perché fondamentalmente la figura di Gesù disturba. Se si trattasse di un altro personaggio dei primi secoli, di cui si dispone di una documentazione storica più rara e meno affidabile, non si metterebbe in dubbio l’esistenza. Tuttavia, ammettere l’esistenza storica di Giulio Cesare, di Pericle o di un qualsiasi altro personaggio della storia antica non disturba l’umanità, poiché non è in gioco il senso della vita».
Così come i creazionisti tentano di negare l’evoluzione biologica, anche gli anticristiani hanno diritto di negare la storicità dei Vangeli, a patto di farlo con razionalità: «Coloro che negano l’esistenza storica di Gesù si percepiscono come più “scientifici” o “intelligenti” perché l’idea soggiacente è che la critica della religione sia l’espressione di una maggiore libertà e intelligenza. Tuttavia, la critica della religione deve essere condotta in modo razionale. Le esigenze intellettuali e i metodi esistono per tutti, credenti e non credenti. Eppure, Onfray non conosce le fonti, manifesta un’ignoranza spaventosa della storia antica, degli scritti neotestamentari, del personaggio di Paolo di Tarso, scrivendo così tante pagine fino al punto di rendersi ridicolo».
Nel proseguo dell’interessante intervista, l’accademico difende autorevolmente l’indipendenza del primo cristianesimo dal politeismo greco-romano e della festività del Natale dal Natalis Solis degli antichi romani. Vale davvero la pena di leggerla tutta.