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FOTO ESCLUSIVE: San Francesco vive nel South Bronx

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Jeffrey Bruno - pubblicato il 21/06/18
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Un gruppo di frati francescani ha aiutato a risollevare la zonaEra il 1977. Il giornalista sportivo Howard Cosell, vedendo il fuoco fuori dalle mura dello Yankee Stadium durante il secondo game della World Series, pronunciò le parole diventate tristemente famose: “Signore e signori, il Bronx sta bruciando”.

Nel corso degli anni Settanta, il South Bronx è diventato un simbolo di tutto ciò che c’era di negativo nella società, trasformandosi in un inferno vivente con fiamme altissime che si levavano nella notte e nuvole di fumo nero che aleggiavano di giorno, visibili fin dall’altra riva del fiume Hudson. Senzatetto, gangs di strada, crollo del valore degli immobili e traffico di droga su larga scala hanno gettato il quartiere in una disperazione che sembrava insormontabile, man mano che la stessa New York City sembrava incamminarsi verso la bancarotta.

Il famoso 41° Distretto della Polizia di New York, soprannominato “Fort Apache”, era una delle ultime linee di difesa contro il collasso totale, mentre il South Bronx si guadagnava il funesto titolo di capitale d’America di furti, stupri e omicidi. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York, subissato dai casi di incendio, combatteva eroicamente come poteva, e a volte non riusciva neanche a tornare in caserma tra una chiamata e l’altra.

All’inizio degli anni Ottanta, circa il 45% delle proprietà era stato dato alle fiamme o abbandonato.

Nel 1987 un sacerdote, padre Benedict Groeschel, dei Frati Francescani del Rinnovamento, appena fondati, era in macchina con una donna di nome Nancy Black sulla 156ma Strada, vicino alla Stazione 55 del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, di fronte a quella che allora era la chiesa di Sant’Adalberto. I due pregavano che il gruppo di otto membri fondatori dell’ordine religioso fosse in grado di mettersi al lavoro per iniziare il proprio ministero nell’edificio fatiscente. Le loro preghiere e quelle di innumerevoli altre persone vennero ascoltate ed esaudite, e alla fine del 1987 i Frati Francescani del Rinnovamento avevano una nuova casa, in quello che ora è il Convento di San Crispino.

Guardate le fotografie!

Aprirono la porta e il cuore alla comunità locale servendo i senzatetto, consigliando i tossicodipendenti, distribuendo cibo e insegnando ai bambini che bussavano alla loro porta.

Padre Glen Sudano C.F.R., uno dei primi membri, ha ricordato il primo Natale al convento: “Mi era stato dato il compito di preparare il presepe. Ero emozionato per il fatto di averlo trovato, e c’erano anche un cammello, un re magio e Giuseppe e Maria… e Gesù? Ho guardato ovunque ma non riuscivo a trovarlo, e allora ho allestito il presepe con il cammello, Giuseppe e Maria, e li ho girati di modo che il pubblico li guardasse di schiena e non potesse vedere Gesù Bambino, ‘assente ingiustificato’. Gli uomini hanno iniziato ad arrivare, e uno è venuto da me e mi ha detto: ‘È splendido!’… Ho detto: ‘Ho una cosa da dirti… non c’è Gesù’, e quell’uomo mi ha detto: ‘Fratello, stasera tu sei Gesù per me’. Non è curioso? Pensavamo di invitare Gesù e loro invece vedevano Gesù in noi”.

Qualche anno dopo i frati hanno acquistato un edificio fatiscente proprio lì accanto, in cui si poteva entrare e “guardare in alto vedendo il cielo”, visto che il pavimento e il tetto mancavano. Nel 1994, dopo lunghi lavori di restauro, l’edificio ha aperto le porte come Rifugio Sant’Antonio per il Rinnovamento, in grado di ospitare 30 uomini.

Sabato 16 giugno 2018 la struttura ha festeggiato i suoi 25 anni di servizio nell’aiutare moltissimi uomini a ricostruirsi una vita dopo aver lottato con la condizione di senzatetto e dipendenze di vario tipo.

In un’epoca in cui il mondo guardava con orrore ciò che accadeva nel quartiere più settentrionale di una città in crisi, i Frati Francescani del Rinnovamento, con il loro grande entusiasmo e la solida fiducia nella grazia di Dio, hanno portato il loro marchio di rinnovamento nel South Bronx e sono diventati parte della nuova identità della zona.

Quella che era iniziata come un’idea, un seme piantato a fondo nel suolo tra le rovine di un quartiere degradato, annaffiato con la preghiera e la dedizione, cooperando con la grazia che brilla tra le sfide e le avversità, è diventato un albero di speranza.

Come ha riflettuto padre Glen alla fine dell’omelia durante la Messa, “inizia tutto con un seme, e ricordate, una ghianda è un seme, e in ogni ghianda c’è una quercia potente. Chiediamo al Signore che questo albero che cresce nel Bronx possa rendere più profonde le sue radici, stendere i suoi rami ed essere un rifugio per tante persone che hanno bisogno di misericordia, pietà e pace”.

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