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Albino Luciani: nel dubbio utilizzare la pillola non è peccato

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/06/18
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C’è un documento in cui il futuro Papa Giovanni Paolo I apriva a questa possibilità. Finì anche sulla scrivania dell’allora Papa Paolo VI

Non era mai stato divulgato il dossier scritto da monsignor Albino Luciani (futuro Giovanni Paolo I), e condiviso dalla Conferenza episcopale del Triveneto, di cui faceva parte, poiché era vescovo di Vittorio Veneto.

È la primavera del 1965 quando monsignor Luciani si rivolge ai suoi preti in merito a uno dei nodi problematici cui vengono investite le conferenze episcopali in quello scorcio di anni che culmineranno con l’enciclica montanina: il controllo delle nascite.

Un argomento che sarà al centro della stesura dell’Humanae Vitae ad opera dell’allora pontefice Paolo VI.



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Il mandato del Patriarca

Il futuro Giovanni Paolo I e la Conferenza episcopale del Triveneto erano stati sollecitati dalla Santa Sede, al pari delle altre assemblee vescovili regionali, ad affrontare il delicatissimo tema. Luciani si occupò personalmente della redazione di quel documento, su mandato dell’allora Patriarca di Venezia Giovanni Urbani.

Nel documento – che fu sostenuto sia dai vescovi che dal Patriarca – si legge: «Non consta, è dubbio. Nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola» (Avvenire, 13 giugno).



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Il fratello Berto

Luciani, che aveva un fratello, Berto, padre di dieci figli e che anche da vescovo passava del tempo in confessionale, voleva cercare una via: «Noi non possiamo assolutamente disinteressarcene. Se c’è anche una sola possibilità su mille – aveva detto ai suoi preti nella primavera del 1965 – dobbiamo trovarla questa possibilità e vedere, se per caso, con l’aiuto dello Spirito Santo scopriamo qualcosa che finora ci è sfuggito… Vi assicuro che i vescovi sarebbero contentissimi».

La sensibilità e le aperture alla contraccezione del vescovo di Vittorio Veneto erano noti. Vediamo nel dettaglio come il vescovo sosteneva le sue tesi.

“Moderatamente liberale”

«Il problema delle nascite – introduce Luciani – sentito anche nelle nostre diocesi ed un po’ oscurato dalle opinioni contrastanti che, dopo il Concilio, sono circolate sulla stampa di ogni genere, domanderebbe, se possibile, una risposta prossima. A parere di alcuni vescovi tale risposta può essere moderatamente “liberale”. Senza portare pregiudizio alla legge di Dio».



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Dottrina e coscienze

Le problematiche morali e scientifiche legate al controllo delle nascite avevano infatti interessato monsignor Luciani, che le studiò con particolare attenzione cercando una strada in cui l’applicazione della dottrina cattolica potesse tenere in considerazione anche il dramma di coscienza di molte coppie credenti, tormentate dalla discrasia tra la fedeltà alle indicazioni magisteriali e le effettive difficoltà della vita di coppia.

Pillola “progestinica”

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David Smart – Shutterstock

Anzitutto Luciani spiega che il «moderatamente liberale» vale in campo circoscritto e definitivo: «Cioè: non si considera qui il campo, in cui è già intervenuto il magistero (onanismo, limitazione delle nascite a mezzo strumenti e a mezzo sostanze chimiche, che aggrediscono, per esempio, l’ovulo fecondato o isteriliscono gli spermatozoi o inibiscono l’annidamento dell’ovulo fecondato alla parete dell’utero). Si considera qui il caso della sola pillola a base di “progestinico”».

Cioè la pillola contraccettiva, priva di estrogeni, in grado di interrompere l’ovulazione ed evitare che si possa giungere ad una gravidanza. (CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU’)



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I limiti di Pio XII

Evidenzia monsignor Luciani: «Alcuni pensano che l’uso del progestinico sia “contra naturam”, appoggiandosi al Discorso del 12 settembre 1958 di Pio XII agli ematologi, nel quale il Papa dichiara lecito l’uso della pillola solo per applicazione del principio della causa che ha un doppio effetto».

Pio XII, cioè, «considera il blocco dell’ovulazione come un effetto cattivo da permettersi solo se viene posto, contemporaneo, un effetto buono. Il discorso citato fa difficoltà. Sarà però lecito osservare che Pio XII ha parlato della pillola come medicina e “rimedio alle reazioni esagerate dell’utero e dell’organismo”, non della pillola in quanto imitazione del “progesterone”; non s’è proposto di esaminare se sia lecito imitare la natura, ripetendo e prolungando effetti naturali. Egli suppone bensì che l’ovulazione impedita sia un male, ma non studia di proposito la nostra questione».



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La sospensione dell’ovulazione

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Oggi, avverte il futuro Papa, «gli studi scientifici hanno rivelato meglio la natura e i compiti del progesterone». «Qualcuno – evidenzia – dice: la natura ha stabilito che la donna ogni mese abbia l’ovulazione. Sì, ma la stessa natura sospende l’ovulazione durante la gestazione e l’allattamento e dopo la menopausa. Bisogna poi badare a non prendere “natura” in senso troppo stretto. La natura vuole, per esempio, che noi siamo più pesanti dell’aria: ciononostante facciamo bene a viaggiare via aerea imitando il principio naturale per cui volano gli uccelli!».

Leggi naturali

Luciani arriva a queste conclusioni:

«Il magistero può certo interpretare autenticamente le leggi naturali. Ma con molta prudenza, quando ha in mano dati certi. Nel nostro caso i dati sembrano tali che o si dica: È lecito, o almeno si dica: Non consta, è dubbio. Nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola».



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Il parere positivo di Paolo VI

Il dossier viene recapitato dal cardinale Urbani a Paolo VI, il quale lo valuta molto positivamente, «tanto che Urbani, di ritorno da Roma – informa la giornalista di Avvenire Stefania Falasca, vicepostulatrice della causa di beatificazione, che ha consultato le agende personali del futuro Papa – volle deviare fino a Vittorio Veneto per riferire personalmente il positivo commento di Montini al vescovo Luciani».

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