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Il cattolico e lo sciopero

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Vanderlei de Lima - pubblicato il 04/06/18
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Bisogna ponderare bene i benefici e i danni al bene comunePer sciopero si intende la paralisi premeditata e sistematica del lavoro per rivendicare dei diritti.

La sua origine, nel modello oggi conosciuto, si rinviene negli ambienti comunisti del XIX secolo. L’ingegnere francese Georges Sorel riteneva che la rivoluzione sociale avrebbe avuto luogo solo se si fosse instillato nel proletariato un entusiasmo simile a quello delle grandi campagne belliche. La campagna bellica opportuna in quel caso, pensava, sarebbe stata la tattica degli scioperi: “Oggi non vi è che una sola forza che possa provocare quell’entusiasmo senza il cui aiuto non vi è morale possibile: è la forza che si sviluppa dalla propaganda in favore dello sciopero generale” (Réflexions sur la violence. Parigi, 388, apud E. Bettencourt, OSB. Corso di Dottrina Sociale della Chiesa. Rio de Janeiro: Mater Ecclesiae, 1992, p. 189). Si tratta di un eccellente strumento di agitazione sociale che può favorire gruppi di teppisti o criminali.



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La Chiesa, tuttavia, non è in linea di principio contraria allo sciopero, a patto che si verifichi nel rispetto della morale, come ci insegna – sintetizzando la morale cattolica – monsignor Estêvão Bettencourt, che dice: “La morale cattolica riconosce il diritto allo sciopero sulla base dei seguenti principi: a) Esistono innegabilmente situazioni in cui il lavoratore subisce ingiustizie (salario insufficiente, numero eccessivo di ore lavorative, mancanza di garanzie…). b) Di fronte a queste situazioni, il cristiano non ha il dovere di incrociare le braccia, ma quello di cercare di ristabilire la giustizia. c) In vista di questo, ricorrerà alle autorità e alle istanze costituite ufficialmente per rimediare a questi mali. Capita spesso, però, nella vita moderna che questa risorsa non sia possibile, o se lo è non è efficace, non raggiunge risultati. d) Considerando questa inefficacia, la morale cattolica riconosce al lavoratore il diritto allo sciopero, a patto che si soddisfino queste quattro condizioni: – l’obiettivo degli scioperanti dev’essere davvero giusto; – questo obiettivo non può essere raggiunto in un altro modo meno violento; – dev’esserci una fondata speranza nel fatto che il movimento dello sciopero abbia successo; – deve esistere una proporzione tra il bene o i beni che si vogliono raggiungere mediante lo sciopero e i mali che non può non comportare agli individui e alla società. In altri termini, i risultati positivi devono poter compensare i danni provocati dal movimento. In queste circostanze, lo sciopero sarà legittimo” (Idem).


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Da ciò deriva la necessità di ponderare molto bene i benefici e i danni al bene comune. Ad esempio, lo sciopero aiuterà o danneggerà la popolazione in generale? Come sarà la vita della comunità durante e dopo lo sciopero? È una rivendicazione di una categoria di lavoratori legittimi o i lavoratori sono solo manodopera nelle mani di leader perversi e senza scrupoli con loschi interessi?
Chi trae vero vantaggio dalla confusione provocata da uno sciopero di ampie proporzioni?

La morale cattolica riconosce anche il diritto degli scioperanti di provare a cooptare più persone per il movimento, a patto che questa cooptazione sia chiara e libera da parte di chi viene approcciato. Dal momento in cui si usa la coercizione fisica e viene impedito all’altro di agire liberamente o ci sono sabotaggio e furto di beni pubblici e/o particolari, lo sciopero perde la sua legittimità e diventa peccato.

Papa Leone XIII metteva in guardia dicendo che non di rado lo sciopero era dovuto a un orario lavorativo eccessivamente prolungato o penoso e a un salario insufficiente. A suo avviso, spettava ai poteri pubblici trovare un rimedio a questa piaga tanto comune e al contempo tanto pericolosa, che pregiudicava gli interessi comuni della società e degenerava facilmente in violenze e tumulti.

Ecco un po’ di materiale per una riflessione serena e ponderata in questi giorni in cui il Brasile è in crisi per gli scioperi, perché i cattolici e le altre persone di buona volontà si formino un’opinione al riguardo.

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