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Parlare alle ragazze di affettività attraverso la moda: è la sfida vinta di “Turris eburnea”

TURRIS EBURNEA
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Annalisa Teggi - Aleteia - pubblicato il 30/05/18
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La vera eleganza è fortezza e purezza, le giovani che vivono i valori cristiani non sono mosche bianche ma semi di luce. Ecco una storia italiana nata negli anni ’40 che sta girando il mondo

Ho preso appunti più svelta che potevo, mentre Maddalena mi parlava con grazia e piena di entusiasmo. Amo le etimologie, perché illuminano la realtà: siamo smemorati cronici e riscoprire l’origine di una parola può cambiare il nostro modo di agire. Lo sappiamo che «moda» deriva dal latino «modus», cioè misura, equilibrio? E che «eleganza» viene da «eligo», vale a dire «saper scegliere»?



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La scelta presuppone un protagonista, invece nel gergo comune è diventato frequente definirsi fashion victims, vittime della moda; le modelle stesse, quelle della cosiddetta haute couture, somigliano sempre più a malinconiche malate di insensatezza e nichilismo. Stravaganti anoressiche con lo sguardo fisso nel vuoto.


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ALTA MODA

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Che ne è della donna? Che ne è del messaggio di felicità, bene, affetto che s’accompagnano con naturalezza alla femminilità? Eccomi allora, a orecchie tese e scrittura veloce, ad ascoltare da Maddalena D’Osasco (responsabile della sede di Milano di Turris eburnea) una storia tutta italiana, cristiana e dedicata alla formazione dell’anima delle ragazze attraverso la moda.

Torino anni ’40, Italia e mondo anni 2000

La storia di quest’avventura che si fa opera inizia a Torino negli anni ’40 e ha come protagonista Don Michele Peyron, giovane parroco che nel Piemonte respira l’aria fresca del messaggio di Don Bosco e in quanto anche avvocato tocca con mano le ferite delle coppie sposate.
Intuisce che occorre parlare coi giovani di cosa sia il matrimonio realmente, capisce che bisogna farlo quando sono molto giovani, avverte che la donna sia il perno su cui puntare. Mi spiega Maddalena:

Formando la donna in profondità, di riflesso si forma l’uomo. Don Peyron pensava che la moglie fosse «l’autista» della vita coniugale ed il suo concetto altissimo della femminilità fu profetico, pensando alla successiva venuta dell’enciclica Mulieris Dignitatem e alla lettera di San Giovanni Paolo II alle donne.



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Come riuscire ad avvicinare e coinvolgere le adolescenti, soprattutto quelle che non gravitavano attorno alla parrocchia? Ci voleva qualcosa di simpatico ed attraente, e qui il ricordo va ai giochi di prestigio usati da Don Bosco per divertire i ragazzi. Una chiave di accesso al mondo femminile poteva essere la moda.
Proposta azzardata, erano gli anni ’40, ma è un percorso che Don Michele intraprende confrontandosi dapprima con Don Giovanni Calabria e poi col Papa. Col beneplacito del Pontefice ha inizio un’opera che è cresciuta fino ad oggi: si chiama Turris eburnea, perché Peyron affidò a Maria l’impresa, scegliendo quella voce delle litanie che la lodano come torre d’avorio. La fortezza della torre e la purezza dell’avorio, questi i capisaldi della donna da diffondere e salvaguardare.

TURRIS EBURNEA

Turris Eburnea
Una sfilata di Turris Eburnea

Da Torino il viaggio di Turris eburnea ha toccato altre città italiane e straniere: oggi ci sono quattro sedi italiane (Torino, Genova, Milano, Roma) e gli eventi sono stati portati in tutto il mondo (Giappone, Nordafrica, Cina, Mongolia, tutta Europa, Australia, Sudamerica).

Sfilate di moda fatte di bellezza, sorrisi, parole

L’attività di Turris Eburnea, che è senza fine di lucro, ruota attorno all’organizzazione di sfilate di moda che siano occasioni di dialogo sui temi  delle relazioni affettive. Un gruppo di adulti si occupa di realizzare due collezioni all’anno ispirate all’idea di bellezza e di eleganza che rispettino il corpo della donna. Gli abiti realizzati non vengono venduti, ma sono lo strumento per realizzare sfilate di moda che si svolgono nelle sedi dell’associazione e in giro per l’Italia e nel mondo, su richiesta degli enti che lo desiderano.



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La sfilata è l’evento principale, fatta da modelle giovani per un pubblico giovane: le ragazze percorrono la passerella sorridendo (cosa vietata nel mondo patinato della cosiddetta alta moda!) e con un microfono in mano. Spiega Maddalena:

Non sono manichini, sono voci che parlano e raccontano. Parlano della bellezza e da lì delle relazioni affettive; poi l’arrivo dell’abito da sposa dà lo spunto per parlare del significato del colore bianco e del valore del matrimonio.

Nonostante la proposta sia dichiaratamente cattolica, molte sfilate all’estero sono state fatte in paesi stranieri in cui la presenza cristiana è minoritaria. Per due volte a Tokyo presso il teatro Hokkaido (5000 posti) hanno registrato il tutto esaurito; a Istanbul hanno sfilato di fronte alle studentesse di una scuola a prevalenza musulmana; di recente l’approdo in Mongolia dove i cristiani sono circa il 2%.

Un paradosso sensato: essere entusiaste nel presente, ma ispirate da valori antichi

La moda è quanto di più effimero e leggero si possa immaginare, apparentemente. Maddalena mi racconta un episodio significativo accaduto durante una sfilata di Turris eburnea in Cina:

Una giornalista non si capacitava del fondamento paradossale della nostra esperienza e ci chiedeva come fosse possibile presentare abiti la cui foggia e ispirazione è di estrema attualità, fondendoli con la proposta di valori antichi e da molti giudicati superati (la castità, la purezza, la fedeltà).

L’aspetto tipicamente cristiano di questa presenza è proprio il dialogo che si offre al pubblico, dopo la sfilata. È una proposta che si fa subito compagnia, per chi vuole. Molte ragazze vedono lo spettacolo e si rincuorano non sentendosi più mosche bianche dentro un mondo che venera la sessualità libera e i rapporti usa e getta; altri fanno spallucce e salutano.


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Il dialogo dopo la sfilata

La stoffa dell’amore, tutti in piazza a Torino il 2 giugno

Per chi voglia vedere dal vivo cos’è Turris eburnea c’è l’occasione giusta: sabato 2 giugno in Largo Saluzzo a Torino si svolgerà una sfilata intitolata La stoffa dell’amore. Maddalena la definisce una delle imprese più audaci che hanno fatto, si tratta di mettersi al centro del luogo della movida torinese e amplificare un messaggio controcorrente in sintonia con una parrocchia del luogo che da anni organizza una «movida spirituale» (la chiesa resta aperta tutta la notte con all’interno un gruppo di giovani che cantano davanti al Santissimo e ad accogliere chiunque voglia entrare).

Sabato prossimo questo evento si propagherà fuori dalla chiesa con la sfilata delle ragazze di Turris eburnea che faranno dono ai presenti di piccoli pezzi di stoffa decorati con parole inerenti il senso più profondo dell’amore.

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Si fa così, si getta un sassolino nel mare. Qualcuno lo vedrà, qualcuno girerà gli occhi.
Da mamma di bambini che stanno crescendo, sono confortata dal sapere della presenza di questa compagnia all’affettività che i nostri adolescenti, soprattutto le ragazze, possono incontrare: come intuì Don Peyron è importante cominciare presto, dalla scuola media, a formare l’anima di una persona.


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Da giornalista, riesco a guardare con meno paura la cronaca nera, dominata da tragedie familiari sempre più cruente, sapendo che c’è chi con passione all’ideale cristiano, gratuità totale e sana follia si prende il coraggio di piantare il seme del Bene e della chiamata al bene nel cuore dei nostri figli.

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