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Missionario trasforma una discarica in un villaggio. Candidato al Nobel per la Pace

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/05/18
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La sua storia prende forma nella capitale del poverissimo Madagascar. Si chiama padre Pedro Opeka e in molti lo accostano a Madre Teresa di Calcutta

C’è chi lo accosta a Madre Teresa, chi lo paragona all’Abbè Pierre. In Francia l’attività umanitaria di padre Pedro Opeka è ben conosciuta, se ne era occupata direttamente Michelle Mitterand quando era la Premiere Dame di Francia, assicurando alla missione di questo religioso di origini slovene, cresciuto in Argentina e attivo in Madagascar (dove ha costruito ben 17 villaggi), sostegni e sponsorizzazioni.

In questi giorni padre Opeka si trova a Roma per rafforzare la sua candidatura al Nobel per la Pace, per raccogliere fondi attraverso cene di charity e per incontrare Papa Francesco (Il Messaggero, 30 maggio).

La prima volta ad Akamasoa

Questo missionario lazzarista di 69 anni, è riuscito a realizzare il piccolo-grande miracolo per i più poveri del Madagascar: il villaggio di Akamasoa (tradotto in italiano significa “I buoni amici”), situato alle porte della capitale Antananarivo, nei pressi di una immensa discarica.

Tutto iniziò nel 1989, quando padre Pedro conobbe il villaggio e rimase a bocca aperta nel vedere la quantità di bambini che cresceva nei rifiuti, imparando a sopravvivere nella miseria, tra le malattie, senza educazione, sanità, soprattutto senza futuro.



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Dignità!

Le père Pedro Opeka

© Rijasolo
Le père Pedro Opeka

Grazie ai primi piccoli aiuti e donazioni ricevute da parte delle comunità religiose locali, Padre Pedro poté sviluppare una sua idea su come aiutare le persone ad aiutare se stesse. Vicino alla discarica c’era una cava di granito: chiunque fosse disposto a lavorare poteva produrre mattoni, ciottoli, lastre e ghiaia da vendere alle imprese edili, e sarebbe stato pagato, un piccolo salario con cui comprare il riso e nutrire le famiglie.

E così, sotto la direzione di Padre Pedro, gli abitanti della discarica si unirono, iniziando a vedere, attraverso il loro lavoro, un piccolo barlume di speranza (Aci Stampa, 30 maggio).



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Lavoro e prefabbricati

Nell’arco di un decennio migliaia di famiglie hanno imparato a rivivere in dignità, ha aiutato a costruire delle casette prefabbricate, ha insegnato a riciclare i materiali e a organizzare delle cooperative di lavoro.

Padre Pedro ripete spesso che la povertà non è una fatalità, ma una triste realtà che ha le sue cause e può essere combattuta.

Una messa per 8mila persone

Ad Akamasoa è molto importante anche la cura dello spirito. La Messa domenicale è una celebrazione straordinaria, circa 8.000 persone partecipano attivamente, pregando e cantando con cuore riconoscente.

A tal proposito, Padre Pedro ha raccontato dell’arrivo di molti turisti stranieri che vengono attirati dalla celebrazione che dura più di tre ore, alla fine delle quali anche molte persone che si professavano atee hanno sentito la chiamata di Dio nel cuore (Vatican News, 30 maggio).



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