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Lista non pronta per Cottarelli. Rinviato a domani l’incontro con Mattarella

CARLO COTTARELLI
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Lucandrea Massaro - Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 29/05/18
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Aumenta la possibilità di votare già a luglio anche per evitare blitz sulla legge elettorale++++ Ore 17:30 – Carlo Cottarelli ha lasciato il Quirinale senza andare al Senato dove era atteso per il voto di fiducia. Fonti del Quirinale confermano che domani il professore è atteso dal Presidente della Repubblica. Secondo alcune indiscrezioni sarebbe pronto a rimettere il mandato.

A questo punto diventa più probabile lo scioglimento anticipato delle Camere e il voto già tra luglio e agosto anche per evitare cambiamenti della legge elettorale. Un evento senza precedenti nella storia repubblicana.

La lista dei ministri non è ancora definita: “Ci sono problemi”, dicono fonti del Quirinale. Il premier incaricato e il presidente della Repubblica si incontreranno nuovamente domani mattina. […] prende corpo l’ipotesi di andare al voto addirittura prima della pausa estiva. A parlarne apertamente è il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci: “Se c’è l’accordo si può fare”. Per Luigi Di Maio, capo politico dei 5 Stelle, “era più responsabile far partire il governo, ma siamo pronti ad andare al voto a luglio” (Rep).

Un po’ si naviga a vista, un po’ ci si affida alle prassi consolidate della Repubblica, mentre l’Italia a oltre tre mesi dal voto non ha ancora un governo nel pieno delle sue funzioni e – verosimilmente – questo non accadrà che dopo il prossimo voto. Carlo Cottarelli infatti al momento, stando alle ultime dichiarazioni, non ha numeri per avere la fiducia e dunque resterebbe sì, ma solo come Presidente del Consiglio incarico, potendo gli affari correnti e senza possibilità di varare una finanziaria.



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La reazione del mondo cattolico

Raggiunto da TV2000 il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino a proposito della situazione attuale all’indomani dell’inizio della crisi istituzionale nata dal fallimento del varo del Governo Conte ha detto: «In situazioni come queste la fatica più grossa a capire prima e poi a sopportare il peso di quello che sta avvenendo lo sta facendo la gente che non capisce perché non si possa dare risposta subito alle loro istanze, problemi e domande».

Al centro delle preoccupazioni della CEI, che ha comunque apprezzato le scelte di Mattarella, c’è la questione del bene comune da preservare ad ogni costo, perché il rischio delle contrapposizioni e degli opposti estremismi si rischia «alla fine che a pagare il prezzo più alto sia quel popolo in nome del quale tanti parlano». 

All’agenzia SIR, monsignor Galantino ha confermato la “vicinanza” al presidente Mattarella:

che “accompagno con la preghiera”, il segretario generale conclude: “Tutti pagano da queste situazioni, i poveri ancora di più perché hanno meno tutele. Ma a perderci siamo tutti, come immagine dell’Italia perché all’esterno mostriamo una incapacità a guardare nella stessa direzione. Penso ci sia bisogno di un sussulto di dignità da parte di tutti, di attenzione e si voglia di incontro in nome del bene comune”.

Le parole di Galantino sono rappresentative di tutta la realtà ecclesiale del Paese. Durante la giornata di ieri tutti, dalle Acli alla Fuci all’Azione Cattolica hanno espresso solidarietà e gratitudine per l’azione del Presidente della Repubblica.

La reazione dei mercati

A Piazza Affari la borsa tracolla e inizia a perdere il 3% portando il FTSE MIB ai minimi da luglio 2017. Lo spread nel frattempo ha superato i 300 punti e per conseguenza il tasso di rendimento dei titoli italiani è oltre il 3%, ai massimi da giugno del 2014. Malissimo i titoli bancari. Trascinata da Milano anche le altre piazze europee subiscono perdite importanti: con Madrid che cede il 3%, Parigi il 2% e Francoforte l’1,8%. Fuori dall’Eurozona, Zurigo segna -1,7%, Londra -1,1%. Le vendite colpiscono in primis le banche (-3,3% l’Euro Stoxx 600), gli assicurativi e le auto.

«Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo oggi sui mercati», sottolinea però il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco parlando ‘a braccio’ rispetto al testo delle considerazioni finali riferendosi proprio al balzo dello spread. Il discorso vie tenuto proprio mentre lo spread tocca i 320 punti (Sole 24 Ore).

La maggior parte dei giornali però omette che tra le cause dell’aumento dello spread, oltre naturalmente all’instabilità politica, c’è anche il minor acquisto di titoli da parte della BCE:

Gli acquisti di titoli da parte dell’eurosistema nell’ambito del programma di Quantitative easing sono calati nel corso della settimana terminata il 25 maggio a 3,831 miliardi di euro dai 5,309 miliardi della settimana precedente. Secondo i dati forniti dalla Bce, nella settimana gli acquisti di titoli di Stato sono stati pari a 3,628 miliardi (3,382 miliardi la settimana precedente) mentre quelli di corporate bond hanno totalizzato quota 0,852 miliardi (da 1,159 mld). Infine gli acquisti di covered bond sono calati di 0,462 miliardi (da +0,489 mld), mentre quelli di Abs sono stati negativi per 0,187 miliardi (da +0,279 mld) (RadioCor 28 maggio).

Questo ha avuto evidenti effetti lunedì alla riapertura dei mercati quando il dato – noto in verità da tempo – si è incrociato con l’instabilità generata dal niet di Mattarella a Paolo Savona.

Gli scenari in campo: campagna elettorale permanente

E’ evidente che tutti si preparano ad una imminente campagna elettorale, Salvini con il vento in poppa dei sondaggi, l’ultimo di SWG-La7 lo pone a ridosso del Movimento 5 Stelle che in una settimana perde 1.6%, mentre la Lega cresce di un robusto 3%. Così i partiti entrati in Parlamento il 4 marzo:

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Su questo scenario non concorda il professor Rocco D’Ambrosio, ordinario di filosofia politica alla Pontificia Università Gregoriana: «Io – dice ad Aleteia – sono uno di quelli che ritiene che il Presidente della Repubblica ABBIA fatto bene a non accettare la proposta di Governo fatta da Lega e M5S», e al contempo, «penso che lo scenario futuro sia tutt’altro che scontato. Sono convinto che nel M5S e in parte della Lega, la base popolare e quella parlamentare non sempre si riconosca nei vertici. Non escludo colpi di scena». 

Ma da questi giorni di scontro istituzionale, chi esce più forte? Il professore è laconico: «Immediatamente sembra che ne escano più forti i due partiti che proponevano il Governo. Però io ho molto rispetto dell’elettorato italiano. C’è certamente uno zoccolo duro che si lascia abbindolare dalle sirene populiste, ma esiste anche un elettorato maturo che riflette e potrebbe invertire la rotta. In altri termini  non è detto che i due partiti confermino i voti ricevuti o li aumentino».

Il problema reale è, secondo il professor Francesco Bonini, politologo e Rettore della Lumsa, proprio il clima di campagna elettorale permanente in cui l’Italia vive. «Sull’Europa in particolare – sottolinea ad Aleteia – siamo in campagna elettorale da almeno 2 anni su entrambi i fronti, sia per gli euroscettici che per gli euroentusiasti. Se abbiamo davanti altri 4 mesi di campagna elettorale e poi le forze più radicali non si assumono le responsabilità di governo e i pro euro riescono solo a balbettare dichiarazioni di principio non se ne esce».

D: Un problema di classe dirigente, dunque?

Bonini: «Il fatto di stesso che i vincitori si siano appoggiati a Savona ci fa vedere che non ci sono dirigenti politici all’altezza in questa generazione e quindi sono costretti a rivolgersi ad un personale politico di addirittura due generazioni fa per portare avanti il proprio programma».

D: Non c’è un reale investimento sui giovani lei dice?

Bonini: «Questo è un problema molto serio per noi cattolici, dopo la fine della DC non siamo riusciti ad allevare una nuova classe dirigente, è un problema che va affrontato ma è difficile se si è sempre in campagna elettorale”. “Anche la scarsa considerazione – prosegue – di cui godono i politici, i continui attacchi, le polemiche sterili sulle auto blu eccetera, scoraggia dall’impegno politico i professionisti e chi potrebbe portare un contributo. Anche l’idea che la politica sia mero volontariato è sbagliata. Il finanziamento pubblico ai partiti andava reso trasparente e preciso nelle sue finalità, non azzerato».

D: Sono queste le cause?

Bonini: «Si raccoglie ciò che si semina».

 

 

 

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