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Un giorno vedrò con pienezza ciò che ora è ombra, e sarà un cielo pieno zeppo di stelle

MAMMA, FIGLIO, STELLE
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Piovono Miracoli 2.0 - pubblicato il 15/05/18
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Una volta il mio amico Frate mi ha detto di chiedere al Signore di mandarmi mio figlio in sogno, di poterlo stringere, come un regalo; poter avere un assaggio di Paradisodi Anna Mazzitelli

L’ho visto.
L’ho visto qualche settimana fa, e non l’ho scritto subito perché volevo conservarlo gelosamente, come si conserva un tesoro prezioso.
Poi però, come è inevitabile che accada, ho smesso di pensarci, e l’ho accantonato nella mia testa.
Ma non voglio perderlo, quindi lo scrivo, anche se già so che non ne sarò capace, perché ci vorrebbe un’immagine per descrivere quello che ho visto, e non sono capace di produrre nemmeno quella, e le mie parole saranno riduttive e potranno esprimere solo una frazione infinitesima di quello che è stato vederlo, ma provo lo stesso, lo faccio per me.

Ho visto che cosa vuol dire la frase di San Paolo “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia” (1Cor 13,12), frase che sento tanto mia, e che era scritta dietro al ricordino funebre della mia nonna Rosa, e che è scritta anche dietro a quello di Filippo, e che è la prima frase che mi è venuta in mente quando abbiamo saputo dell’ultima recidiva, ad agosto 2014, quella che poi ce l’ha portato via.



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Una mattina di qualche settimana fa mi sono svegliata quasi piangendo, commossa, sono corsa da Stefano e l’ho abbracciato dicendogli: “Io lo so com’è il Paradiso, si vede tutto!”
Avevo fatto un sogno.
C’era Filippo con me.
Era bello come mai, portava una maglietta blu, a mezze maniche, e, come sempre quando mi capita di sognarlo, lo stringevo fortissimo, lo riempivo di baci, per recuperare il tempo perduto, per fare nel sonno quello che non posso fare da sveglia, quello che mi manca più dell’aria che respiro.
Una volta il mio amico Frate mi ha detto di chiedere al Signore di mandarmi mio figlio in sogno, di poterlo stringere, coccolare, non come una cosa new age, una visione, o un contatto sovrannaturale tipo seduta spiritica, ma come un regalo, qualcosa che non posso avere qui ora ma che un giorno sarà, nei cieli nuovi e terra nuova che verranno. Poter avere un assaggio di Paradiso, per poi proseguire la mia vita senza di lui, per poi restituirlo a Dio come ho dovuto fare due anni e mezzo fa.

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E qualche volta vengo esaudita.
In quel sogno, quindi, lo stringevo, ci guardavamo negli occhi, e poi siamo saliti in macchina. Ci siamo messi nei due posti “dietro-dietro”, così i miei figli chiamano i posti della nostra macchina che appaiono magicamente quando siamo più di cinque passeggeri.
Stefano guidava, e lì dietro c’eravamo io e lui, e guardavamo il cielo dal lunotto posteriore.
Era notte, e si vedevano le stelle.

E a un certo punto si sono viste le costellazioni, migliaia di stelle ammassate le une alle altre a costituire le forme di animali luminosissimi.
Ricordo in dettaglio una costellazione a forma di geco, un gigantesco geco fatto di stelle: non solo il contorno, non solo punti lontani tra loro che la fantasia di qualche sumero di tremila anni fa unisce a formare delle figure più o meno plausibili, ma un geco pieno zeppo di stelle, brillante, impressionante. E vicino al geco un altro animale, non so quale, ma anche lui pieno zeppo di stelle.
E intorno a queste forme luminosissime e dense, il cielo nero della notte, con altre stelle, tante stelle.

E’ stato come se per un momento avessi potuto vedere quello che è effettivamente, e che noi, da quaggiù, chiamiamo così perché lo immaginiamo, ma poi, in verità, è davvero, e, anzi, come spesso accade, è molto più maestoso e imponente delle nostre più fervide immaginazioni.
E’ stato come vedere quello che c’è dietro, quello che c’è dopo, quello a cui aspiriamo, ma non osiamo sperare tanto, è stato come vedere “la verità tutta intera”, quello che “ora conosciamo in modo imperfetto, ma allora conosceremo perfettamente”.
Mi sono sentita come se finalmente avessi chiaro perché gli uomini hanno chiamato così il cigno, il toro, il cane di Orione: qualcuno doveva aver visto il cigno, il toro, il cane così come io vedevo il geco.
E mi sono sentita come se la vicinanza di Filippo, in quel momento, avesse potuto svelarmi per un attimo una cosa che per adesso rimane nascosta, ma che un giorno vedrò nella sua pienezza, e non mi meraviglierò di trovarla così, perché la sensazione che ho avuto è che fosse chiaro che le cose stanno così, e, anzi, che sciocca a non averlo capito prima, ora si spiega tutto, ora finalmente si vede “a faccia a faccia”.


OROZCO
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Aggiungo una cosa che non mi aspettavo, quando ho iniziato a scrivere.
Ho cercato su internet una foto per aprire il post, mettendo nel motore di ricerca delle immagini le parole “costellazione geco”.
Mai sentita una costellazione con questo nome, e la mia mamma e il mio papà sono astronomi, quindi ero certa che non ci fosse niente del genere e cercavo un’immagine “finta” che rendesse l’idea del mio racconto.
Invece trovo questa, la costellazione Lacerta, e nella figura la lucertola (o il geco) è nella posizione esatta nella quale l’ho vista io nel sogno.
Per chi volesse mettersi a cercare la mia costellazione, Wikipedia dice questo: è ben osservabile dall’emisfero boreale durante quasi tutte le notti dell’anno, ad eccezione di quelle di inizio primavera, quando sta sempre rasente l’orizzonte; il periodo più propizio per la sua osservazione va da luglio a dicembre, quando si trova alta nel cielo.
Insomma, bisogna aspettare.

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