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Intolleranze e allergie alimentari: come riconoscere un nemico che si può battere

ALLERGY TEST
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BenEssere - pubblicato il 11/05/18
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Nausea, sfoghi sulla pelle e senso di pesantezza dopo i pasti? Possono essere il risultato di allergie alimentari oppure di veri e propri “difetti” degli enzimi. Vediamo insieme quali sono i sintomi, come diagnosticare il problema e quali sono i rimedi per guarire…di Agnese Pellegrini in collaborazione con la dottoressa Giselda Colombo, responsabile dell’Unità funzionale di Allergologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele, Milano

Capita, a volte, di mangiare alcuni alimenti e di avvertire un senso di pesantezza di stomaco e di mal di testa. Addirittura possono comparire sfoghi sulla pelle fino ad arrivare a un vero shock anafilattico. Oggi, il 2530 per cento della  popolazione sostiene di avere dei problemi con gli alimenti: «La vera allergia», spiega la dottoressa Giselda Colombo, responsabile dell’Unità funzionale di Allergologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, «è però soltanto nel 5, 6 per cento; nel restante dei casi si parla di intolleranze». Ma perché accade? E quali sono i test cui sottoporsi?



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 Qual è la differenza tra intolleranze e allergie? E quali sono i sintomi?

Il termine allergia è da riservare a quei casi di reazione agli alimenti scatenati da una risposta patologica del sistema immunitario, che sintetizza anticorpi di classe IgE (anziché IgG). Questi anticorpi causano l’attivazione di un meccanismo che libera nel sangue e nei tessuti sostanze infiammatorie (la più nota è l’istamina). Ciò provoca reazioni, talvolta violente, a livello di organi e tessuti. Le più tipiche manifestazioni sono orticaria, asma, shock anafilattico. Nel caso delle intolleranze, non è il sistema immunitario che funziona in modo anomalo, ma può esserci il difetto di un enzima che serve per metabolizzare una determinata sostanza. Come l’intolleranza di lattosio, che avviene quando c’è un difetto di lattasi,
l’enzima che consente di metabolizzare il lattosio. Diversa è l’allergia al latte, che è appunto una reazione dovuta agli anticorpi IgE verso le proteine del latte. Nel caso delle intolleranze, i sintomi sono disturbi intestinali e digestivi, magari con cefalea.

A quale età si manifestano?

Le intolleranze si possono manifestare fin dalla prima infanzia: possono essere genetiche (manca un enzima perché on funziona il gene), oppure possono essere acquisite e presentarsi nell’adulto, come può capitare dopo un episodio di gastroenterite infettiva, per cui le cellule dell’intestino si alterano e non sono più in grado di produrre l’enzima. In questo
caso, è possibile che, guarendo la mucosa dell’intestino, dopo un po’ il paziente riesca a reintrodurre gradualmente l’alimento. Le allergie alimentari, invece, possono manifestarsi fin dalla fase dello svezzamento, oppure comparire a tutte le età, perché ci sono fattori ambientali e abitudini alimentari in grado di alterare la risposta del sistema immunitario attraverso
lo squilibrio della š ora intestinale protettiva. L’allergenicità di un alimento può essere accentuata anche dal trattamento a cui viene sottoposto prima del consumo: la cottura dei cibi oltre una certa temperatura (110 gradi) può causare l’aggregazione di zuccheri e proteine, influenzando l’allergenicità degli alimenti (ad esempio, il latte).



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Esistono quindi sostanze “nascoste” cui si può essere intolleranti?

Molti preconfezionati contengono additivi (conservanti, coloranti, addensanti, insaporitori) che, se ingeriti in quantità eccessive, possono causare reazioni simili ad allergie, ma non dovute ad alterazione della risposta immunitaria. Per esempio, i sol ti – presenti nei vini o anche nelle insalate già tagliate e segnalati in etichetta solo se sopra una certa quantità – possono provocare orticaria e asma. Possono dare reazioni anche i coloranti oppure i glutammati, contenuti nei dadi da cucina e in molti alimenti surgelati, pronti da mettere in padella. Il consiglio, dunque, è quello di consumare principalmente
alimenti semplici e freschi.

I test da fare: quelli validi e quelli non attendibili

«Nel caso di intolleranza allo zucchero del latte, si esegue il breath test, che permette di capire se l’organismo tollera o meno il lattosio. Per dimostrare una reazione allergica, invece, il medico esegue i test cutanei (prick test), fatti con estratti commerciali dei vari alimenti o con gli alimenti freschi. Il patch test è l’unico test validato per la diagnosi di allergia a nichel (presente anche negli alimenti). Per approfondimenti, si può prescrivere l’esame del sangue per la ricerca di IgE specifiche verso gli alimenti sospettati e altri esami ematochimici: la scelta dell’esame più indicato è di competenza dell’allergologo. La  diagnostica delle reazioni ad alimenti a volte è molto complessa. Ad esempio, il glutine può dare forme diverse di reazioni immunologiche: dalla vera e propria allergia, alla malattia celiaca no alla gluten sensitivity. Deve essere comunque sempre il
medico a valutare la necessità di eseguire dei test. Si rischia, altrimenti, di spendere soldi inutilmente, oppure di sottoporsi
a diete squilibrate. Ci sono poi esami che non hanno nessun valore scientifico, come quello elettrotermico, l’analisi del capello, quella basata sull’analisi dell’iride o la kinesiologia».



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E’ possibile guarire?

«Spesso, basta individuare l’alimento che ci fa stare male ed escluderlo. In alcuni casi, come nell’allergia alle proteine del latte e dell’uovo nel bambino, che ha un sistema immunitario non ancora sviluppato, si può escludere l’alimento e poi reinserirlo a piccole dosi crescenti, inducendone la tolleranza. Nel bambino, l’allergia alimentare può quindi guarire. Nel caso
delle intolleranze ad additivi e conservanti, dopo un periodo di esclusione si possono reintrodurre gli alimenti che li  contengono in quantità limitata. L’intolleranza al lattosio, se dovuta a transitorio deficit della funzione enzimatica, può guarire una volta che la barriera intestinale e la flora hanno ripristinato le loro funzioni. Lo stesso vale per l’intolleranza all’istamina»

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