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Raccontava Dio attraverso i suoi film. Addio Ermanno Olmi, uomo di fede

ITALIAN FILM DIRECTOR ERMANNO OLMI
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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 07/05/18
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Lo sguardo sugli ultimi, la sofferenza come percorso spirituale, la vicinanza con Papa Francesco. Si è spento il 7 maggio uno dei più grandi registi italiani

Aveva un ultimo desiderio. Viaggiare in Terra Santa per visitare i luoghi di Gesù Cristo. Voleva farlo prima di lasciare la vita terrena. Ma Ermanno Olmi non è riuscito a realizzarlo. Si è spento il 7 maggio ad 87 anni, dopo una malattia che lo ha provato, ed anche duramente. «Ma nella vita bisogna provare anche la sofferenza», aveva detto in un’intervista (Corriere della Sera, 7 maggio).

L’Italia piange così uno dei più grandi registi del ‘900. Un uomo di profonda fede, valori autentici. Un credente che non hai mai nascosto il suo amore per il Signore. Al punto da manifestarlo in modo spassionato nei suoi capolavori cinematografici.

La lettera a Francesco

Olmi era anche un fan di Papa Francesco. «É come il pane fatto in casa» aveva detto il regista – intervistato dalla rivista Rolling Stone, per descrivere questo Papa (Aleteia, 8 marzo 2017).

Aveva anche espresso il desiderio di incontrarlo. Un altro dei sogni rimasti nel cassetto. Racconta monsignor Dario Viganò, assessore presso la Segreteria per la Comunicazione (SpC) della Santa Sede: «Mi ha donato infatti una lettera da consegnare al Santo Padre, insieme ai suoi ultimi film, in particolare “Villaggio di cartone“».



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La Chiesa in uscita

E proprio su “Villaggio di Cartone”, Viganò aggiunge: «Ermanno Olmi provava una sintonia spirituale con il Papa, per la sua attenzione agli ultimi, ai rifiutati.

Olmi teneva molto a che papa Francesco vedesse proprio questo film, capace di cogliere quell’immagine di Chiesa in uscita, di Chiesa ospedale da campo, pronta all’accoglienza, più volte richiamata dal Santo Padre» (Agensir, 7 maggio).

Un cristianesimo della sofferenza

Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi – che di Olmi è stato ammiratore fin dalle prime opere e poi amico – è proprio in uno dei suoi film meno riusciti, “Camminacammina”, dedicato ai Magi, che il grande regista «ha espresso esplicitamente la cifra della sua poetica: la ricerca, il pellegrinaggio nell’assoluto». «L’altro volto era quello di un cristianesimo incarnato, e quindi degli ultimi. Un cristianesimo scandito in particolare dalla sofferenza, dalla povertà e da un’aspirazione che sale dalla terra verso il Cielo» (Vatican news, 7 maggio).

Il “giusto” consenso a Dio

«A dispetto del modo sereno e positivo con cui Ermanno Olmi si rapportava agli altri, ai suoi amici, il suo era un cinema dalla spiritualità tormentata», aggiunge il cardinale. «Era la rappresentazione della dolcezza e della tenerezza, ma il suo cinema era provocatorio – basti pensare a “Centochiodi” o al “Villaggio di cartone” – e anche critico nei confronti di un cattolicesimo che non rifletteva completamente ai suoi occhi il “costo” della redenzione, il `costo´ della Fede, una Fede che bisogna tirare fuori dall’anima e dalla carne».

«Quello di Olmi – conclude Ravasi sempre a Vatican News – era soprattutto il cristianesimo della crocifissione. Naturalmente nel suo cinema c’è sempre l’alone della Pasqua, perché era un grande credente. Però, per lui, “il consenso senza sofferenza dato a Dio è un modo per non rispondergli”» (La Stampa, 7 maggio).

La Creazione

Ad Avvenire (15 ottobre 2014) Olmi raccontava di “Genesi“, ispirato al primo libro delle Sacre Scritture, altro capolavoro cinematografiche in cui l’autore si interrogava sulle origini cristiane della Terra.

«Ma come avranno fatto a immaginare il racconto della Creazione? I primi recensori della nascita del mondo erano pastori analfabeti. Però stavano tutte le notti là, sdraiati, con una pietra sotto la testa, a guardare queste lanterne del cielo… Credo che abbiano tentato di scovare il Supremo Artefice dentro alla loro conoscenza oggettiva, in questo caso i cieli, che narrano le origini del mondo. Oggi la nuova religione del mondo è la scienza».

Un “incredibile mistero”

Ma la scienza, proseguiva il regista, «anche quando lo vuol negare, in realtà afferma tutto ciò che è stato intuito dalle Sacre Scritture.

Ecco, i primi 11 numeri della Genesi sono una cosa incredibile; è un mistero come la ricerca del mistero di quegli uomini sia riuscita a tanto!».

L’erotismo di Dio

E dopo Genesi, il “maestro” confessava di voler chiudere la carriera con un altro film ispirato ad un testo biblico: Il “Cantico dei Cantico“, Un altro dei sogni irrealizzati.

«Il Cantico è un testo erotico. Ha nel sottotesto, perfettamente individuabile, tutto un rinvio all’erotismo amoroso. Quindi all’esaltazione del corpo, del maschio e della femmina, che si sublimano nel rapporto sessuale. E mi piacerebbe farlo, poiché l’erotico è predisposto dalla natura perché l’uomo e la donna si cerchino; fare dell’erotismo cioè una storia d’amore e non un fatto di “usa e getta”. Se qualcuno l’ha inserito nelle Sacre Scritture ci sarà un motivo! E il motivo è proprio questo: non abbiate paura dell’erotismo, perché è nella Creazione. Però anche questa, come ogni cosa, vale solo quando è onesta. L’onestà non è la virtù degli sciocchi. L’onestà è forse l’unica via per mettere in atto le nostre legittime curiosità.

L’omaggio al Papa buono

Bibbia e non solo. In “E venne un uomo” ha raccontato papa Giovanni XXIII servendosi di un narratore mediatore impersonato da Rod Steiger, doppiato dal grande Romolo Valli. Un gran ritratto del Papa buono, ricco di umanità e speranza.

In memoria di Carlo Maria Martini

Olmi ha anche raccolto e trasformato in immagini il lascito prezioso del cardinale Carlo Maria Martini. Il film “Vedete, sono uno di voi” è la storia personale di questo grande protagonista del nostro tempo. Martini, biblista dotto e versatile, fu scelto nel 1979 da Papa Wojtyla per diventare arcivescovo di Milano nonostante non avesse mai avuto prima esperienze pastorali. Da lì parte il racconto del regista (Aleteia, 13 febbraio 2017).



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L’assoluto di Ermanno Olmi

Una religiosità complessa, quella di Olmi, che il teologo Vito Mancuso, riassumeva così, brillantemente su La Repubblica (6 aprile 2012):

«Uomini come Ermanno Olmi credono e si dicono cristiani perché sentono l’ appello alla loro umanità che è contenuto nella figura del Cristo, e perché non riscontrano nulla di più nobile e di più alto di questo ideale di bene, incarnato in gesti e sentimenti umani. Questo è l’ assoluto di cui vivono, l’assoluto di un’umanità capace di bene e di gratuità, superamento della logica dell’utile ed ingresso nel mondo della trascendenza che non conosce “volontà di potenza” ma solo desiderio di armonia».

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