8 chiavi per trovare la pacedi Andrés D’Angelo
Devastazione. Dolore. Dispiacere. Un rapporto di lunga data si è rotto. Una relazione in cui avevate investito tempo, speranze e affetto e in cui avevate messo moltissimo di voi all’improvviso, per una circostanza qualsiasi, finisce. Perché Dio mi manda una prova simile? Cos’ho fatto per meritare una cosa del genere? Al di là del come e perché è finita, “rompere” una relazione implica sempre dolore. Anche alcune relazioni che finiscono di comune accordo comportano del dolore. Abbiamo la sensazione che il nostro cuore si spezzi, proviamo letteralmente dolore al petto e piangiamo. Le nostre emozioni sono a fiori di pelle, e tutto ci ricorda l’altra persona. Cosa possiamo fare in una situazione del genere?
La risposta non è facile. Il dolore è reale, e non c’è una ricetta unica per riparare un cuore spezzato. Si frantuma in mille pezzi e ci costa molto trovarli tutti e ripararlo. E comunque non saremo più gli stessi, perché quella storia d’amore ci ha cambiati per sempre, definitivamente. E se la storia finisce male è possibile che poi ci costi molto amare di nuovo. Dovremo allora fare molta attenzione a ciò che facciamo, e anche a quello che non facciamo, perché le nostre relazioni, e soprattutto in seguito il nostro matrimonio, non soffrano per questa delusione.
Ci sono alcune cose che potremo fare e altre che dovremo evitare per poterci riprendere, per tornare ad amare e a confidare come ci chiede Dio. Ecco qualche suggerimento.
1. Accettate il dolore
Non voler accettare il dolore è un modo molto complesso di affrontare un lutto. Il lutto è il processo psicologico che si scatena per una perdita, e bisogna essere disumani per non accettare che la rottura abbia influito su di sé. Il lutto ha in genere cinque facce o tappe: negazione, ira, negoziato, depressione e accettazione. Non sempre si verificano tutte e non sempre in quest’ordine, ma l’anima ha bisogno di tempo per riprendersi da una perdita, e durante questa perdita le emozioni saranno spesso incontrollabili. Quello che rifiuterete di soffrire ora potrà risorgere in futuro come ansia o depressione. Dovete attraversare le tappe del lutto per guarire la vostra anima.
2. Niente chiodo scaccia chiodo
Spesso per dispetto, per disperazione o perché rifiutano di vivere il lutto come dovrebbero, molte persone si buttano in un’altra relazione appena finisce quella precedente. Non ha senso, e l’unica cosa che otterranno sarà coinvolgere un’altra persona nel dolore. È molto probabile che la vittima della prima relazione diventi l’aguzzino della seconda e provochi altro dolore. Come abbiamo detto al punto precedente, le emozioni e i sentimenti sono stati colpiti, e sostituire una cattiva relazione con un’altra non risolverà nulla, anzi, peggiorerà tutto.
3. Lasciate fluire i vostri sentimenti
Per poter soffrire bisogna… soffrire! Avete voglia di piangere? Piangete! Avete voglia di ridere? Ridete! Un giorno vi sentite bene? Non sentitevi in colpa! Esprimere i sentimenti aiuta a compiere una catarsi, ovvero a purificarli. Reprimere i sentimenti può far sì che “imputridiscano” dentro di voi. Se avete una buona amica o un buon amico che vi “sopporta” in questo stato catastrofico in cui vi trovate, cercate la sua compagnia. Anche Gesù può ascoltare il vostro dolore e consolarvi, e quindi andate all’Adorazione Eucaristia per permettere ai vostri sentimenti di placarsi. Scrivete lettere che non invierete mai esprimendo tutto ciò che provate e non tenetevi niente dentro (poi le brucerete!)
4. Non affogate nelle vostre lacrime
Ma come? Non si dovevano esprimere i sentimenti? Sì, è sano lasciar fluire i sentimenti, ma non possiamo permettere che abbiano la meglio su di noi. Prima o poi il nostro dolore dovrà scomparire. Spesso non lo permettiamo perché fare la vittima è facile. Se il lutto continua dopo un periodo più o meno lungo (mettiamo 3 mesi come limite massimo), è il momento di cercare un aiuto professionale, perché è probabile che ci troviamo di fronte a un processo patologico. Anche non superare il lutto è complicato.
5. Mettete un po’ di distanza
L’amore e i sentimenti sono difficili da dominare. È meglio mettere un po’ di distanza tra la persona che vi ha lasciato e voi, e se c’è qualcosa che ve la ricorda… meglio un po’ di distanza anche con quello. I primi giorni naturalmente sarà difficile, perché basterà un niente per ricordarsi dell’altro, ma mai, in nessuna circostanza, dovete voler “continuare come amici”. È una morte lenta e dolorosa, e non funziona! Dovete sopprimere per sempre i sentimenti che avete alimentato per tanto tempo. Più distanza mettete, meglio è.
6. Prendetevi cura di voi stessi
Nessuno può curarvi meglio di voi stessi. Nei momenti in cui le relazioni provocano dolore siamo particolarmente inclini a “lasciarci andare” e a mangiare come animali, o a chiuderci a piangere due oceani interi, e non è un bene. È importante poter disporre di un tempo per il lutto, ma lo è anche curare il corpo e l’anima. Buon sonno, buon cibo e buon esercizio possono aiutare a stare bene molto prima di quanto pensiamo.
7. Prendetevi una pausa dalla routine
Potete fare una pausa? Potete affrontare un viaggio, fare un ritiro o dedicarvi per qualche giorno a prendervi cura degli altri? Questi cambiamenti nella routine permettono di “staccare” e di superare il dolore.
8. Pregate
Naturalmente dovete ricorrere al Signore nel vostro dolore. State piangendo molto? Recitate la corona di Maria Maddalena. Vi preoccupa il vostro futuro matrimonio? Pregate Zélie e Louis Martin, i genitori di Santa Teresina, che sono sposi e santi. Forse Dio sta permettendo questo dolore perché spera di trarne grandi vantaggi. Il lavoratore non chiede alla terra il permesso di ararla, ma lo fa perché dia frutto. Chiedete a Dio nella preghiera cosa vuole da voi e offritegli il vostro dolore per la salvezza della vostra anima e per il vostro futuro sposo, se Dio vuole che vi sposiate.
Noi cattolici sappiamo che il dolore ha un senso salvifico, e a questo dolore che oggi ci tormenta l’anima possiamo dare un significato che va a nostro bene. Quando siamo schiacciati dal dolore possiamo unire le nostre sofferenze a quelle di Cristo, unendole alla sua Croce per la nostra salvezza. Nella Bibbia troviamo alcune splendide letture che possono darci grande consolazione:
Quando siamo soli: Isaia 43, 1-5:
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. Non temere, perché io sono con te; dall’Oriente farò venire la tua stirpe, dall’Occidente io ti radunerò”.
Quando abbiamo bisogno di consolazione: Salmo 34, 18-20:
“Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore”.
Quando abbiamo bisogno di guarire: Marco 5, 34:
“Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.
Qui l’originale.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]